Bruxelles, 4 dicembre 2025 – Ieri la Commissione europea ha annunciato la decisione di mettere fine, a tappe forzate, alle importazioni di gas dalla Russia. La misura riguarda tutti i Paesi dell’Unione e sarà completata entro il 2027, anche se i tempi variano a seconda dei contratti in corso. Ursula von der Leyen ha spiegato che l’obiettivo è tagliare ancora di più la dipendenza energetica da Mosca, già calata drasticamente dal 2022, e colpire le entrate del Cremlino per la guerra in Ucraina.
Stop al gas russo: le tappe da segnare in agenda
Il nuovo pacchetto di sanzioni energetiche fissa scadenze precise. Per i contratti a breve termine firmati prima del 17 giugno 2025, il divieto scatterà il 25 aprile 2026 per il Gnl (gas naturale liquefatto) e il 17 giugno 2026 per il gas che arriva via gasdotto. Per gli accordi a lungo termine, invece, la fine delle forniture è prevista all’inizio del 2027, con una possibilità di anticipare a ottobre 2026 in alcuni casi particolari. È prevista anche una proroga di un mese per i Paesi che fatichino a raggiungere i livelli di stoccaggio richiesti.
Da Palazzo Berlaymont fanno sapere che la misura coinvolge ancora otto Stati membri, tra cui Ungheria, Francia e Belgio, che continuano a ricevere gas dalla Russia. Nel mirino ci sono anche Grecia, Olanda, Portogallo e Spagna, soprattutto per quanto riguarda il Gnl.
La strategia europea punta sul Gnl e nuovi partner
Colpire il Gnl russo è stata una scelta ragionata. Il gas naturale liquefatto arriva via mare e non tramite gasdotto, quindi è più facile da bloccare anche per questioni contrattuali. Così la Commissione ha evitato uno scontro diretto con Ungheria e Slovacchia, Paesi storicamente più vicini a Mosca e ancora molto dipendenti dal petrolio russo.
Secondo i dati della Commissione, la quota di gas russo che arriva in Europa è passata dal 45% prima dell’invasione del 2022 al 12% di ottobre scorso. Un calo netto, ma non ancora sufficiente per dire addio alla dipendenza energetica. “Stiamo già cambiando i fornitori”, ha detto un funzionario europeo. “Il Gnl russo può essere sostituito da quello di Norvegia, Stati Uniti, Nordafrica, Paesi del Golfo o Indonesia”.
Italia, gli Stati Uniti diventano il primo fornitore di Gnl
Guardando all’Italia, la situazione cambia velocemente. Nel primo semestre del 2025, gli Stati Uniti sono diventati il principale fornitore di Gnl, coprendo il 45% delle importazioni. Dietro ci sono Qatar (24%) e Algeria (20%). Questo cambio ha richiesto investimenti nei porti e nei rigassificatori. Il Ministero dell’Ambiente conferma: “Abbiamo accelerato sulle autorizzazioni per garantire la sicurezza delle forniture”, ha spiegato una fonte del dicastero.
Nonostante il gas russo via gasdotto sia calato del 9% nella prima metà del 2025, l’import totale di gas in Europa è salito del 3,4%, grazie all’aumento degli acquisti di Gnl. Ma anche questi ultimi mostrano qualche segnale di rallentamento negli ultimi mesi.
Petrolio russo, la dipendenza è quasi finita
Sul petrolio russo il cammino è più avanti. Nel 2021 l’Unione europea importava da Mosca un quarto del proprio fabbisogno; oggi quella quota è scesa al 3%, concentrata quasi solo in Slovacchia e Ungheria. Il gasdotto Turkstream continua a rifornire questi due Paesi e lo farà ancora per un po’, secondo le stime della Commissione.
Il pacchetto di sanzioni di Ursula von der Leyen punta a chiudere questa pagina entro i prossimi due anni. “Non possiamo più permettere che la guerra venga finanziata con le nostre bollette”, ha detto la presidente in conferenza stampa.
Energia, cosa aspettarsi nei prossimi mesi
Resta da vedere come reagiranno i mercati e quali saranno gli effetti sui prezzi dell’energia. Le prime previsioni dicono che il rischio di shock improvvisi è basso, grazie alla diversificazione delle fonti e alle scorte già accumulate. Ma alcuni governi, soprattutto quelli più esposti, chiedono rassicurazioni e tempi più lunghi per adattarsi.
La partita europea sull’energia entra ora in una fase cruciale. Bruxelles deve tenere d’occhio sia le nuove forniture sia le tensioni geopolitiche che ancora influenzano le sue scelte.









