Vasto, 8 dicembre 2025 – Resta in bilico il destino della famiglia Trevallion-Birmingham, i cui tre figli minorenni sono da due settimane affidati a una casa famiglia di Vasto, in Abruzzo, dopo il provvedimento del tribunale per i minorenni dell’Aquila. L’ultima udienza, tenutasi pochi giorni fa, si è chiusa senza una decisione definitiva: la presidente Cecilia Angrisano ha preferito prendersi ancora qualche giorno per riflettere. Al centro della discussione c’è la richiesta di maggiori garanzie e il parere della curatrice speciale dei minori, Marika Bolognese, che ha chiesto più tempo per osservare come si evolvono i bambini.
Famiglia in silenzio, ma qualche segnale di apertura
Da giorni, la famiglia – Nathan Trevallion e Catherine Birmingham, di origini anglo-australiane – ha scelto di non parlare con la stampa. L’unica eccezione è Nathan, che ha accettato le chiavi di una nuova casa nel bosco, offerta da un ristoratore locale. Un gesto che chi segue la vicenda interpreta come un possibile passo avanti verso il ricongiungimento con i figli. I genitori hanno anche dato il via libera a una ristrutturazione quasi completa della loro abitazione originaria, anche se i lavori non sono ancora partiti e non si sa quando inizieranno.
Le tutrici, che da due settimane seguono i bambini, hanno detto che i piccoli stanno bene di salute e mostrano segni di socievolezza. Due aspetti fondamentali, considerando che proprio le condizioni della casa e la socializzazione erano tra le ragioni che avevano portato il tribunale a sospendere la potestà genitoriale.
Curatrice prudente, tribunale aspetta
Nonostante questi segnali positivi, la curatrice speciale Marika Bolognese ha invitato a essere cauti. “Il tempo trascorso dai minori nella struttura di Vasto è troppo breve per dire se i problemi segnalati dal tribunale siano stati risolti”, ha spiegato davanti ai giudici. Per Bolognese, non basta aver accettato una nuova casa o aver avviato un progetto di ristrutturazione per sistemare questioni che i servizi sociali hanno monitorato per mesi.
Per questo la curatrice ha chiesto maggiori garanzie prima di autorizzare il ritorno dei bambini in famiglia. Anche il tribunale sembra voler procedere con calma: la presidente Angrisano non si è esposta e ha deciso di prendersi altro tempo per valutare i rapporti delle tutrici e la situazione dei minori.
Sguardo al futuro: la Corte d’Appello deciderà il 16 dicembre
Il prossimo passaggio importante sarà il 16 dicembre, quando la Corte d’Appello dell’Aquila rivedrà il caso. La famiglia Trevallion-Birmingham ha chiesto ai giudici di rivedere il provvedimento di affidamento. Nel frattempo, i bambini restano nella casa famiglia di Vasto, seguiti da educatori e tutrici.
Fonti vicine alla famiglia raccontano che i genitori stanno collaborando con le autorità e hanno accettato le condizioni del tribunale. Il clima però è ancora teso: nessuna dichiarazione ufficiale dai coniugi negli ultimi giorni, solo qualche parola scambiata con i volontari e con il ristoratore che ha offerto loro la nuova casa.
Il nodo della “socievolezza” e il peso degli esperti
Uno dei temi più discussi è proprio la “socievolezza” dei bambini. Le tutrici raccontano che i piccoli stanno mostrando una buona capacità di relazionarsi tra loro e con gli adulti della struttura. Un aspetto che potrebbe influire sulla decisione finale del tribunale. Ma, come sottolinea la curatrice Bolognese, “serve più tempo per capire se questo miglioramento è stabile o solo passeggero”.
Gli esperti coinvolti nel caso hanno ricordato che ogni scelta dovrà guardare solo al bene dei minori. “Non conta solo la casa – ha spiegato uno degli psicologi – ma anche garantire un ambiente stabile e rapporti sociali sani”.
Una storia ancora aperta
A Palmoli, intanto, la comunità segue la vicenda con attenzione. Qualcuno racconta di aver visto Nathan aggirarsi vicino alla nuova casa nel bosco di prima mattina, altri parlano di brevi incontri con i volontari. L’impressione è che la storia non sia ancora chiusa: solo dopo il 16 dicembre si capirà se la famiglia Trevallion-Birmingham potrà tornare a vivere sotto lo stesso tetto. Fino ad allora, resta l’attesa – e una speranza cauta – tra le colline abruzzesi.










