Roma, 3 dicembre 2025 – La spesa del Pnrr ha superato i 92,5 miliardi di euro, a cui si aggiungono 10 miliardi di euro di facility già trasferiti ai soggetti esterni chiamati a gestire le misure previste dal piano. A darne notizia è stato il ministro degli Affari Europei, Tommaso Foti, che oggi pomeriggio ha risposto a Montecitorio a un’interrogazione di Fratelli d’Italia durante il Question Time. Il suo intervento arriva a pochi giorni dal via libera di Bruxelles alla liquidazione dell’ottava rata, un passaggio cruciale per la tenuta dei conti pubblici e la credibilità dell’Italia in Europa.
Pnrr, spesa oltre i 92 miliardi: lo stato dei fondi
Il ministro Foti ha fatto il punto spiegando che “la spesa del Pnrr ha raggiunto i 92,5 miliardi”, fotografando così lo stato di avanzamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza a fine novembre. A questa cifra si aggiungono poi 10 miliardi di facility, fondi già trasferiti ai soggetti esterni incaricati di portare avanti le misure. In pratica, si tratta di risorse destinate a progetti specifici, affidate a enti pubblici e privati che dovranno garantirne l’attuazione entro i tempi previsti.
Il dato arriva in un momento delicato: pochi giorni fa la Commissione Europea ha dato l’ok alla liquidazione dell’ottava rata del Pnrr, sbloccando così una nuova tranche di finanziamenti. Un passaggio atteso con attenzione, come ha sottolineato lo stesso Foti davanti ai deputati: “Abbiamo rispettato le scadenze e gli impegni presi con Bruxelles”.
Sesta revisione del piano: 13,5 miliardi per imprese e infrastrutture
Durante il Question Time, il ministro ha illustrato anche i dettagli della sesta revisione del piano, approvata dalla Commissione Europea nelle settimane scorse. “Si tratta di una revisione da 13,5 miliardi che interessa il mondo delle imprese, l’agroalimentare, l’agricoltura, la connettività digitale, le infrastrutture idriche e l’economia circolare”, ha spiegato Foti. Una rimodulazione che punta a dare nuova spinta a settori considerati strategici per la crescita e la modernizzazione del Paese.
Secondo il ministero degli Affari Europei, questa revisione è stata necessaria per adeguare il piano alle nuove esigenze emerse negli ultimi mesi: dai rincari energetici alle tensioni internazionali, fino alle difficoltà nell’attuazione di alcuni progetti. “Posso dire che in questi anni abbiamo fatto il nostro dovere”, ha aggiunto Foti, rivendicando il lavoro svolto dal governo e dalle amministrazioni coinvolte.
Reazioni politiche e prossimi passi
La comunicazione del ministro ha subito acceso il dibattito tra le forze politiche. Dal Partito Democratico sono arrivate richieste di maggiore trasparenza su come vengono usati i fondi e sui tempi di realizzazione delle opere. “Serve chiarezza su come vengono spesi questi soldi”, ha detto un deputato dem a margine della seduta. Più cauta la posizione del Movimento 5 Stelle, che chiede un controllo continuo sull’efficacia degli investimenti.
Intanto, fonti del Ministero dell’Economia indicano che la prossima scadenza importante sarà la presentazione, a gennaio 2026, della relazione semestrale sullo stato di avanzamento del Pnrr. Solo allora si potrà capire davvero l’impatto delle misure adottate e verificare se i progetti finanziati stanno rispettando i tempi previsti.
Il nodo delle facility e la sfida della gestione
Resta aperto il tema della gestione delle facility, quei fondi pensati per sostenere investimenti in innovazione tecnologica e transizione ecologica. Per alcuni osservatori, il fatto che i 10 miliardi siano stati trasferiti rapidamente ai soggetti gestori è un segnale positivo. Ma non mancano dubbi sulla capacità di spendere bene e di rendicontare i risultati.
In Parlamento si discute anche della necessità di rafforzare i controlli sugli enti che devono realizzare i progetti. “Non basta spendere: bisogna spendere bene”, ha avvertito un esponente di Italia Viva durante il dibattito. Un monito che riflette le preoccupazioni di amministratori locali e associazioni di categoria, ora chiamati a dimostrare che i fondi europei possono davvero tradursi in crescita e posti di lavoro.
Il prossimo appuntamento è fissato per metà dicembre, quando il governo presenterà una relazione aggiornata sui progetti in corso. Nel frattempo, il monitoraggio resta serrato: ogni euro speso viene passato al setaccio da Bruxelles e dagli organismi di controllo nazionali.










