Parigi, 23 novembre 2025 – Arriva nelle sale italiane “Buon Viaggio, Marie”, il nuovo film di Enya Baroux che racconta con delicatezza e un pizzico di ironia il tema dell’eutanasia assistita. Al centro della storia c’è Marie, interpretata da Hélène Vincent, una donna di ottant’anni che, dopo una terribile diagnosi di cancro al quarto stadio, decide di lottare per la propria dignità scegliendo di morire senza soffrire. Il viaggio parte dalla Francia e si conclude in Svizzera, dove l’eutanasia è legale, diventando così il cuore di una storia che mescola commedia e riflessione.
Tra bugie e verità: il viaggio di Marie
La trama ruota attorno a una scelta difficile. Marie decide di non dire subito ai suoi cari il vero motivo della partenza. Racconta al figlio Bruno (David Ayala) e alla nipote Anna (Juliette Gasquet) che sta andando in Svizzera per incassare una grossa eredità. Ma il vero scopo è un altro: scegliere liberamente quando e come mettere fine alla propria vita. Il viaggio si svolge su un vecchio camper, ereditato dal marito, a bordo del quale salgono anche Bruno – un uomo fragile, lasciato dalla moglie e alle prese con un’app fallita – e Anna, adolescente in crisi.
Una commedia per parlare di eutanasia
Per il suo primo film, la regista Enya Baroux ha scelto la commedia per trattare un tema così delicato. “Per me è stato un modo per sdrammatizzare le mie ansie”, ha detto Baroux durante la presentazione a Parigi. “Non riuscivo a pensare a un altro modo per affrontare la cosa. La comicità aiuta a smontare i tabù, a mettere un po’ di distanza e a far partire conversazioni che altrimenti resterebbero chiuse”. Tra le sue ispirazioni, la regista cita “Little Miss Sunshine” (2006) e i film più recenti sull’eutanasia di Pedro Almodóvar (“La stanza accanto”) e Costa-Gavras (“Le dernier souffle”), entrambi usciti nel 2024.
Un omaggio alla nonna
Dietro “Buon Viaggio, Marie” c’è anche un tocco molto personale. Baroux racconta di essersi ispirata al rapporto con la sua nonna. “Volevo fare un film sul rapporto che avevo con lei e sulla sua malattia, il cancro”, spiega la regista. “Come Marie, anche lei era diventata triste. Ho immaginato cosa sarebbe successo se avesse potuto scegliere, e l’ho raccontato con una commedia, perché lei aveva un gran senso dell’umorismo”. Un racconto intimo che si intreccia con una storia universale.
Il camper, teatro di una famiglia in viaggio
Quasi tutto il film si svolge all’interno del camper, uno spazio piccolo che diventa il palcoscenico di litigi, confessioni e gesti di quotidianità. A bordo c’è anche Rudy (Pierre Lottin), un assistente sociale appena conosciuto da Marie: generoso ma un po’ impacciato, cerca di tenere unita la famiglia durante il viaggio verso la Svizzera. “All’inizio volevo raccontare solo gli ultimi giorni di mia nonna”, ricorda Baroux. “Poi ho pensato: perché non fare un viaggio in camper da casa sua fino alla Svizzera? Lo spazio ristretto avrebbe creato anche situazioni comiche e malintesi. E così è stato”.
Libertà di scelta sotto la lente
“Buon Viaggio, Marie” arriva mentre il dibattito sull’eutanasia resta acceso, soprattutto in Francia, dove è ancora vietata, e in altri paesi europei. Il film non dà risposte facili, ma invita a riflettere sulla libertà di scegliere e sul diritto all’autodeterminazione. La decisione di Marie diventa l’occasione per parlare di famiglia, rapporti tra generazioni e della necessità di affrontare temi difficili con onestà e un po’ di leggerezza.
Da questa settimana in sala, il film di Enya Baroux si inserisce nel panorama delle nuove produzioni europee che riescono a unire profondità e leggerezza, offrendo al pubblico uno sguardo nuovo su un tema ancora molto discusso.