Città del Vaticano, 25 dicembre 2025 – Nel cuore della Basilica di San Pietro, davanti a migliaia di fedeli e con il mondo intero a osservare, Papa Francesco ha pronunciato oggi il tradizionale messaggio natalizio “Urbi et Orbi”. Rivolgendosi all’Europa e al suo popolo, ha lanciato un appello che richiama con forza le radici cristiane e la responsabilità di tutti. Con una voce ferma ma piena di partecipazione, il Pontefice ha chiesto che il continente “continui a ispirarsi a uno spirito comunitario e collaborativo”, restando fedele alla propria storia e aprendosi “con solidarietà e accoglienza verso chi si trova nel bisogno”.
Un richiamo chiaro all’Europa e alle sue radici
Nel suo discorso, trasmesso in diretta dalle principali emittenti italiane e internazionali poco dopo mezzogiorno, Papa Francesco ha affidato “tutto il continente europeo” al “Principe della Pace”, invitando a un rinnovato impegno verso solidarietà e collaborazione. “Chiediamo che l’Europa resti fedele alle sue radici cristiane”, ha detto, sottolineando come la storia del continente sia legata a valori di accoglienza e sostegno reciproco. Un messaggio che arriva in un momento delicato, segnato da tensioni politiche e sociali. Le istituzioni europee sono chiamate a rispondere a sfide come la migrazione, la povertà e i conflitti ai confini orientali.
L’appello per l’Ucraina: fermare le armi
Al centro del discorso c’è il pensiero per il “martoriato popolo ucraino”. Papa Francesco ha chiesto che “si arresti il fragore delle armi” e ha invitato le parti in causa a trovare “il coraggio di dialogare in modo sincero, diretto e rispettoso”. L’appello non è solo per Kiev e Mosca, ma anche per la comunità internazionale, chiamata a sostenere ogni tentativo di mediazione. “Preghiamo in modo particolare per l’Ucraina”, ha detto il Papa, mentre in piazza San Pietro si alzavano bandiere ucraine tra i pellegrini. Le sue parole arrivano in un momento in cui i negoziati sembrano ancora lontani, ma il Pontefice insiste: “Solo il dialogo può aprire la strada alla pace”.
La responsabilità di ognuno per cambiare il mondo
“Chi non ama non si salva, è perduto”, ha ammonito Papa Francesco, indicando nella responsabilità personale la chiave per costruire un mondo diverso. Per il Pontefice, se ognuno – a ogni livello – smettesse di puntare il dito contro gli altri, riconoscesse prima di tutto i propri errori, chiedesse perdono a Dio e si mettesse nei panni di chi soffre, allora “il mondo cambierebbe”. Un messaggio che richiama la necessità di superare l’odio, la violenza e la divisione con gesti concreti di dialogo, pace e riconciliazione.
Un Natale tra speranza e impegno
Il discorso di oggi si inserisce in una tradizione secolare, ma assume un peso particolare in questo 2025 segnato da crisi internazionali e tensioni interne all’Europa. In piazza San Pietro, tra le 11.30 e le 12.30, si sono radunati fedeli da ogni parte del mondo: famiglie ucraine con cartelli per la pace, volontari italiani della Caritas, turisti americani con sciarpe rosse. Alcuni hanno ascoltato in silenzio, altri hanno applaudito quando il Papa ha parlato di “solidarietà con chi è più debole e oppresso”.
Le reazioni di fedeli e istituzioni
“Le sue parole ci danno forza”, ha confidato Anna, 47 anni, arrivata da Cracovia con il marito e due figli. “L’Europa deve ricordare le sue radici”, ha aggiunto padre Giovanni, missionario in Ucraina dal 2019. Anche dalla politica sono arrivate risposte: la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha scritto su X (ex Twitter) che “l’appello del Papa è un monito per tutti noi”. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ringraziato il Pontefice per la vicinanza mostrata al popolo ucraino.
Un invito chiaro alla responsabilità collettiva
Nel finale del suo messaggio, Papa Francesco ha ribadito che “possiamo e dobbiamo fare ognuno la propria parte per respingere l’odio, la violenza, la contrapposizione”. Solo così – ha spiegato – sarà possibile mettere in pratica il dialogo e costruire una pace duratura. Un invito che risuona forte in questa giornata di Natale, mentre l’Europa guarda al futuro tra speranze e timori.









