Strumento utile per anticipare la pensione, ma con costi e variabili da valutare con attenzione
In Italia la sensazione di non riuscire mai ad andare in pensione è diventata quasi un tormentone nazionale. L’aumento dell’età pensionabile, la crescita dell’aspettativa di vita e il calo demografico hanno reso il traguardo sempre più lontano. Il riscatto della laurea è però uno degli strumenti più richiesti per avvicinare l’uscita dal mondo del lavoro, come riferisce anche alanews.it. Ma conviene davvero?
In termini semplici, riscattare la laurea significa trasformare gli anni universitari in contributi previdenziali, pagando una somma stabilita dall’INPS. In altre parole, quei periodi in cui non si lavorava diventano anni contributivi utili sia per raggiungere più in fretta i requisiti pensionistici sia per aumentare l’importo dell’assegno futuro.
Per esempio, una laurea triennale può valere fino a tre anni di anticipo sull’accesso alla pensione, se combinata con il resto dei contributi.
Quanto costa e cosa si può riscattare: tutte le opzioni
Non tutti i titoli possono essere riscattati. Tra quelli ammessi rientrano:
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lauree triennali e magistrali
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dottorati di ricerca
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diplomi AFAM (Alta Formazione Artistica e Musicale)
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titoli esteri riconosciuti
Il riscatto è possibile solo se il percorso è stato completato e non comprende gli anni fuori corso.
Le tre tipologie di calcolo
Il costo cambia in base alla formula scelta:
1) Riscatto ordinario (contributivo)
Si applica un’aliquota del 33% sulla retribuzione annua lorda.
Esempio: con 30.000 euro lordi, servono 9.900 euro per ogni anno di corso.
2) Riscatto agevolato
Formula introdotta per rendere lo strumento più accessibile:
6.123,15 euro per anno (valore 2025).
È generalmente il più conveniente e può essere pagato in fino a 120 rate mensili.
3) Riserva matematica
Riservata a chi appartiene al sistema retributivo pre-1996. È complessa e molto costosa, da valutare solo in casi specifici.
Conviene davvero riscattare la laurea? Dipende da età, reddito e carriera
La domanda centrale resta una: conviene davvero farlo?
La risposta non è universale.
Il riscatto è solitamente più vantaggioso per chi è all’inizio della carriera, con redditi ancora contenuti, e desidera costruire una base contributiva solida. Può essere meno conveniente invece per lavoratori con redditi più elevati, che col metodo ordinario pagherebbero cifre molto alte, o per chi ha già accumulato molti anni di contributi.
Fattori chiave da considerare:
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età di chi richiede il riscatto
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reddito attuale e futuro
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anni contributivi già versati
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sistema di calcolo della pensione
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obiettivo: anticipo o aumento dell’assegno
Gli esperti consigliano sempre una valutazione personalizzata.
Come orientarsi: il simulatore INPS e la valutazione caso per caso
Per aiutare i cittadini a districarsi tra costi, scenari e benefici, l’INPS mette a disposizione un simulatore ufficiale che permette di:
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calcolare il costo esatto del riscatto
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stimare l’aumento dell’assegno pensionistico
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prevedere la nuova data di pensionamento
Uno strumento essenziale per capire se l’investimento conviene davvero.
Alla fine, il riscatto della laurea non è una soluzione universale, ma un’opportunità che va pesata con attenzione. In un contesto in cui le prospettive previdenziali appaiono incerte, poter sfruttare gli anni universitari come contributi può rappresentare un vantaggio strategico, a patto di valutarne l’effettiva utilità nel proprio percorso professionale.