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Un viaggio nei 50 anni di Amici Miei: la Camera rende omaggio a Tognazzi

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Un viaggio nei 50 anni di Amici Miei: la Camera rende omaggio a Tognazzi
Un viaggio nei 50 anni di Amici Miei: la Camera rende omaggio a Tognazzi
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Roma, 8 dicembre 2025 – Sono passati cinquant’anni dall’uscita di “Amici miei”, ma il film non smette di far parlare di sé. Ieri sera, nella sala dei gruppi parlamentari della Camera, un pubblico numeroso ha voluto rendere omaggio a Ugo Tognazzi e alla celebre “supercazzola”. Un’espressione ormai entrata nel linguaggio comune – e persino nel dizionario Treccani – ma che, come ha spiegato il figlio Gianmarco, spesso viene usata senza conoscerne davvero la storia. “Forse ‘Amici miei’ andrebbe trasmesso in tv un po’ più spesso”, ha detto con un sorriso, seduto accanto al fratello Ricky.

La supercazzola: tra ironia e confusione

La parola supercazzola è definita dalla Treccani come “parola strampalata e assurda, discorso senza capo né coda, rivolto con convinzione a qualcuno per confonderlo e ingannarlo”. È diventata un simbolo della commedia italiana. Ma, come ha osservato Gianmarco Tognazzi, “chi la usa spesso non sa da dove viene davvero”. Il riferimento è allo sketch in cui il conte Mascetti – interpretato da Ugo Tognazzi – prende in giro il vigile Paolini con un discorso surreale, rimasto nella memoria collettiva.

Ieri sera, davanti a una sala piena di amici, colleghi e appassionati, quella scena è stata ricordata con affetto e ironia. In prima fila c’erano Gianmarco e Ricky Tognazzi, insieme a volti noti del cinema italiano. L’occasione era quella di celebrare i cinquant’anni di un film che ha lasciato un segno nella storia della commedia nazionale.

Ricordi e storie di un’epoca

A fare gli onori di casa è stato Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura della Camera, che ha definito Tognazzi “un punto di riferimento per il nostro cinema”. Il critico Enrico Magrelli ha guidato gli interventi, dando spazio a chi ha lavorato con l’attore cremonese. “Ugo era una persona generosa, sempre disponibile a insegnare qualcosa”, ha raccontato Liana Orfei, ricordando il suo primo film con Tognazzi. Barbara Bouchet ha sorriso pensando a “L’anatra all’arancia”. Saverio Vallone, Marco Risi e Michele Placido hanno condiviso aneddoti personali.

“Dietro la maschera giocosa di ‘Amici miei’ c’è una malinconia profonda”, ha spiegato Magrelli. “È un film che parla di esistenze, più di quanto si pensi”. Un aspetto spesso dimenticato da chi si concentra solo sugli scherzi e le battute.

La nascita del film: il racconto dietro le quinte

Nei titoli di testa di “Amici miei” si legge “un film di Pietro Germi”, seguito da “regia di Mario Monicelli”. Un dettaglio che racconta una storia poco conosciuta: la sceneggiatura era stata scritta da Benvenuti, Pinelli e De Bernardi per Germi, che però dovette rinunciare a causa di una grave malattia. Solo allora Monicelli accettò di portare avanti il progetto. “Marco ha ritrovato la sceneggiatura originale: sono quattrocento pagine”, ha rivelato Ricky Tognazzi durante la serata.

Il film uscì nel 1975 e divenne subito un cult. Raccontava la storia di un gruppo di amici cinquantenni nella Firenze degli anni Settanta, alle prese con inquietudini esistenziali e scherzi a danno degli altri. Nel cast, oltre a Tognazzi, c’erano Duilio Del Prete, Gastone Moschin, Philippe Noiret e Adolfo Celi.

L’eredità di Ugo Tognazzi tra ironia e profondità

“Credo che la vera comicità di Ugo, e di quella generazione, nascesse da qualcosa che andava oltre il semplice carisma”, ha detto Gianmarco Tognazzi. Un’eredità fatta di ironia, certo, ma anche di grande profondità, come hanno sottolineato molti degli ospiti.

Michele Placido ha ricordato il suo primo incontro con Tognazzi sul set di “Romanzo popolare”, nel 1974. “Mi ha aiutato molto, anche nel rapporto con Monicelli”, ha raccontato. Poi ha parlato della casa al mare nel Villaggio Tognazzi a Torvajanica: “Ci venivano tutti: Pavarotti, Gassman… Quando ero ancora nessuno, andavo lì. Si mangiava bene, si giocava a tennis”. Una convivialità che molti rimpiangono ancora oggi.

“Amici miei”: un film che non invecchia

A cinquant’anni di distanza, “Amici miei” resta un punto di riferimento. La supercazzola è ormai parte del nostro linguaggio, anche se spesso si perde il suo lato malinconico. Forse per questo Gianmarco Tognazzi suggerisce: “Bisognerebbe rivederlo più spesso”. Perché dietro le risate c’è molto di più. E certi film – come certi attori – continuano a parlare al presente.

Written by
Sara Lucchetta

Sono una giornalista appassionata di Università, ricerca e tutto ciò che ruota attorno al mondo dello studio. La mia missione su smetteredilavorare.it è quella di esplorare e raccontare le sfide e le opportunità che gli studenti e i ricercatori affrontano ogni giorno. Credo fermamente nel potere della conoscenza e nel valore dell'istruzione come strumento di cambiamento.Oltre a dedicarmi alla mia passione per l'istruzione, mi piace anche tuffarmi nel mondo dello spettacolo e del cinema. Scrivere di film e eventi culturali mi permette di esprimere la mia creatività e di esplorare le diverse sfaccettature della vita. Quando non sono impegnata a scrivere, mi trovate spesso a cercare nuovi film da vedere o a discutere di tendenze culturali con amici e colleghi. La mia curiosità mi guida in ogni racconto e spero che le mie parole possano ispirare e informare chi legge.

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