Milano, 14 dicembre 2025 – Il welfare aziendale in Italia sta attraversando una fase di forte crescita, come confermano dati e testimonianze raccolte negli ultimi mesi. A spiegarlo è Andrea Guffanti, general manager di Coverflex, piattaforma digitale specializzata nella gestione dei benefit aziendali. Secondo lui, “il mercato è in grande espansione” e il Paese “ha finalmente capito l’importanza di questi strumenti”, soprattutto dopo i recenti rinnovi dei contratti collettivi che hanno aumentato le voci dedicate al welfare.
Welfare aziendale in aumento: i numeri che parlano chiaro
Per Guffanti, la domanda di welfare aziendale si sta consolidando grazie a una maggiore consapevolezza sia delle imprese che dei lavoratori. “Negli ultimi rinnovi contrattuali – racconta – si vede un aumento delle risorse destinate ai benefit, segno che il tema è ormai centrale nelle trattative tra aziende e sindacati”. Un trend che emerge anche dai dati: secondo l’Osservatorio Welfare di Edenred, nel 2024 il valore complessivo dei servizi erogati ha superato i 4 miliardi di euro, coinvolgendo più di 4 milioni di lavoratori.
Cosa preferiscono i lavoratori e le nuove richieste
I dipendenti continuano a scegliere soprattutto buoni benzina, buoni pasto e buoni acquisto, strumenti utili per far fronte al caro-vita e all’inflazione. Ma stanno spuntando nuove esigenze. “Crescono anche altre voci – aggiunge Guffanti – come l’assistenza sanitaria integrativa, il congedo parentale, i viaggi e il supporto psicologico”. Proprio quest’ultimo è in forte crescita: “Lo stigma sul benessere mentale sta lentamente sparendo”, dice il manager, sottolineando come sempre più aziende inseriscano tra i benefit percorsi di counseling e sostegno psicologico.
La Manovra e le attese delle aziende
Sul fronte delle leggi, il settore guarda con attenzione alla prossima Legge di Bilancio. Tra le ipotesi più discusse ci sono l’aumento della soglia esente da 8 a 10 euro per i buoni pasto e un incremento dei fringe benefit esentasse. “Sono segnali positivi – commenta Guffanti – che potrebbero spingere ancora di più il welfare aziendale”. Tuttavia, non mancano dubbi: tra le norme in discussione c’è anche la possibile riduzione dell’aliquota sull’imposta sostitutiva per i premi di risultato, una mossa che alcuni vedono come un passo indietro rispetto agli incentivi degli ultimi anni.
Welfare sì, ma non in sostituzione della paga
Un punto chiave, secondo Guffanti, riguarda il rapporto tra welfare e stipendio. “Le aziende non devono vedere il welfare come un sostituto degli aumenti salariali”, chiarisce. Si tratta piuttosto di un “aiuto concreto” per migliorare la vita dei dipendenti e aumentare la loro fedeltà all’azienda. Una posizione che trovano d’accordo anche molti esperti: secondo un’indagine Censis del 2024, il 68% dei lavoratori italiani considera i benefit un supporto importante, ma non sufficiente a compensare la perdita di potere d’acquisto causata dall’inflazione.
Verso un welfare più flessibile e digitale
La digitalizzazione sta rivoluzionando il modo in cui le aziende gestiscono il welfare. Piattaforme come Coverflex permettono ai lavoratori di scegliere in autonomia come usare i benefit, adattandoli alle proprie esigenze personali e familiari. “La flessibilità è la parola chiave”, spiega Guffanti, ricordando che poter personalizzare i servizi è un valore aggiunto sia per le imprese che per i dipendenti.
In attesa delle decisioni definitive sulla Manovra, il settore resta in fermento. Le prossime settimane saranno decisive per capire se le nuove misure fiscali riusciranno a sostenere la crescita del welfare aziendale e a farne uno strumento sempre più importante nel lavoro in Italia.









