Aosta, 22 dicembre 2025 – Tra le montagne della Valle d’Aosta, tra il X e il XV secolo, si intrecciavano le storie di piccole signorie feudali come Challant, Quart, Sarriod, Vallaise, Avise, Nus e Fénis: ognuna con il proprio stemma, la propria consorteria e, soprattutto, il suo castello. In quegli anni, la regione era un passaggio obbligato tra Francia, Svizzera e Italia, controllando i valichi del Piccolo e Gran San Bernardo e riscuotendo dazi su merci, eserciti e pellegrini. Oggi quei manieri – un tempo simbolo di potere e difesa – sono diventati centri culturali, musei e luoghi di accoglienza, raccontando la storia della Valle attraverso la loro trasformazione.
Castelli valdostani, da fortezze a luoghi di cultura
Nel Medioevo costruire un castello era quasi una gara tra famiglie nobili. “C’era una corsa a chi alzava il più grande, il più bello, il più difficile da espugnare,” racconta una guida locale davanti alle mura di Fénis. Decine di manieri dominavano le vallate e i borghi, affacciandosi sulla Dora Baltea e sugli altri corsi d’acqua. Con la fine del feudalesimo e il rafforzarsi dei Savoia, molte di queste fortezze persero il loro scopo originale: alcune divennero sedi amministrative o posti di guardia, altre furono abbandonate.
Solo negli ultimi decenni è iniziata una nuova vita. Molti castelli sono stati restaurati e hanno trovato un nuovo ruolo come musei, alberghi o location per eventi. “Abbiamo voluto restituire questi luoghi alla comunità,” ha detto un funzionario regionale durante una recente inaugurazione.
Il Forte di Bard: storia militare e arte moderna
Il viaggio tra i castelli più famosi della Valle parte dal Forte di Bard, costruito su uno sperone roccioso che domina l’ingresso della Valle. Nel 1800 il forte resistette per due settimane all’assedio delle truppe di Napoleone Bonaparte – un episodio che rallentò l’avanzata francese ma portò alla distruzione della struttura. I Savoia lo ricostruirono qualche decennio dopo; tra gli ufficiali impegnati nei lavori c’era anche un giovane Camillo Benso di Cavour.
Oggi il Forte di Bard è uno dei principali centri culturali delle Alpi. Ospita il Museo delle Alpi e un percorso permanente di divulgazione storica e scientifica. Fino al 6 aprile 2026, le sue sale ospitano la mostra “Tecnica monumentale” dedicata a Fernando Botero: oltre cento opere tra disegni, pitture e sculture che indagano il rapporto tra forma e materia nell’arte dell’artista colombiano.
Saint-Pierre: dal degrado al Museo di Scienze Naturali
A una trentina di chilometri a nord-ovest si staglia il castello di Saint-Pierre, costruito nell’XI secolo e modificato più volte nei secoli successivi. La sua sagoma fiabesca è una delle immagini più note della Valle d’Aosta. Dopo anni di abbandono e restauri, dal 2021 ospita il Museo regionale di Scienze Naturali Efisio Noussan, già noto ad Aosta.
Le sale del castello raccontano oggi la vita delle Alpi: geologia, fauna, ghiacciai e la fragilità dell’ambiente montano. Dal 2024 il museo espone anche un reperto unico: la più antica marmotta mummificata d’Italia, trovata nel 2022 sul ghiacciaio del Lyskamm e risalente al Neolitico (tra il 4.691 e il 4.501 a.C.). “È una scoperta che ci aiuta a capire meglio l’evoluzione della fauna alpina,” ha spiegato un ricercatore durante la presentazione.
Verrès e Tour de Villa: storia popolare e ospitalità
Scendendo verso sud per circa cinquanta chilometri si arriva al castello di Verrès, arroccato su uno sperone che domina la Dora Baltea. Costruito alla fine del Trecento da Ibleto di Challant, è legato alla figura di Caterina di Challant, nobildonna che nel Quattrocento danzò nella piazza del borgo con i popolani, rompendo le regole dell’epoca. Ogni anno, durante il Carnevale storico di Verrès, quella danza viene rivissuta tra dame in costume, fiaccole e tamburi.
Oggi le sale del castello ospitano concerti e spettacoli contemporanei. Poco lontano, tra i vigneti di Gressan, si trova il castello di Tour de Villa: oggi è un bed&breakfast e sede per eventi privati. Sulla facciata resta intatto lo stemma della famiglia – un leone dorato rampante su scudo nero con unghie e lingua rosse – accompagnato dal motto “Praecibus et Operibus”.
La Valle dei Cento Castelli: memoria viva tra passato e presente
La Valle d’Aosta, conosciuta anche come la “terra dei Cento Castelli”, conserva queste architetture come memoria viva del suo passato. Oggi i manieri non sono solo testimonianze storiche ma spazi dove arte, scienza e ospitalità si incontrano. “Sono luoghi che parlano ancora alle nuove generazioni,” ha detto una visitatrice uscendo dal Forte di Bard. Forse è proprio questo il loro segreto: saper cambiare senza perdere la propria anima.










