Venezia, 13 dicembre 2025 – Il nuovo visitatore dei musei italiani è curioso, connesso, internazionale e, soprattutto, donna. È questo il quadro che emerge dal primo report di amuseapp, la piattaforma ideata da una startup veneta che usa l’intelligenza artificiale per rendere più accessibili i contenuti culturali. L’indagine, svolta su circa 70 luoghi della cultura in tutta Italia – dal Palazzo Ducale di Venezia ai piccoli musei d’impresa, passando per mostre temporanee e luoghi di culto – racconta di un pubblico esigente ma coinvolto, sempre più globale e attento a vivere un’esperienza personalizzata.
Visitatori da tutto il mondo, giovani e con voglia di scoprire
I dati raccolti da amuseapp nel 2025 mostrano che il voto medio dato agli spazi museali è di 9,08 su 10, ma solo se i contenuti sono disponibili nella lingua del visitatore. “La lingua è fondamentale: quando il museo parla la lingua del pubblico, l’esperienza migliora molto”, spiega Giulia Marcon, responsabile dati della startup. Il report rivela che quasi un visitatore su due arriva dall’estero: il 42% degli ingressi viene da fuori Italia, con molte presenze da Madrid, Parigi e Londra. Dietro ci sono città come Barcellona, Amsterdam, Vienna, Dublino, Varsavia e Valencia. Non mancano neppure visitatori da oltreoceano, con nomi come Buenos Aires, Los Angeles e New York.
L’età media si concentra tra i 25 e i 54 anni (63% del totale), ma non mancano i più giovani: il 15% ha tra i 18 e i 24 anni. Un segnale chiaro che i musei che puntano su strumenti digitali innovativi riescono ad attrarre anche le nuove generazioni. “I ragazzi cercano esperienze autentiche e su misura”, aggiunge Marcon.
Le donne al centro della scena
Un dato che spicca è la prevalenza femminile tra i visitatori: secondo amuseapp, le donne sono il 58% del pubblico. Una tendenza che si riscontra anche nei grandi musei europei. “Spesso sono loro a scegliere le attività culturali durante viaggi e weekend”, racconta Elena Rossi, direttrice di un museo veneziano che usa la piattaforma. “Si informano, prenotano online e vogliono qualità nell’esperienza”.
Lingue diverse, esperienze su misura
Dal punto di vista linguistico, amuseapp offre un quadro chiaro delle preferenze: dopo l’italiano (38%) e l’inglese (26%), la terza lingua più richiesta è lo spagnolo (10%), seguita da francese (8%) e tedesco (6%). Sorprendono poi lingue meno comuni come olandese, portoghese e polacco, ciascuna con oltre l’1,5%. “Il turismo culturale in Italia si fa sempre più vario”, spiega Marcon. “Anche chi arriva da paesi meno rappresentati trova contenuti nella propria lingua”.
La piattaforma aiuta i musei a vedere in tempo reale quali lingue scelgono i visitatori, così da poter adattare subito la proposta. “Solo così il pubblico si sente davvero accolto”, aggiunge Rossi.
Visitatori che vogliono vivere il museo
Il report mette in luce come oggi il visitatore non si accontenti più di guardare. Vuole capire, scoprire, partecipare. I più attivi sono i viaggiatori che cercano esperienze autentiche, spesso costruite su misura. “Non basta più vedere un quadro o una statua – racconta un turista francese al Palazzo Ducale – vogliamo conoscere la storia dietro”.
La tecnologia gioca un ruolo chiave in questo cambiamento. Strumenti digitali come amuseapp permettono di personalizzare la visita e superare le barriere linguistiche. I dati del 2025 confermano che il pubblico dei musei italiani è ormai globale, giovane e sempre più attento alla qualità dell’esperienza.
Insomma, il nuovo profilo del visitatore, secondo amuseapp, è quello di una persona informata, connessa e pronta a lasciarsi sorprendere, a patto che trovi contenuti nella propria lingua. E il futuro dei musei italiani sembra proprio passare da qui: dalla capacità di parlare a tutti, ovunque si trovino.










