Bolzano, 29 novembre 2025 – Cinque giovani turisti sono stati tratti in salvo nel primo pomeriggio di sabato dal Soccorso alpino sul Sass Rigais, nel gruppo delle Odle. I ragazzi, saliti a oltre 3.000 metri, erano completamente impreparati, con un abbigliamento inadatto alla montagna. L’intervento, avvenuto nel cuore del Parco naturale Puez-Odle, ha fatto scattare l’allarme tra le squadre di soccorso, che hanno definito il lieto fine “un vero miracolo”, visto che nessuno è rimasto ferito.
Scarpe da ginnastica e tuta a 3.025 metri: un azzardo pericoloso
Il Soccorso alpino di Funes ha ricostruito la vicenda. I cinque, tutti tra i 20 e i 30 anni, arrivavano da fuori regione e si erano spinti fino alla base della parete nord del Sass Rigais, a quota 3.025 metri, con sole scarpe da ginnastica e tute leggere da passeggio. Nessun ramponi, nessun abbigliamento tecnico, né dispositivi di sicurezza. “Quando li abbiamo trovati, erano bloccati su un tratto ripido e ghiacciato, incapaci di andare avanti o tornare indietro”, ha raccontato uno dei soccorritori.
Quella zona, già insidiosa d’estate, in inverno si fa molto più pericolosa: neve fresca, rocce scoperte e rischio valanghe. “Con quelle scarpe ogni passo era un azzardo”, ha spiegato un operatore. Le temperature intorno allo zero e il vento forte rendevano tutto ancora più rischioso.
Il salvataggio: elicottero e Guardia di Finanza in campo
L’allarme è scattato poco dopo le 13. I ragazzi, resisi conto di non poter proseguire, hanno chiamato il 112. Subito si è messa in moto la macchina dei soccorsi: sul posto sono arrivati i tecnici del Soccorso alpino di Funes, con l’elicottero Pelikan 1 e una squadra della Guardia di Finanza. Il terreno accidentato e il ghiaccio hanno reso difficili le operazioni.
Gli uomini del soccorso hanno raggiunto il gruppo, li hanno messi in sicurezza e accompagnati fino al punto dove l’elicottero li ha recuperati. Nessuno è rimasto ferito, ma la paura è stata grande. “Si può parlare solo di fortuna per come è andata”, ha ammesso uno dei soccorritori.
L’allarme degli esperti: “La montagna non perdona”
A fine operazione, il messaggio è stato chiaro e deciso. “La montagna va rispettata – ha sottolineato il capo squadra del Soccorso alpino – non basta voler fare un’avventura o scattare una bella foto”. In quota, soprattutto d’inverno, improvvisare può costare caro. “Serve esperienza, conoscere il territorio e portare con sé l’attrezzatura giusta: Artva, sonda, pala e abbigliamento tecnico”, hanno ricordato gli operatori.
Il pericolo non riguarda solo chi si mette in difficoltà, ma anche chi deve intervenire per salvarlo. “Ogni volta che usciamo per un recupero così, mettiamo a rischio anche la nostra vita”, ha spiegato un volontario. Eppure, casi del genere si ripetono sempre più spesso. “Forse manca la consapevolezza di cosa significhi davvero affrontare l’alta montagna”.
Un problema in crescita: numeri e prevenzione
Secondo il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, nel 2024 ci sono stati più di 1.200 interventi sulle Alpi italiane per escursionisti impreparati o male equipaggiati. Un fenomeno in aumento, spinto anche dalla diffusione sui social di immagini che spesso non mostrano le vere difficoltà della montagna.
Le autorità locali stanno studiando nuove campagne di informazione e possibili restrizioni nei periodi più critici. “Non vogliamo scoraggiare nessuno – ha detto un responsabile del Parco Puez-Odle – ma serve responsabilità. La montagna è aperta a tutti, ma non è un parco giochi”.
Solo la rapidità dei soccorsi ha evitato che quella giornata finisse in tragedia. Eppure, come hanno ricordato gli operatori sabato sera, “la prossima volta potrebbe non andare così”.