Milano, 1 dicembre 2025 – Dal 27 novembre è nelle sale italiane “Orfeo” di Virgilio Villoresi, un film che mescola sperimentazione visiva, cinema artigianale e animazione stop-motion, distribuito da Double Line. Tratto dalla graphic novel “Poema a fumetti” di Dino Buzzati (1969), il film riprende il mito di Orfeo ed Euridice e lo cala in una Milano sospesa tra sogno e distopia.
Orfeo: tra realtà e visione
Al centro della storia c’è Orfeo, un pianista solitario interpretato da Luca Vergoni, che suona ogni sera al “Polypus”, un locale dall’atmosfera notturna e rarefatta. Una sera, tra i tavoli semivuoti e le luci soffuse, Orfeo incrocia lo sguardo di Eura Storm (Giulia Maenza), donna affascinante e sfuggente. Tra i due nasce un legame intenso, fatto di attese e silenzi. Poi, all’improvviso, Eura sparisce. Orfeo resta sospeso, diviso tra la realtà del suo pianoforte e un vuoto che cresce dentro di lui.
La produzione racconta che proprio questa assenza spinge il protagonista a varcare una soglia misteriosa: una porta che apre a un mondo oscuro, abitato da creature enigmatiche e dominato dall’Uomo Verde. Tra corridoi labirintici e paesaggi surreali, Orfeo si mette alla ricerca della donna amata, in un viaggio che richiama il mito antico ma parla anche alle inquietudini di oggi.
L’esordio di Virgilio Villoresi
“Orfeo” è il primo lungometraggio di Virgilio Villoresi, artista visivo noto per il suo lavoro tra tecniche analogiche e digitali. Dopo gli studi d’arte, Villoresi si è dedicato allo stop-motion e alla costruzione manuale di dispositivi ottici. Nel tempo ha realizzato cortometraggi, videoclip, installazioni per musei e progetti per la moda. Il film era già passato Fuori Concorso alla 82ª Mostra di Venezia, dove aveva colpito per il suo stile unico.
Il regista ha detto: “Volevo catturare l’atmosfera sospesa del libro di Buzzati, ma anche spingermi oltre, verso un cinema che fosse davvero un luogo di sogni”. Ha lavorato con una troupe piccola, scegliendo materiali veri e tecniche manuali: pupazzi mossi a mano, miniature costruite in laboratorio, inserti d’archivio. Solo così, ha raccontato, “la storia ha preso vita davanti ai nostri occhi”.
Dal fumetto al grande schermo
Il richiamo a “Poema a fumetti” non è casuale. L’opera di Buzzati era già una riscrittura moderna del mito di Orfeo ed Euridice, ambientata in una Milano onirica e inquieta. Villoresi riprende quell’eredità e la trasforma in un’esperienza che mescola scene dal vivo e animazione. Le parti animate, fatte con la tecnica dello stop-motion, si intrecciano con le riprese reali, creando un effetto straniante ma coerente con il racconto.
Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), che ha assegnato al film il riconoscimento di “Film della Critica”, lo definisce “un meraviglioso viaggio nelle tenebre della mente di un uomo che cerca la donna amata”. La motivazione parla di un’opera che “reinventa un secolo di arte d’avanguardia in una storia d’amore, di morte e di stupore per le potenzialità del cinema”.
Accoglienza e futuro
Alle prime proiezioni milanesi, al Cinema Anteo e al Beltrade, il pubblico si è diviso. C’è chi ha apprezzato la sperimentazione visiva e chi ha trovato la trama troppo sospesa. Qualcuno ha parlato di “un’esperienza ipnotica”, altri di “un viaggio difficile ma necessario”. La critica, invece, sembra unanime nell’apprezzare l’originalità: “Villoresi ci mostra una Milano mai vista prima”, ha scritto un recensore locale.
Il film resta in programmazione nelle principali città italiane. Per chi cerca un cinema fuori dagli schemi, fatto di immagini costruite a mano e atmosfere rarefatte, “Orfeo” è una delle uscite più interessanti della stagione. E forse, come dice lo stesso regista, “solo attraversando il buio si può tornare a vedere la luce”.