Caprese Michelangelo, 4 dicembre 2025 – Due bambini di 9 e 4 anni sono stati tolti alla loro famiglia e affidati a una comunità protetta nel piccolo comune di Caprese Michelangelo, in provincia di Arezzo. A scatenare l’intervento delle autorità è stata la scoperta della loro totale mancanza di vaccinazioni, l’assenza di iscrizione a scuola e un isolamento sociale che allarmava. Il provvedimento, notificato il 16 ottobre dai carabinieri della compagnia di Sansepolcro insieme agli assistenti sociali dell’Unione dei Comuni della Valtiberina, arriva su ordine del tribunale dei minori di Firenze. L’obiettivo è tutelare i due piccoli, cresciuti in un ambiente dove le regole civili venivano rifiutate e dove i genitori erano coinvolti in una setta.
Una famiglia isolata e legata a una setta: “Noi è, io sono”
I genitori, Harald, originario di Bolzano, e Nadia, una donna bielorussa, avevano scelto di vivere lontani da tutto, nel casale di La Creta, sulle colline toscane. Secondo quanto emerso dalle indagini, la coppia faceva parte del gruppo “Noi è, io sono”, conosciuto anche come “Uomo vivo donna viva”, una setta che nega ogni autorità statale e istituzionale. Il casale era circondato da recinzioni e telecamere, considerato dai due come “zona extraterritoriale”. “Qui non è Italia, non potete entrare, siamo protetti da Russia e Bielorussia”, avrebbero detto ai militari durante un controllo precedente.
Il trasferimento da Bolzano a Caprese Michelangelo, secondo fonti investigative, sarebbe stato dettato proprio dalla voglia di sfuggire ai controlli delle autorità. I bambini non erano mai stati sottoposti alle visite scolastiche obbligatorie previste per l’istruzione parentale, non avevano un pediatra né un medico di famiglia e non risultavano vaccinati. “Non li avevamo mai visti in paese”, racconta una residente. “Solo qualche volta si sentivano voci dal giardino”.
Il blitz che ha portato via i bambini
Il 16 ottobre, i carabinieri si sono presentati al casale, in tenuta antisommossa per precauzione, accompagnati dagli assistenti sociali. L’intervento è arrivato pochi giorni dopo la strage di Castel d’Azzano, dove tre militari avevano perso la vita, un dettaglio che ha reso i militari particolarmente cauti. I genitori si sono rifiutati di leggere o firmare il provvedimento. Harald avrebbe detto al figlio più grande di “prepararsi a reagire”, secondo quanto riferito dagli operatori.
Dopo una breve trattativa, le forze dell’ordine sono entrate nella proprietà. Il bambino più piccolo ha pianto disperato, mentre il maggiore ha seguito i carabinieri senza opporre resistenza. I due fratellini sono stati portati in una struttura protetta della zona, dove si trovano ancora. La madre può vederli, ma solo secondo regole precise.
Ricordi di Palmoli e la reazione della comunità
La vicenda fa tornare alla mente il caso della cosiddetta “famiglia nel bosco” di Palmoli, in Abruzzo, dove anche lì i genitori avevano scelto l’isolamento e il rifiuto delle regole. Nel caso di Caprese Michelangelo, però, i bambini sono stati affidati a una comunità e la madre può continuare a incontrarli. La setta a cui appartengono i genitori si è subito attivata per sostenerli: gli investigatori dicono che il gruppo è solito creare documenti da sé, rifiutare pagamenti e firmare ricorsi con impronte digitali insanguinate.
La sindaca di Caprese Michelangelo, Marilda Brogialdi, dice di essere stata informata solo dopo i fatti: “Non ho avuto niente a che fare con il blitz”, spiega. “Il padre l’ho visto solo una volta, era un tipo particolare”. In paese la notizia ha sorpreso e un po’ preoccupato. “Non ci aspettavamo una cosa del genere qui”, confida un commerciante.
Che ne sarà dei bambini? Il ricorso dei genitori
Per ora i due fratelli restano in comunità protetta. I genitori hanno presentato un ricorso contro il provvedimento, che è ancora in corso davanti al tribunale dei minori di Firenze. Nel frattempo, gli operatori sociali lavorano per far sì che i bambini possano tornare a scuola e ricevere cure mediche. “La priorità resta sempre la tutela dei minori”, spiegano fonti vicine al caso. La vicenda è ancora sotto stretto controllo delle autorità locali, mentre la comunità si interroga sulle scelte di questa famiglia e su come non siano stati colti prima segnali così evidenti di disagio.









