Nardò, 6 dicembre 2025 – Si avvicina la fine dell’inchiesta sulla scomparsa di Tatiana Tramacere, la 27enne di Nardò ritrovata il 4 dicembre nell’appartamento dell’amico Dragos Ioan Gheormescu. La ragazza, secondo gli investigatori, si sarebbe allontanata di sua spontanea volontà. La Procura di Lecce, dopo aver aperto un fascicolo per istigazione al suicidio contro il trentenne che l’ha ospitata, sembra pronta ad archiviare tutto. A undici giorni dalla denuncia, la pista più solida è questa: nessun reato, nessuna messinscena, solo una fuga voluta.
Tatiana sparita e ritrovata: la svolta nelle immagini
Gli spostamenti di Tatiana Tramacere sono stati ricostruiti grazie a una serie di verifiche tecniche. Tutto comincia il 24 novembre, quando la giovane lascia casa senza dire nulla. La famiglia denuncia la scomparsa solo quattro giorni dopo. Da lì partono le ricerche: i carabinieri esaminano le telecamere della zona, ma un temporale ha danneggiato gli impianti pubblici. Così si affidano ai filmati privati.
Tra il 2 e il 3 dicembre arrivano le immagini decisive: si vede Tatiana insieme a Dragos uscire da un parco vicino a casa sua e entrare nell’appartamento dell’amico. Da quel momento, secondo le registrazioni, la ventisettenne non è più uscita per quattro giorni. È quel dettaglio a concentrare subito le ricerche proprio nell’abitazione di lui.
Il nascondiglio in casa: tra armadi e terrazzi
Il 4 dicembre, convinti che Tatiana fosse ancora lì, i carabinieri con il supporto degli specialisti del Ris fanno irruzione. La paura era tanta, qualcuno temeva il peggio. Invece la ragazza viene trovata viva, nascosta in un abbaino sul terrazzo, rannicchiata dentro un armadio. Aveva con sé due telefoni cellulari, non il suo personale, che risultava spento. Probabilmente li ha usati nei giorni passati chiusa in casa.
Dragos Ioan Gheormescu, unico indagato finora, è stato sentito dagli inquirenti. Tatiana invece non è ancora stata interrogata dai magistrati. Le prime ricostruzioni dicono che è stata lei a organizzare tutto: una fuga studiata per “cambiare vita”, come ha raccontato lo stesso Dragos.
Il caso chiuso, ma non senza polemiche
La vicenda si è conclusa senza tragedie, ma ha scatenato un acceso dibattito. La criminologa Roberta Bruzzone ha sollevato un tema che divide l’opinione pubblica: “Non è giusto che un’intera comunità venga messa in allarme, con forze dell’ordine, volontari, unità cinofile ed elicotteri mobilitati per giorni… e poi scoprire che si tratta solo di una fuga volontaria”, ha scritto sui social. Se davvero è così, ha aggiunto, “i costi delle ricerche e delle indagini devono ricadere sulla persona coinvolta”.
Bruzzone ha insistito: “Questa vicenda deve diventare un caso di riferimento chiaro e senza dubbi”. Il suo messaggio è forte: “Le vere emergenze meritano attenzione e risorse. Quelle inventate, no”. Un punto di vista che ha riacceso la discussione sulla responsabilità personale in situazioni come questa.
Chi paga il conto? I costi delle ricerche sotto la lente
Il caso di Tatiana Tramacere apre il dibattito sulle conseguenze degli allontanamenti volontari che scatenano grandi operazioni di ricerca. In undici giorni sono stati mobilitati decine di carabinieri, vigili del fuoco e volontari della protezione civile; utilizzati elicotteri e cani da ricerca. Tutto questo, secondo gli investigatori, senza che ci fossero elementi di pericolo reale.
Al momento la Procura non ha ancora sentito la giovane. Ma sembra ormai certo che non ci siano reati da contestare né a Tatiana né a Dragos. Resta però sul tavolo il nodo dei costi sostenuti dalla collettività e la necessità – come suggerito da Bruzzone – di fissare regole più rigide per evitare che situazioni simili si ripetano senza conseguenze.
Nel paese, intanto, il ritrovamento ha lasciato un mix di sollievo e amarezza. “Siamo felici che sia andata bene”, ha commentato una vicina di casa della famiglia Tramacere. “Ma forse tutto questo si poteva evitare”.










