New York, 19 dicembre 2025 – Il prezzo del petrolio ha chiuso ieri con un leggero rialzo alla Borsa di New York, segnando un +0,3% e arrivando a 56,15 dollari al barile. Dietro questa mossa, secondo gli operatori, ci sono le tensioni in Medio Oriente e l’attesa per i dati sulle scorte statunitensi, in arrivo nelle prossime ore.
Petrolio in rialzo a New York: cosa è successo ieri
Il contratto WTI con consegna a gennaio ha messo a segno una crescita modesta, ma importante per chi segue da vicino l’andamento delle materie prime energetiche. La giornata è partita con prudenza: alle 9 del mattino (ora locale) il prezzo si aggirava poco sopra i 56 dollari, per poi stabilizzarsi nel corso delle ore. Solo nel pomeriggio, intorno alle 15, con i nuovi segnali dal mercato asiatico e le prime indiscrezioni sulle scorte americane, il barile ha cominciato a salire.
“Il mercato resta molto attento a quello che succede nel Golfo Persico”, ha commentato John Evans, analista di PVM Oil Associates, a margine delle contrattazioni. “Qualsiasi segnale di instabilità o rischio di interruzione delle forniture si riflette subito sui prezzi”. E secondo Evans questa sensibilità non cambierà nelle prossime settimane.
Geopolitica e scorte Usa: i due fattori chiave
Non è solo la situazione internazionale a muovere il prezzo del petrolio. In queste ore, gli investitori sono concentrati anche sui dati settimanali delle scorte negli Stati Uniti, che il Dipartimento dell’Energia diffonderà oggi. Le stime preliminari raccolte da Bloomberg parlano di una leggera diminuzione dopo l’aumento registrato la settimana scorsa.
“Se le scorte scendessero più del previsto, potremmo vedere un’altra spinta al rialzo”, ha spiegato un trader della sala operativa di Goldman Sachs a Manhattan. “Al contrario, se i dati fossero più alti del previsto, potremmo assistere a una maggiore volatilità e a prezzi in calo”. Insomma, un equilibrio delicato che tiene tutti con il fiato sospeso.
Effetti sui mercati e outlook per i prossimi mesi
L’aumento del prezzo del petrolio si riflette anche sulle Borse principali. A Wall Street, il settore energetico ha chiuso in positivo: ExxonMobil ha guadagnato lo 0,4%, Chevron lo 0,6%. In Europa la risposta è stata più contenuta: a Piazza Affari Eni ha messo a segno un +0,2%, mentre TotalEnergies a Parigi è rimasta quasi ferma.
Gli esperti restano cauti sulle prospettive per il primo trimestre del 2026. “Il mercato è ancora in cerca di una direzione precisa”, ha detto ieri sera Paolo Scandurra, responsabile ricerca materie prime di Intesa Sanpaolo. “Le mosse dell’OPEC+, la domanda cinese e l’andamento dell’economia globale saranno decisivi nei prossimi mesi”. Secondo Scandurra, la forbice tra 55 e 60 dollari al barile dovrebbe restare valida almeno fino alla primavera.
Operatori cauti, automobilisti in attesa
Tra chi lavora nella filiera petrolifera regna la prudenza. Nelle stazioni di servizio di New York – come quella all’angolo tra la 8th Avenue e la 34th Street – i gestori confermano che per ora non ci saranno aumenti alla pompa. “Al momento restiamo fermi, ma se il trend continua potremmo vedere qualche centesimo in più già dalla prossima settimana”, ha detto un addetto alla cassa poco dopo la chiusura dei mercati.
Gli automobilisti tengono d’occhio la situazione. “Speriamo che sotto Natale non ci siano brutte sorprese”, ha commentato Linda Torres, che vive nel Queens. “Con tutto quello che succede nel mondo, anche un piccolo aumento pesa sul bilancio di casa”.
Futuro incerto: volatilità e attesa
In definitiva, il leggero rialzo del petrolio a New York racconta di un mercato ancora incerto. Gli operatori aspettano nuovi segnali dall’amministrazione americana e dall’OPEC+, mentre le tensioni internazionali restano sullo sfondo. Nei prossimi giorni capiremo se il movimento di ieri è l’inizio di una tendenza o solo un episodio in un mercato ancora molto volatile.










