Roma, 27 novembre 2025 – L’avvocato Giovanni Angelucci si è tirato fuori dalla difesa di Nathan Trevallion e Catherine Birmingham, la cosiddetta “famiglia nel bosco”. Dopo settimane di tensioni e offerte rifiutate, la decisione è arrivata il 25 novembre. La coppia ha cambiato quattro legali in sei mesi e ora si trova in un momento delicato, con i tre figli minori affidati a una casa famiglia in Abruzzo.
Guerra interna e interferenze che hanno spaccato tutto
Secondo Angelucci, la rottura è stata causata da “ingerenze esterne” e da una fiducia ormai persa. Impossibile andare avanti così. In un’intervista a Repubblica, il legale ha aggiunto particolari più concreti: “All’inizio avevamo solo idee diverse, poi ho capito che rifiutavano ogni aiuto. Forse hanno già deciso di tornare in Australia non appena riavranno i bambini”, ha detto, lasciando capire che la famiglia si è chiusa in se stessa.
Opportunità buttate via: offerte ignorate e occasioni sprecate
Il 25 novembre era in programma un incontro tra Angelucci e Trevallion per vedere insieme una casa messa a disposizione da un imprenditore di Ortona, originario di Palmoli. Un bed and breakfast nel bosco, una vecchia casa contadina rimessa a nuovo con tre camere, soggiorno e cucina. “Nathan non si è fatto vedere”, racconta l’avvocato. Quel posto avrebbe potuto ospitare la famiglia mentre sistemavano la loro abitazione, comprata dalla cosiddetta “ragazza degli husky”.
Non è stato l’unico no. Anche il sindaco di Palmoli, Giuseppe Masciulli, aveva offerto un’altra casa, sempre gratis, a due chilometri dal paese: settanta metri quadrati con terreno e pannelli fotovoltaici. “Nemmeno l’ha guardata”, aggiunge Angelucci.
Lavori bloccati e aiuti tecnici rimandati
Sul fronte della ristrutturazione, le cose sono andate allo stesso modo. Un imprenditore di Pescara si era offerto di mettere moduli abitativi temporanei nel giardino, mentre la società San Salvo Appalti si era detta pronta a fare i lavori a costo zero. “Nathan doveva solo firmare per il deposito del progetto al Genio Civile, ma alla fine ha detto che i lavori erano troppo invasivi”, spiega Angelucci.
E non è tutto: la famiglia ha detto no anche all’aiuto di una psicologa infantile specializzata in psicoterapia cognitivo-comportamentale. “Le sue valutazioni sarebbero servite come supporto tecnico-scientifico per il futuro giudizio del Tribunale dei Minori”, sottolinea il legale. “Era fondamentale, soprattutto con il ricorso che scade sabato. Non c’era tempo da perdere. Ho dovuto mollare il caso: non potevo difendere senza tutti gli elementi”.
Fughe, tensioni e scontri con i servizi sociali
Non è la prima volta che la famiglia si scontra con le autorità. L’anno scorso Catherine Birmingham era scappata a Bologna con i figli per evitare i servizi sociali, sparendo per mesi. Nathan era rimasto nella casa nel bosco e aveva coperto la moglie. L’ordinanza di allontanamento dei minori, decisa dal Tribunale dell’Aquila, ha attirato anche l’attenzione del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che in Parlamento ha detto: “Sono pronto a usare i poteri disciplinari previsti dalla legge se emergono problemi seri”.
Silenzio e attesa nella casa famiglia
Intanto, nella struttura che accoglie la madre e i tre bambini, regna il silenzio. La Garante regionale per l’infanzia, Alessandra De Febis, ha rassicurato sulle condizioni dei piccoli: “Stanno bene, sono sereni e in buona salute. Anche se è tutto nuovo per loro, stanno affrontando questo momento con equilibrio”. La madre può vedere i figli seguendo le regole della magistratura. Nessuno però si sbilancia sui tempi del ricongiungimento o su un’eventuale partenza per l’Australia.
La storia resta aperta, tra attese e domande sul futuro di questa famiglia e sulla tutela dei minori coinvolti.