Roma, 19 dicembre 2025 – Nei giorni scorsi, l’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) ha diffuso le nuove linee guida sul whistleblowing, pensate per chiarire e risolvere i nodi più spinosi che sono emersi con il decreto legislativo del 2023. Un passaggio molto atteso da aziende e addetti ai lavori, che ora dovranno aggiornare i loro sistemi di segnalazione interna seguendo le nuove indicazioni dell’Autorità. L’avvocato Alessandro Borrello dello studio Hogan Lovells parla di “un apprezzabile tentativo di fare chiarezza”, ma sottolinea che resta da vedere come e quando le imprese riusciranno a mettersi in regola.
Whistleblowing, cosa cambia per i gruppi aziendali
Le nuove linee guida Anac entrano nel dettaglio su diversi punti chiave della normativa sul whistleblowing. “L’Autorità – spiega Borrello – ha finalmente chiarito che, anche se serve un canale interno riconducibile a ogni singola società, le aziende facenti parte di un gruppo possono affidarne la gestione alla capogruppo o a un’altra società del gruppo, senza guardare alle dimensioni”. Un passo importante, che raccoglie le richieste di chi opera sul campo e risponde a molte esigenze concrete.
In particolare, le indicazioni dedicate ai gruppi societari aiutano a gestire situazioni complesse. “Non tutte le controllate – aggiunge Borrello – hanno risorse o capacità per gestire da sole i canali di whistleblowing. Prima mancavano regole chiare e questo creava problemi pratici. Ora, grazie alle nuove linee guida, si può lavorare con più tranquillità”.
Segnalazioni, via libera alle piattaforme digitali
Un altro punto centrale riguarda come devono arrivare le segnalazioni. L’Anac preferisce l’uso di piattaforme informatiche dedicate, ritenute più sicure per proteggere i dati di chi segnala. “Sulla segnalazione scritta – sottolinea Borrello – l’Autorità è stata meno aperta rispetto alle richieste delle imprese di soluzioni più flessibili e meno costose”.
La posta elettronica, anche quella certificata, resta poco adatta, salvo casi particolari. La novità, in linea con il parere del Garante Privacy del 9 ottobre 2025, è che la mail può essere usata solo se accompagnata da “contromisure specifiche e ben motivate”, come quelle individuate nella valutazione d’impatto sulla protezione dei dati. Un dettaglio che, secondo gli esperti, obbliga le aziende a fare molta attenzione nella scelta degli strumenti e a tenere traccia delle procedure.
Le imprese chiamate a correre: tempi e ostacoli
Ora resta da vedere come e quando le imprese si metteranno in regola con le nuove regole sul whistleblowing. L’Anac ha già cominciato a usare i poteri dati dal decreto, partendo con controlli e verifiche sulle procedure adottate. “La vera sfida – osserva Borrello – sarà capire quanto velocemente e in che modo le aziende riusciranno a rispettare le linee guida”.
Da quanto si sa finora, molte realtà, soprattutto tra le piccole e medie imprese, stanno ancora valutando l’impatto organizzativo ed economico degli adeguamenti richiesti. C’è chi teme che l’obbligo di usare piattaforme digitali possa aumentare i costi e complicare la gestione, soprattutto nei gruppi con tante società controllate.
Reazioni sul campo: tra apprezzamenti e dubbi
Le risposte degli addetti ai lavori sono state a metà strada. Da un lato si riconosce l’impegno dell’Anac nel fornire chiarimenti tanto attesi; dall’altro restano perplessità sulla rigidità delle soluzioni proposte e sulla reale fattibilità per tutte le aziende coinvolte. “Le linee guida – conclude Borrello – sono un passo avanti importante, ma servirà vedere come si tradurranno nella pratica nei prossimi mesi”.
Nel frattempo, il settore è in fermento. Le aziende dovranno aggiornare le regole interne, formare il personale e mettere a punto gli strumenti giusti per proteggere chi segnala e rispettare la privacy. Solo allora si potrà capire se questo nuovo quadro normativo riuscirà davvero a rafforzare la cultura della trasparenza e della legalità nelle imprese italiane.










