Milano, 9 dicembre 2025 – Gli investitori stanno cambiando idea sui tagli dei tassi di interesse che le principali banche centrali potrebbero fare nel 2026. Questo ripensamento coinvolge l’Eurozona, il Giappone, l’Australia e anche il Nord America. Secondo quanto riportato da Bloomberg nelle ultime ore, i mercati monetari non danno più per scontato alcun ribasso dei tassi da parte della Banca Centrale Europea entro la fine del prossimo anno. Anzi, si fa strada l’ipotesi – attorno al 30% – che Francoforte possa addirittura alzare i tassi.
Bce e mercati: si fa largo l’ipotesi di un rialzo
Fino a poche settimane fa, molti scommettevano su un taglio dei tassi nell’Eurozona. Ora, però, il vento è cambiato. Le parole di Isabel Schnabel, membro del consiglio della BCE, hanno spostato gli equilibri: “Mi sento a mio agio con l’idea che la prossima mossa possa essere un aumento del costo del denaro”, ha detto in una recente intervista. Questa presa di posizione ha fatto breccia tra gli analisti e ha costretto i mercati a rivedere le proprie previsioni. I dati di Bloomberg mostrano che gli investitori ormai escludono tagli nel 2026 e cominciano a considerare uno scenario di rialzo.
Giappone e Australia: le banche centrali voltano pagina
Non è solo l’Europa a cambiare passo. In Giappone, dove la politica monetaria ultra-accomodante è stata la regola per anni, i trader danno per fatto un aumento di 25 punti base già alla riunione della prossima settimana. E guardano al 2026 con l’idea che ci sarà almeno un altro rialzo. In Australia, invece, la svolta è arrivata con le parole del governatore della Reserve Bank, Michael Bullock. La fine dell’allentamento monetario ha spinto gli swap a scommettere su due aumenti dei tassi nel corso del prossimo anno. Un cambiamento veloce, se si pensa che fino a metà novembre si parlava ancora di possibili tagli.
Gli esperti commentano: “Cambio di rotta improvviso”
“È sorprendente come i mercati stiano ora scontando aumenti dei tassi come prossima mossa in molti paesi”, ha spiegato Jim Reid, responsabile della ricerca macroeconomica di Deutsche Bank. “Solo un paio di settimane fa, in Canada e Australia, un taglio era visto come più probabile nel 2026. La situazione è cambiata molto in fretta”. Secondo Reid, fra le economie che potrebbero vedere un rialzo ci sono anche Nuova Zelanda e Canada, oltre all’Eurozona, all’Australia e al Giappone.
Fed più prudente, ma riduce le attese sui tagli
Negli Stati Uniti, la Federal Reserve resta più cauta. Gli operatori danno quasi per certo un taglio dei tassi nella riunione di domani – attesa alle 20 ora italiana – ma le previsioni sui tagli per il 2026 si sono ridotte: da tre a due possibili riduzioni. Un segnale che anche negli Usa il ciclo restrittivo potrebbe non essere finito.
Inflazione e crescita: cosa spinge il cambiamento
Dietro questo cambio di rotta ci sono dati economici che mostrano una certa tenuta dell’inflazione e una crescita che, pur rallentando, continua a camminare. In Eurozona, i prezzi al consumo restano sopra il 2%, il limite fissato dalla BCE. In Australia e Canada, invece, l’inflazione scende più lentamente del previsto. E in Giappone, dopo anni di stasi, l’aumento dei salari ha riacceso il dibattito su una possibile normalizzazione della politica monetaria.
2026: un anno di incertezze e tensioni
Guardando al 2026, gli analisti mettono in guardia. “Il quadro resta molto incerto”, confida un gestore milanese contattato da alanews.it. “Le banche centrali sono pronte a muoversi se serve, ma non escluderei sorprese nei prossimi mesi”. I mercati restano quindi in attesa, con gli occhi puntati sui prossimi dati di inflazione e crescita. Solo allora si potrà capire davvero quale strada prenderanno i tassi d’interesse nei principali paesi sviluppati.










