Torino, 23 novembre 2025 – Sergio Castellitto ha scelto il Torino Film Festival per presentare in anteprima mondiale il suo nuovo film, “Zorro”, che ha diretto e interpretato personalmente. Il progetto nasce dall’omonimo spettacolo teatrale scritto nel 2004 da Margaret Mazzantini, compagna di vita e di lavoro di Castellitto, che lo ha spinto a tornare dietro la macchina da presa. “Sono passato dietro la macchina da presa perché Margaret ha scritto quei libri, sono stato folgorato da questa scrittura piena di immagini”, ha raccontato Castellitto ai giornalisti, poco prima della proiezione al Cinema Massimo.
Un film che prende vita dalla scrittura di Margaret Mazzantini
Castellitto ha spiegato come la scrittura di Mazzantini sia stata la scintilla per questo film. “I libri di Margaret sono come terre da scavare, dove emergono immagini nascoste dietro le parole”, ha detto, mostrando un legame profondo tra la letteratura e il cinema. Il film riprende le atmosfere e i temi dello spettacolo teatrale, portando sullo schermo una riflessione sulla solitudine e sull’identità.
La Stella della Mole, un riconoscimento speciale
Nel corso della giornata, Castellitto ha ricevuto la Stella della Mole, premio del Museo Nazionale del Cinema che celebra chi si è distinto nel cinema italiano. L’attore ha commentato con ironia: “È un premio bellissimo, non come altri che sono cafoni. È anche pericoloso con tutte quelle punte, bisogna trovargli un imballaggio giusto”. Un sorriso che però nasconde la soddisfazione di una carriera intensa e riconosciuta da tempo.
Zorro tra artista e clochard: una doppia solitudine
Parlando di Zorro, Castellitto ha messo in luce le somiglianze tra l’artista e il clochard. “Tra artista e clochard, tra attore e clochard, non c’è molta differenza. L’attore è un viandante, si sposta tra le province, vive un senso di inadeguatezza che però trova forza quando si alza il sipario. Poi, quando cala, rifà la valigia e riparte”, ha spiegato. Nel film emerge così una doppia solitudine: quella dell’artista e quella del personaggio. “Zorro per me è un principe, un eroe”, ha aggiunto, sottolineando la complessità del protagonista.
Torino nel cuore e il futuro del cinema
Castellitto non ha nascosto l’affetto per Torino, una città che considera “unica” e che lo ha accolto più volte nel corso della sua carriera. Sul Torino Film Festival ha detto parole di stima: “È sempre stato un festival emotivo, necessario, prezioso, ma negli ultimi due anni, grazie al lavoro di Giulio Base e del presidente del Museo del Cinema Enzo Ghigo, è diventato un punto di riferimento importante in un momento in cui il cinema sta attraversando una crisi profonda”.
Tra tappeti rossi e crisi: il cinema italiano oggi
Il discorso si è poi allargato alla situazione attuale del cinema italiano. “Quando si va ai festival si fanno foto e tappeti rossi, ma per il cinema questo è un momento molto delicato e non va dimenticato”, ha ricordato Castellitto. Un invito a non perdere di vista le difficoltà del settore, tra calo degli spettatori e cambiamenti profondi nel modo di fare e vedere i film.
La solitudine dell’arte: il racconto di Zorro
“Solo quando cala il sipario – ha confidato ai cronisti – l’attore torna viandante”. In quel momento si intrecciano la solitudine dell’artista e quella del personaggio, in un racconto che attraversa le stagioni della vita e della scena. “Zorro”, secondo il regista, diventa così una metafora della ricerca di senso nell’arte e nella vita.
Il pubblico torinese ha accolto il film con attenzione, tra applausi e sguardi curiosi. Un segnale – forse piccolo, ma concreto – che il cinema d’autore continua a trovare spazio quando le storie sanno ancora emozionare.