New York, 22 novembre 2025 – Kathleen Turner, 71 anni, ha fatto il suo ingresso in sedia a rotelle alla cena di beneficenza organizzata da Citymeals on Wheels al Plaza Hotel di Manhattan, lasciando molti a bocca aperta. L’attrice, famosa per film come “Brivido Caldo” e “All’Inseguimento della Pietra Verde”, ha parlato senza nascondersi dei problemi di salute che la accompagnano da oltre trent’anni. “Sono in sedia a rotelle perché 35 anni di artrite reumatoide non si possono ignorare. Ma… eccomi qui”, ha detto Turner ai margini della serata, con quella voce roca che il pubblico riconosce subito, la stessa di Jessica Rabbit.
Trent’anni di lotta contro l’artrite reumatoide
La diagnosi di artrite reumatoide per Kathleen Turner risale al 1991, quando aveva appena 37 anni. All’inizio, la malattia si manifestava con “dolori e febbre inspiegabili”, ha raccontato l’attrice al Daily Mail. Solo un anno dopo, i medici le hanno spiegato cosa stava succedendo: “Ogni volta che provavo a muovermi, il mio corpo mi puniva con un dolore terribile”, ha ricordato. Mani gonfie, piedi che facevano male, fatica anche solo a sollevare un bicchiere. Turner racconta tutto senza giri di parole, quasi per mostrare com’è davvero la sofferenza di tutti i giorni.
Nel 1989, poco prima della diagnosi, aveva interpretato una ex ginnasta in “La Guerra dei Roses”, girando molte scene d’azione senza controfigura. Un’immagine lontana anni luce dalla sua condizione attuale, che lei stessa definisce “il prezzo salato” della malattia.
Carriera in salita e cadute pesanti
La malattia autoimmune non ha colpito solo il corpo. Turner ha ammesso che, con il peggiorare dei sintomi, sono arrivati anche problemi con l’alcol. La sua carriera, da sex symbol di Hollywood, ha subito un duro stop. “A malapena riuscivo a girare la testa o a camminare”, ha ricordato. Però, dopo otto anni di lotta e una parziale remissione, è tornata sul set.
Negli anni 2000 è apparsa in tre episodi di “Friends”, interpretando il padre transessuale di Chandler Bing. Più recentemente, ha recitato accanto a Michael Douglas in “The Kominsky Method” su Netflix, un ritorno sulle scene importante. Ma, come ha detto lei stessa, “non è più la stessa cosa”.
Resilienza premiata sul palco e nella vita
Nel corso della sua carriera, Kathleen Turner ha conquistato due Golden Globe, una candidatura agli Oscar per “Peggy Sue si è sposata” e una ai Tony Awards per “La gatta sul tetto che scotta”. Ma oggi, il premio più grande sembra essere quello alla sua forza di ogni giorno. La scorsa estate, con l’aiuto di un bastone, ha sfilato sul red carpet di New York per presentare “Roses”, remake della famosa black comedy con Olivia Colman e Benedict Cumberbatch.
Ora fa un passo in più: la sedia a rotelle. “Preferirei non doverci pensare”, ha confessato Turner parlando dei sintomi che non la lasciano mai. Una frase semplice, quasi un sussurro, che però racconta tutta la fatica di convivere con un dolore che non va via.
Dietro l’icona, un uomo e una donna prima di tutto
L’immagine di Kathleen Turner al Plaza – capelli raccolti, sguardo fiero nonostante tutto – ha colpito chi era lì. Alcuni ospiti hanno raccontato di averla vista sorridere e scherzare con i volontari dell’associazione. “Nonostante tutto, è rimasta una donna con un grande spirito”, ha detto una delle organizzatrici.
La storia dell’attrice americana, fatta di successi e battaglie, si intreccia oggi con quella di tante persone che convivono con malattie croniche. Un percorso pieno di ostacoli e di ripartenze, dove la forza non sta solo nei ruoli sullo schermo, ma nel mostrare la propria fragilità senza perdere dignità.
In fondo, come ha detto lei stessa uscendo dal Plaza poco dopo le 22: “Sono qui. E questo conta.”