Roma, 26 novembre 2025 – Il Movimento #siamoatitolidicoda, che riunisce centinaia di lavoratori del cinema italiano, ha annunciato uno sciopero generale per venerdì 28 e sabato 29 novembre. La protesta nasce dalla necessità di “alzare la voce” contro condizioni di lavoro ormai insostenibili. Una crisi che, per molti addetti ai lavori, mette a rischio la stessa sopravvivenza della professione.
Cinema in rivolta: scioperi e manifestazioni in arrivo
La mobilitazione coinvolgerà troupe, tecnici, maestranze e operatori in tutta Italia. L’appello è netto: “Ci uniremo per far sentire il nostro dissenso contro un sistema che ci sfrutta, ci impoverisce e mette a rischio la nostra arte e il nostro lavoro”, si legge nella nota del movimento. Le adesioni sono previste soprattutto a Roma e Milano, dove si concentrano i principali set e teatri di posa.
Secondo gli organizzatori, non si tratta solo di una protesta generica, ma di dare voce a chi “rifiuta lo sfruttamento e crede nella dignità del lavoro onesto”. Un messaggio duro: “Non siamo più disposti a lavorare in condizioni disumane per garantire profitti a pochi”, si legge ancora nel comunicato.
Salari bassi e contratti fermi: perché si sciopera
Al centro della protesta ci sono stipendi troppo bassi, l’assenza di un vero welfare di settore e il mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per le troupe, fermo da oltre 25 anni. “Manovre finanziarie inadeguate, salari da fame, nessuna tutela e condizioni di lavoro sempre più precarie”, elenca il movimento nella nota.
Molti lavoratori denunciano turni lunghi, pagamenti irregolari e scarso supporto in caso di malattia o incidente. “Siamo stanchi di vedere i nostri diritti calpestati”, ha detto ieri sera Marco De Santis, operatore di macchina con 20 anni di esperienza. “Il cinema italiano vive grazie al nostro lavoro invisibile, ma nessuno se ne accorge finché non ci fermiamo”.
Il contratto collettivo dimenticato da 25 anni
Uno dei nodi più spinosi è proprio il contratto collettivo nazionale. Secondo chi promuove lo sciopero, il documento che dovrebbe regolare orari, stipendi minimi e tutele non viene aggiornato dal 2000. “Il mondo è cambiato, ma le nostre tutele sono ferme”, racconta una segretaria di produzione che preferisce restare anonima. “Ogni volta che si parla di rinnovo, tutto viene rimandato. Intanto, le condizioni peggiorano”.
Le sigle sindacali tradizionali vengono criticate come “inefficaci”. “Serve un’azione dal basso”, sottolinea il comunicato diffuso ieri mattina. Tuttavia, non tutti nel settore condividono questa linea dura: alcuni temono che lo sciopero possa peggiorare la crisi delle produzioni.
Set fermi e teatri vuoti: cosa rischia il cinema
Per due giorni, il 28 e 29 novembre, molte produzioni potrebbero fermarsi. “Spegnamo le macchine da presa, le luci dei set, svuotiamo i teatri per protestare per la nostra dignità”, recita l’appello del movimento. La protesta potrebbe coinvolgere anche alcune anteprime e proiezioni già in programma nelle sale di Roma.
Secondo le prime stime, lo sciopero potrebbe bloccare decine di set tra Lazio, Lombardia e Campania. “Non è una decisione facile”, ammette un direttore della fotografia contattato ieri pomeriggio. “Ma se non alziamo la voce ora, rischiamo di scomparire”.
Una crisi che dura da vent’anni
Il malcontento dei lavoratori del cinema non è una novità. Da tempo il settore denuncia tagli ai finanziamenti pubblici, la concorrenza delle piattaforme digitali e un lavoro sempre più precario. “Il cinema italiano è sempre stato un’eccellenza”, ricorda De Santis. “Ma senza investimenti e rispetto per chi lavora dietro le quinte, rischiamo davvero i titoli di coda”.
Il movimento #siamoatitolidicoda chiama tutti gli addetti a partecipare alle manifestazioni nelle piazze principali d’Italia. L’obiettivo è chiaro: “Facciamo sentire forte il nostro disagio. È ora che si arrivi ai titoli di coda”.