Roma, 21 dicembre 2025 – La commissione Bilancio del Senato ha dato il via libera questa mattina all’emendamento del governo che porta con sé cambiamenti importanti per le imprese, il sistema pensionistico e le regole sul Tfr. Dopo una lunga notte di trattative tra i gruppi parlamentari, è arrivata questa svolta decisiva nella manovra di fine anno. L’emendamento, presentato dal governo alle 8.30, è stato approvato poco dopo le 11 con una maggioranza solida, non senza qualche critica dall’opposizione.
Più fondi per le imprese e credito d’imposta Transizione 5.0 rafforzato
Il testo approvato stanzia nuove risorse per le imprese, soprattutto attraverso un potenziamento del credito d’imposta Transizione 5.0. Una misura molto attesa, specie dalle aziende del Nord, che da tempo chiedevano aiuti per la digitalizzazione e la conversione energetica. “Abbiamo rafforzato il credito d’imposta per chi investe in innovazione e sostenibilità”, ha detto il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, a fine seduta. Il credito sarà disponibile anche per le imprese nelle Zes (Zone economiche speciali), con un fondo extra di circa 600 milioni di euro per il biennio 2026-2027.
Le associazioni di categoria hanno accolto con favore la notizia, anche se chiedono chiarimenti sui tempi. “È un segnale importante, ma ora servono decreti attuativi veloci”, ha commentato Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia.
Pensioni, stop al cumulo e tagli per precoci e usuranti
Sul fronte pensioni, l’emendamento mette un freno al cumulo tra fondi complementari e pensione anticipata. In pratica, chi andrà in pensione prima non potrà più sommare i contributi versati nei fondi integrativi a quelli della gestione principale per raggiungere i requisiti. Una stretta che, secondo i sindacati, potrebbe riguardare circa 40mila lavoratori nei prossimi due anni.
Non solo: arrivano tagli più severi sull’anticipo pensionistico per i lavoratori precoci e quelli con mansioni usuranti. La riduzione dell’assegno, già prevista in precedenza, viene ora aumentata: si parla di una decurtazione media del 4% per ogni anno di anticipo rispetto all’età di vecchiaia. “Una misura che colpisce chi ha iniziato a lavorare presto o fa lavori pesanti”, ha protestato Pierpaolo Bombardieri, segretario della Uil. Il governo difende la scelta, spiegando che serve a mantenere i conti in ordine.
Tfr: anticipo più rapido, ma con paletti
Altro punto caldo riguarda il Trattamento di fine rapporto (Tfr). L’emendamento consente ai lavoratori del settore privato di chiedere l’anticipo della liquidazione direttamente in busta paga, ma solo entro certi limiti e condizioni precise. Secondo il Ministero del Lavoro, si punta a dare più flessibilità a chi ha problemi economici, senza però mettere in difficoltà le aziende. Il tetto massimo per l’anticipo sarà fissato con un decreto attuativo atteso entro gennaio.
Secondo le prime stime della Cgil, la misura potrebbe interessare oltre 200mila persone nel 2026. “Un passo avanti per chi ha bisogno di soldi subito”, ha detto Francesca Re David, segretaria confederale, sottolineando però l’importanza di controlli rigorosi per evitare abusi.
Reazioni politiche e prossimi passi
L’ok in commissione Bilancio è solo un primo passo: ora l’emendamento dovrà passare in Aula al Senato, dove si prevedono nuove richieste di modifiche dall’opposizione. Il Partito Democratico ha già annunciato battaglia su pensioni e Tfr, mentre Fratelli d’Italia sostiene la linea del governo. “Abbiamo fatto scelte difficili, ma necessarie”, ha detto il capogruppo Tommaso Foti.
Il voto finale è previsto entro il 23 dicembre. Solo allora si saprà se le nuove misure su imprese, pensioni e Tfr diventeranno realtà senza altri cambiamenti. Nel frattempo, sindacati e associazioni restano in allerta. “Vigileremo sull’attuazione”, avverte la Cisl. La partita è ancora aperta.








