Lucca, 24 dicembre 2025 – Luigi Norfini, uno dei pittori toscani più importanti dell’Ottocento, torna sotto i riflettori con la sua prima grande mostra monografica: “Il pittore del Re. Luigi Norfini nell’Italia del Risorgimento”. L’esposizione si apre domani e resterà aperta fino al 26 aprile 2026. A ospitarla sono i Musei Nazionali di Lucca — tra la Casermetta di Villa Guinigi e le sale di Palazzo Mansi — e il Museo Palazzo Galeotti di Pescia (Pistoia), per celebrare il bicentenario della nascita dell’artista.
Norfini, una riscoperta nel cuore della Toscana
Per la prima volta si possono vedere insieme molti dipinti di Norfini in un percorso che racconta le tappe principali della sua carriera e della storia italiana tra Ottocento e Novecento. I curatori spiegano che l’idea è nata per riportare al centro dell’attenzione un artista che ha saputo raccontare la nuova identità nazionale durante il Risorgimento. “Norfini è stato un testimone diretto dei cambiamenti del suo tempo”, ha detto Luigi Cupellini, responsabile dell’allestimento, durante la conferenza stampa. “Le sue opere parlano dell’Italia che stava nascendo”.
Non mancano pezzi provenienti da musei di Milano, Torino e Firenze, oltre a prestiti da collezioni private, con alcuni lavori mai esposti prima. Tra questi, diverse opere appartengono ancora ai discendenti del pittore, segno di un legame familiare che si è mantenuto saldo nel tempo.
I volti del Risorgimento a confronto
La mostra non celebra Norfini da solo. I suoi quadri dialogano con quelli di grandi nomi della pittura risorgimentale: Giovanni Fattori, suo amico e coetaneo, ma anche Silvestro Lega e Telemaco Signorini. Un confronto che mette in luce somiglianze e differenze tra le varie anime dell’arte italiana di quegli anni, un periodo carico di fermenti politici e culturali.
Tra le opere più importanti spiccano due grandi tele storiche. La prima è “Vittorio Emanuele II e gli zuavi. Vittoria di Palestro” (1863), proveniente dal Museo nazionale del Risorgimento di Torino e che sarà restaurata dal Centro conservazione restauro La Venaria Reale proprio per questa mostra. La seconda, “Carlo Felice Nicolis, conte di Robilant, ferito alla mano sinistra continua a dare ordini alla sua artiglieria” — conosciuta come “La Battaglia di Novara” (1859) — arriva dal Museo nazionale del Risorgimento di Milano.
Tra storia e memoria: il percorso della mostra
L’esposizione si sviluppa in sezioni tematiche che ripercorrono la vita e l’opera di Norfini dagli esordi fino agli ultimi anni. Non si parla solo di battaglie e ritratti ufficiali: nelle sale trovano spazio anche disegni, bozzetti e testimonianze della vivace scena culturale toscana di fine Ottocento. Il Museo nazionale di Palazzo Mansi custodisce una parte importante della collezione permanente dedicata all’artista, mentre il Museo civico di Palazzo Galeotti a Pescia — recentemente riallestito — ospita dipinti e schizzi che raccontano il legame profondo tra Norfini e la sua terra d’origine.
La mostra dà spazio anche ai protagonisti che hanno segnato il percorso dell’Italia unita: da Silvio Pellico a Vincenzo Gioberti, passando per Giuseppe Giusti. Figure spesso ritratte o richiamate da Norfini, che così ha contribuito a costruire l’immagine collettiva del Risorgimento.
Un’occasione per Lucca e Pescia
Questa iniziativa è anche un modo per mettere in luce il patrimonio artistico locale e rilanciare l’offerta culturale di Lucca e Pescia. “Speriamo che questa mostra avvicini il pubblico alla figura di Norfini e al periodo storico in cui ha lavorato”, ha detto uno degli organizzatori. L’evento fa parte delle celebrazioni per il bicentenario della nascita dell’artista, nato a Pescia nel 1825 e morto a Lucca nel 1909.
Le visite seguiranno gli orari abituali dei musei coinvolti, con aperture straordinarie nei fine settimana e visite guidate su prenotazione. Per dettagli su biglietti e accessi, si possono consultare i siti ufficiali dei Musei Nazionali di Lucca e del Museo Palazzo Galeotti.
Un’occasione, dicono gli addetti ai lavori, per riscoprire non solo un artista spesso trascurato dalla critica nazionale, ma anche un momento chiave della storia italiana, visto con gli occhi di chi l’ha vissuto davvero.








