Roma, 14 dicembre 2025 – Assofondipensione ha preso posizione con fermezza contro la modifica sul contributo datoriale alla previdenza complementare inserita dal Governo nella nuova legge di bilancio. In una nota diffusa questa mattina, l’associazione che rappresenta i principali fondi pensione negoziali italiani ha chiesto di ritirare subito la misura e di aprire un tavolo di confronto con le parti sociali. Per Assofondipensione, togliere alla contrattazione collettiva il controllo sulla destinazione del contributo versato dal datore di lavoro mette a rischio l’intero sistema della previdenza complementare costruito in Italia negli ultimi decenni.
Assofondipensione: “Il contributo datoriale non è un optional”
Nel comunicato, Assofondipensione precisa che il contributo datoriale non è “un elemento accessorio né un beneficio individuale”, ma una parte fondamentale del sistema negoziale che regola i fondi pensione. “Viene stabilito tramite accordi collettivi”, si legge, “e serve a garantire mutualità, equilibrio tra le parti, contenimento dei costi e tutela degli aderenti”. Eliminare questo punto di riferimento, avverte l’associazione, potrebbe cambiare radicalmente il rapporto tra contrattazione, adesione contrattuale e funzione previdenziale del cosiddetto secondo pilastro.
La richiesta è netta: “Chiediamo il ritiro della modifica varata dal Governo e l’apertura immediata di un confronto con le parti sociali e i soggetti rappresentativi del sistema”. L’obiettivo è chiaro: “Salvaguardare il ruolo del contributo contrattuale e la funzione sociale della previdenza complementare”.
Portabilità senza limiti: il rischio per i lavoratori
Il nodo più controverso riguarda la possibilità, prevista dalla nuova norma, di una portabilità completa del contributo datoriale verso qualunque forma pensionistica, senza alcun vincolo contrattuale. Per Assofondipensione, questa apertura espone i lavoratori al rischio concreto di passare a strumenti di previdenza complementare più costosi e con sistemi di gestione meno trasparenti. “Così si indebolisce nel tempo la qualità delle pensioni”, spiegano dall’associazione.
Il pericolo riguarda milioni di lavoratrici e lavoratori iscritti ai fondi negoziali. “Togliere questo presidio significa compromettere il legame tra contrattazione, adesione e funzione previdenziale del secondo pilastro”, ribadisce la nota. Insomma, si teme che la nuova norma favorisca strumenti meno vantaggiosi per i lavoratori, con costi di gestione più alti.
Fondi pensione negoziali, un modello solido
Assofondipensione ricorda che i fondi pensione negoziali hanno dimostrato negli anni solidità e efficienza. “Hanno tutelato gli interessi di milioni di lavoratori”, sottolineano. Gli ultimi dati Covip mostrano che questi fondi gestiscono oltre 60 miliardi di euro e coinvolgono più di tre milioni di iscritti. La loro governance nasce da accordi tra sindacati e associazioni datoriali, con regole chiare e costi mediamente più bassi rispetto ad altre forme di previdenza integrativa.
“Una scelta che sorprende ancora di più se si pensa alla solidità e all’efficienza dimostrate dai fondi negoziali”, si legge ancora nella nota. Un chiaro segnale di preoccupazione per un possibile indebolimento del sistema a favore di soluzioni individuali meno controllate.
Le reazioni e il clima politico
La modifica è inserita nel testo della legge di bilancio in discussione al Parlamento. Fonti sindacali ascoltate da alanews.it raccontano che la misura ha già sollevato dubbi anche tra i principali sindacati. “Così si rischia di smantellare un sistema che ha funzionato”, ha commentato un dirigente della Cgil. Al momento il Ministero dell’Economia non ha rilasciato commenti ufficiali.
Il dibattito sulla previdenza complementare resta aperto. Nei prossimi giorni sono previsti incontri tra Governo e parti sociali per cercare un’intesa. Ma la posizione dei fondi negoziali è chiara e decisa: “Serve un confronto vero – spiegano da Assofondipensione – per non buttare all’aria quello che si è costruito in questi anni”.









