Torino, 26 novembre 2025 – Juliette Binoche, una delle attrici francesi più amate nel mondo, è arrivata oggi al Torino Film Festival per presentare il suo primo film da regista, “In-I in Motion”, e ricevere la prestigiosa Stella della Mole. L’evento si è svolto proprio nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, un tema su cui Binoche non ha usato mezzi termini: “Che donne in paesi come Afghanistan, Congo e Iran siano private delle libertà più basilari è una tragedia. Dobbiamo alzare la voce”, ha detto con fermezza, davanti a un pubblico attento, poco dopo le 11 nella sala conferenze del festival.
Il debutto dietro la macchina da presa e il ritorno alla danza
Juliette Binoche, nata a Parigi il 9 marzo 1964, ha deciso di esordire alla regia con un progetto che nasce dalla sua esperienza teatrale. “In-I in Motion” si ispira infatti alla performance che ha portato in tour nel 2008 con il coreografo Akram Khan, quando l’attrice aveva lasciato per un po’ il cinema per dedicarsi alla danza contemporanea. Le scenografie sono firmate dall’artista Anish Kapoor. “A spingermi a fare questo film è stato Robert Redford – ha raccontato Binoche –. La danza ti mette alla prova, ti sfianca fisicamente ed emotivamente. Ogni volta pensavo di non farcela, il cuore correva a mille e il sudore scendeva. Ma se credi davvero in qualcosa, la devi fare. Ti senti come se avessi le ali, anche se devi affrontare le tue paure più profonde”.
Forza femminile e rapporto tra uomo e donna
Durante l’incontro, Binoche ha parlato della forza delle donne e dei rapporti tra i sessi, partendo dalla sua esperienza personale. “Ancora oggi, spesso si pensa che la forza sia roba da uomini”, ha ammesso. “Sono cresciuta con una madre forte e femminista, ma anch’io ho cercato un uomo che mi proteggesse. Una grande illusione: quella figura non esiste. Forse uomini e donne possono incontrarsi davvero solo su un altro piano, uno spazio più spirituale dove ci si capisce e si apprezza a vicenda”. Le sue parole hanno raccolto applausi e qualche sorriso complice dalle donne in sala.
L’arte che cambia la vita: ispirazioni e riferimenti
Alla domanda su cosa significhi per lei “la vera arte trasforma”, Binoche ha risposto senza esitazioni: “Nella vita contano quei personaggi e quelle opere capaci di cambiare te stesso”. Ha citato il film “La passione di Giovanna d’Arco” di Dreyer: “È stato il primo film che mi ha profondamente colpita e trasformata. Un’esperienza che racconta molto del mio cammino artistico, fatto di scelte coraggiose e di una ricerca continua di autenticità”.
Scene di sesso sul set: libertà e rispetto
Non sono mancati i riferimenti alle difficoltà del mestiere, in particolare sulle scene di sesso nei film. “Sono complicate – ha spiegato Binoche – perché devi mostrare e controllare qualcosa che riguarda il desiderio. Oggi c’è la figura dell’intimacy coordinator, ma resta il rischio che il partner o il regista possano distorcere quelle scene. L’ideale sarebbe girare liberamente e poi far vedere il risultato agli attori per avere il loro ok”. Un tema caldo, che ha animato il dibattito anche tra giovani registi e attori nel corso del festival.
Le radici di una formazione tra caos e amore per l’arte
Ripercorrendo la sua crescita, Binoche ha raccontato di una famiglia “caotica ma piena d’amore per l’arte”. I genitori divorziati, il collegio da piccola, ma soprattutto la madre, Monique Yvette Stalens, insegnante, regista e attrice: “Era una donna con idee molto forti, credeva nella verità e mi ha insegnato il valore della sincerità. Mi ha trasmesso soprattutto l’importanza di dire sempre quello che pensi, senza mai vittimizzarti”.
Una presenza che lascia il segno
La giornata al festival si è chiusa con la consegna della Stella della Mole, premio che celebra non solo la carriera di Juliette Binoche, ma anche la sua capacità di muoversi tra generi diversi, linguaggi vari e battaglie civili. Nel foyer del cinema Massimo, tra fan in attesa di un autografo e fotografi dietro le transenne, qualcuno ha sussurrato: “È sempre lei, Vianne di Chocolat”. Ma oggi, sotto le luci del festival, Binoche appare molto più di un personaggio: una donna che continua a interrogarsi – e a farci riflettere – sul senso della libertà, dell’arte e della forza condivisa.