New York, 26 novembre 2025 – Il Museum of Modern Art di New York si prepara a celebrare Carlo Rambaldi, il maestro italiano degli effetti speciali, con una retrospettiva che, dal 10 al 24 dicembre, ricorderà il centenario della sua nascita. La mostra, dal titolo semplice e diretto “Carlo Rambaldi”, nasce dalla collaborazione tra il MoMA, la Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura e Cinecittà. In programma ci sono quindici film che coprono tutta la carriera dell’artista, con sei grandi produzioni hollywoodiane e quattro film italiani restaurati appositamente per l’occasione.
Hollywood e Italia: un viaggio tra cinema e creatività
La rassegna parte con il cult “Profondo Rosso” di Dario Argento, scelto come film di apertura. Oltre a questo iconico titolo del 1975, il pubblico potrà rivedere opere come “Estratto dagli archivi segreti della polizia di una capitale europea” di Riccardo Freda, “Scacco alla regina” di Pasquale Festa Campanile e “Frankenstein ’80” di Mario Mancini. Proprio questi ultimi due verranno mostrati per la prima volta al MoMA in versione restaurata 4K, a sottolineare l’impegno nella salvaguardia del cinema italiano.
Dario Argento, ricordando i suoi anni con Rambaldi, ha detto: “Ci siamo conosciuti al mio primo film e da allora abbiamo sempre collaborato… È stata un’avventura fantastica, un percorso pieno di sorprese”. Un rapporto che ha segnato alcune delle pagine più importanti del cinema di genere italiano.
Da Vigarano Mainarda a Hollywood: la storia di un innovatore
Nato nel 1925 a Vigarano Mainarda, vicino Ferrara, Rambaldi si è formato all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Ha iniziato a lavorare nel cinema negli anni Cinquanta, realizzando un drago lungo sedici metri per “Sigfrido” (1957). Negli anni Sessanta e Settanta, il suo talento è diventato fondamentale per molti registi innovativi italiani. Con Argento ha creato gli effetti di “Quattro mosche di velluto grigio”, portando sullo schermo creature meccaniche capaci di aumentare la tensione psicologica.
Diversamente da molti colleghi che si affidavano a trucchi ottici o miniature, Rambaldi ha puntato sui sistemi animatronici completamente articolati, costruiti con una precisione anatomica e idraulica che anticipava le tecnologie future. Un modo di lavorare che lo ha reso famoso anche fuori dall’Italia.
Tre Oscar e una stella sulla Walk of Fame
Negli anni Settanta è arrivata la svolta hollywoodiana. Rambaldi ha conquistato tre Premi Oscar: il primo per “King Kong” (1976), dove ha creato un gorilla animatronico a grandezza naturale; il secondo per “Alien” (1979), dando vita allo xenomorfo disegnato da H.R. Giger; il terzo per “E.T. l’extra-terrestre” (1982), realizzando uno dei personaggi più amati del cinema.
“Dare spazio a Carlo Rambaldi con questa mostra mette in luce il suo enorme contributo al cinema mondiale”, ha detto Lucia Borgonzoni, Sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura. Rajendra Roy, curatore del MoMA, ha aggiunto: “Se il cinema è magia, allora gli artisti degli effetti speciali sono i veri maghi. Da un Kong alto dodici metri agli orrori più sanguinosi, fino all’alieno più dolce mai visto sullo schermo, Rambaldi ha creato personaggi destinati a restare nella storia”.
Daniela Rambaldi, presidente della Fondazione Carlo Rambaldi, ha raccontato: “Per mio padre il cinema non era solo divertimento, ma un ponte tra sogno e realtà… Vedere oggi il suo lavoro celebrato al MoMA è un momento di grande orgoglio e gratitudine”.
L’eredità di un visionario che guarda al futuro
Il prossimo anno, proprio a Hollywood, Rambaldi riceverà una stella sulla Walk of Fame. Un riconoscimento che corona una carriera capace di ispirare intere generazioni di registi e tecnici degli effetti speciali. Con questa retrospettiva, il MoMA non solo rende omaggio all’artista, ma invita tutti a riscoprire la forza di chi ha trasformato la materia in sogno – e il sogno in realtà sul grande schermo.