Lecce, 20 novembre 2025 – Un dramma familiare ha scosso la provincia di Lecce. Ieri pomeriggio, a Calimera, i carabinieri hanno trovato senza vita il piccolo Elia Perrone, 8 anni, nella sua casa insieme alla madre, Najoua Minniti, 35 anni. Poco dopo, il corpo della donna è stato recuperato in mare, al largo di Torre dell’Orso, nel comune di Melendugno. Le prime indagini parlano di un probabile omicidio-suicidio: Najoua avrebbe ucciso il figlio per poi togliersi la vita.
Una tragedia che poteva essere evitata? I segnali e le tensioni in famiglia
La famiglia era seguita da tempo dai servizi sociali. Gli operatori avevano segnalato una situazione delicata: Najoua soffriva di depressione e, secondo chi la conosceva, aveva più volte minacciato di farla finita. Tra lei e l’ex compagno, Fabio Perrone, padre di Elia, andava avanti da mesi un clima di denunce e segnalazioni reciproche. “Quello che è successo ha sconvolto profondamente la nostra comunità”, ha scritto il sindaco di Calimera, Gianluca Tommasi, in un post sui social. “Un dolore enorme, difficile da capire”.
I messaggi sui social e il rapporto complicato con il figlio
Nei giorni prima della tragedia, Najoua aveva lasciato sui social parole cariche di tristezza: “Il mare è l’unico posto che mi dà pace e tranquillità”, aveva scritto. Frasi che oggi risuonano in modo diverso, dopo il ritrovamento del suo corpo tra le onde. Lo zio paterno di Elia, Brizio Tommasi, ha raccontato all’Ansa che la donna sarebbe stata dura con il bambino: “Lo maltrattava, gli diceva ‘sei una merda’. Sono cose che devono far riflettere tutti”. La famiglia del padre parla di una “morte annunciata” e accusa scuola e servizi sociali di non aver scavato abbastanza per capire come stava davvero il bambino.
La scoperta dei corpi e l’avvio delle indagini
L’allarme è scattato quando Fabio Perrone, non riuscendo a contattare né l’ex compagna né il figlio, ha denunciato la loro scomparsa. I carabinieri sono entrati nell’appartamento di via Montinari a Calimera intorno alle 15 di ieri. Dentro hanno trovato Elia senza vita, con segni evidenti che fanno pensare a uno strangolamento. Quasi nello stesso momento, un sub ha notato il corpo della madre in mare, tra Torre dell’Orso e Calimera. La procura di Lecce ha disposto l’autopsia su entrambi per chiarire le cause esatte della morte.
Il silenzioso addio della comunità: un mazzo di rose bianche
Questa mattina, davanti alla casa di Najoua ed Elia, è apparso un mazzo di rose bianche. A deporlo è stato il nonno paterno del bambino. Un gesto semplice e carico di dolore, mentre il paese cerca di capire. “Elia era un bambino intelligente e sveglio”, ha ricordato ancora Brizio Tommasi. “Se qualcuno gli avesse chiesto come stava davvero, lo avrebbe detto”. A Calimera si respira un senso di sgomento: molti conoscevano la giovane madre e il figlio, spesso visti insieme nei parchi o nei negozi del centro.
Chi era Najoua Minniti: una vita segnata dalla fragilità
Najoua era nata a Polistena, in provincia di Reggio Calabria. Figlia di Leila Mouelhi, arrivata in Italia dalla Tunisia da bambina, aveva passato l’adolescenza tra Calabria e Parma. Amava la musica reggae e gli animali, soprattutto i cani. Aveva vissuto undici anni a Parma, dove aveva conosciuto Fabio Perrone, infermiere salentino. Nel 2014 la morte improvvisa del fratello aveva lasciato un segno profondo. Dopo la separazione, nel 2020 si era trasferita a Calimera con Elia, in piena pandemia.
Le indagini continuano: si cerca la verità
Restano molti punti oscuri sulle ultime ore di vita di madre e figlio. Gli investigatori stanno ricostruendo i loro spostamenti e movimenti prima della tragedia. L’autopsia, che la procura affiderà nelle prossime ore, dovrà confermare le cause della morte di Elia e verificare se ci siano elementi che possano cambiare l’ipotesi dell’omicidio-suicidio. Intanto, per le strade di Calimera si rincorrono domande senza risposta: si poteva fare qualcosa per evitare tutto questo? Chi avrebbe potuto ascoltare davvero il grido silenzioso di una madre e del suo bambino?