Fiumicino, 25 dicembre 2025 – Quattro anni di carcere per una donna di 43 anni, riconosciuta colpevole dal Tribunale di Civitavecchia di aver maltrattato il figlio di dieci anni e il marito, costringendoli a vivere in quello che i giudici hanno definito un vero e proprio “inferno domestico”. La sentenza arriva dopo mesi di processo e conferma la gravità delle violenze fisiche e psicologiche subite da entrambi tra il 2018 e il 2019 nell’abitazione di Fiumicino.
Minacce e violenze, la famiglia sotto assedio
Secondo quanto emerso dalle indagini, la donna avrebbe imposto a marito e figlio un clima fatto di minacce, insulti e aggressioni continue. “Distruggerò nostro figlio”, avrebbe urlato in una delle tante liti, lanciando piatti e bicchieri a terra. In altre occasioni, avrebbe minacciato di “riempirlo di parolacce ogni giorno” e di farlo crescere “deviato e malato”. Una tensione che, stando agli atti, si ripeteva quasi quotidianamente, lasciando segni ben visibili sia sul corpo che nella mente delle vittime.
Il marito, ascoltato in tribunale, ha raccontato episodi di violenza verbale e fisica: “Ci minacciava sempre, diceva che qualcuno ci avrebbe fatto pagare tutto. Ha detto che dovevo morire io, mia madre e i miei fratelli”. Frasi che anche il figlio ha confermato davanti agli assistenti sociali, descrivendo la paura che si respirava in casa. Gli investigatori hanno raccolto testimonianze e referti medici che parlano chiaro: escoriazioni, graffi e contusioni su entrambi.
L’aggressione che ha fatto scattare la denuncia
L’episodio decisivo è datato aprile 2018. Quel giorno, secondo quanto denunciato dal marito ai carabinieri, la donna avrebbe aggredito il figlio, graffiandolo al collo e provocandogli diverse escoriazioni. Poi si sarebbe scagliata contro il marito, con graffi sulle braccia e “contusioni multiple agli arti superiori”, oltre a traumi ed ecchimosi. I medici del pronto soccorso di Fiumicino hanno certificato le ferite.
Dopo quell’aggressione, l’uomo ha deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine. La denuncia ha aperto le indagini coordinate dalla Procura di Civitavecchia. Vicini, insegnanti e operatori sociali sono stati ascoltati e hanno confermato la situazione difficile vissuta dal bambino. “Era spesso silenzioso, sembrava spaventato”, ha raccontato una maestra della scuola elementare frequentata dal piccolo.
Quattro anni di carcere e risarcimenti per le vittime
Nonostante il pubblico ministero avesse chiesto l’assoluzione per insufficienza di prove, la giudice ha invece riconosciuto i reati di maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate. La donna è stata condannata a quattro anni di reclusione e dovrà pagare una provvisionale di 6mila euro al marito e 4mila euro al figlio come risarcimento.
Nelle motivazioni si legge chiaramente che la 43enne “ha costretto il figlio a vivere in condizioni penose, sottoponendolo a continue umiliazioni e violenze”. Le testimonianze dirette delle vittime e i referti medici hanno confermato un quadro di maltrattamenti durato nel tempo.
Le parole di chi resta e l’attesa del ricorso
All’uscita dall’aula, il marito ha commentato con i cronisti: “Non è una vittoria. Mio figlio dovrà convivere con quello che ha passato. Spero solo che possa ritrovare un po’ di pace”. L’avvocato della parte civile ha parlato di “una sentenza che riconosce la sofferenza di due persone fragili”.
Fonti vicine alla famiglia confermano che il bambino è seguito da tempo dai servizi sociali del Comune di Fiumicino. La madre, detenuta nel carcere di Rebibbia, non ha rilasciato dichiarazioni. I suoi legali hanno già annunciato ricorso in appello.
Nel quartiere, tra via della Scafa e via Trincea delle Frasche, i vicini ricordano le urla che spesso uscivano dall’appartamento. “Non pensavamo fosse così grave”, ha confessato una residente. Ora resta solo da vedere come andrà il secondo grado di giudizio.










