Chieti, 25 dicembre 2025 – Il ritorno a casa per la famiglia Trevallion-Birmingham e i loro tre figli, ospitati in una casa famiglia dal 20 novembre, sembra ancora lontano. È questa la decisione del tribunale per i minorenni di Chieti, che ha messo in luce la “notevole rigidità” dei genitori e la loro chiusura nei confronti delle istituzioni. Per i bambini, questo Natale è passato lontano dai genitori, con poche speranze di ricongiungimento nel breve periodo.
Genitori chiusi e madre irremovibile
Nel provvedimento firmato dalla presidente Cecilia Angrisano, emerge come la famiglia – conosciuta per il loro stile di vita “neorurale” e la scelta di vivere nei boschi abruzzesi – non abbia dato segni di apertura verso le richieste delle autorità. La madre, in particolare, è indicata come la più rigida. “Non si apre al dialogo”, si legge nelle sei pagine del documento. Un esempio è il rifiuto del sondino naso-gastrico per curare i figli dall’intossicazione da funghi: la donna avrebbe respinto l’intervento medico, probabilmente perché il sondino è fatto di silicone o poliuretano, spiega il tribunale. Un atteggiamento che, secondo Angrisano, rende impossibile concedere deroghe alle regole familiari anche in situazioni di emergenza.
Preoccupazioni ci sono anche sulla salute della figlia più piccola: la madre avrebbe ostacolato le cure antibiotiche necessarie per una bronchite con broncospasmo. Questa posizione ha allarmato medici e assistenti sociali coinvolti nel caso.
Proteste silenziose e isolamento
Da quando è entrata nella struttura, la madre ha adottato una forma di protesta silenziosa: non si è mai lavata né ha fatto la doccia. Chi segue da vicino la vicenda interpreta questo gesto come un segno di dissenso verso la decisione di affidare i bambini alla casa famiglia. Il personale conferma che la donna è rimasta chiusa, poco disponibile al confronto e distante sia dagli operatori sia dagli altri ospiti.
La presidente del tribunale sottolinea anche che la madre insiste perché i figli mantengano abitudini e orari diversi da quelli della comunità. Una scelta che complica l’inserimento dei bambini nel nuovo ambiente e alimenta il loro isolamento.
Bambini in difficoltà a integrarsi
I tre fratelli, raccontano gli educatori della casa famiglia, faticano a socializzare con i coetanei. “Si nota imbarazzo e diffidenza”, scrive Angrisano nel provvedimento. Il disagio è evidente soprattutto quando i bambini si confrontano tra loro: evitano di condividere esperienze personali o di partecipare alle attività comuni. Gli operatori spiegano che questo comportamento riflette un clima familiare fatto di diffidenza verso tutto ciò che è nuovo o diverso.
Il tribunale evidenzia come questa chiusura sia stata trasmessa dai genitori ai figli. “Il disagio maggiore emerge durante i confronti tra loro, sia sulle esperienze personali sia sulle competenze”, si legge nel documento. Una situazione che preoccupa chi lavora ogni giorno con questi ragazzi.
Dubbi sulla voglia di cambiare
Un altro punto critico riguarda la reale volontà dei genitori di cambiare vita. Nathan Trevallion aveva accettato una casa offerta gratuitamente da un ristoratore di Chieti, ma, secondo il tribunale, non è chiaro se la coppia abbia davvero intenzione di stabilirsi lì. In passato, infatti, avevano già lasciato altre sistemazioni messe a disposizione dalle istituzioni o da privati.
La diffidenza verso ogni proposta esterna sembra una costante della famiglia. “Resta incerta la determinazione dei genitori a stabilirsi nella nuova casa”, scrive Angrisano. Una posizione che rende più complicato il cammino verso un possibile ricongiungimento.
Un Natale nel limbo
Per ora, quindi, il ritorno dei bambini a casa resta un punto interrogativo. Il tribunale continuerà a seguire da vicino la situazione nelle settimane che verranno, mentre gli operatori sociali cercano di aiutare i piccoli a inserirsi nella comunità. Nel frattempo, tra le mura della casa famiglia di Chieti, questo Natale è passato in un’atmosfera sospesa: tra attese, silenzi e tante domande senza risposta.










