Roma, 20 novembre 2025 – Il Piano casa entra ufficialmente nella manovra finanziaria grazie a un emendamento della Lega, firmato in prima battuta da Massimiliano Romeo. Il provvedimento, inserito come articolo aggiuntivo 133 bis, fissa priorità e risorse fino al 2030. L’obiettivo è rispondere alle necessità abitative di giovani, anziani e categorie più fragili, con uno stanziamento complessivo di 877 milioni di euro.
Casa per giovani e anziani: nuove soluzioni sociali
L’emendamento vuole introdurre modelli nuovi di edilizia residenziale e sociale, con un occhio particolare a chi fatica a trovare una casa stabile. Al centro ci sono programmi per la locazione a canone agevolato rivolti a giovani, giovani coppie e genitori separati. L’idea è quella di offrire contratti di affitto che, col tempo, possano trasformarsi in possibilità di acquisto degli immobili, dando così una chance concreta a chi oggi non ce la fa a comprare.
Il senatore Romeo, parlando a margine dei lavori parlamentari, ha spiegato: “Vogliamo dare una risposta concreta a chi rischia di restare fuori dal mercato della casa. Il Piano casa serve a sostenere i giovani verso l’autonomia e chi si trova in difficoltà dopo una separazione”.
I soldi e i tempi: come saranno spesi i fondi
Il finanziamento previsto è di 876,92 milioni di euro, distribuiti in cinque anni: 122,41 milioni nel 2026, 116,15 milioni nel 2027, 228,36 milioni nel 2028, 180 milioni nel 2029 e 230 milioni nel 2030. Sono dati confermati dal dossier tecnico allegato alla manovra. I fondi serviranno sia per costruire nuovi alloggi sia per aiutare direttamente le famiglie in difficoltà.
Fonti del Ministero delle Infrastrutture fanno sapere che le risorse saranno distribuite in base ai bisogni delle diverse zone, con particolare attenzione alle aree urbane dove il problema della casa è più grave. “L’obiettivo – dice un funzionario – è evitare che si creino nuove sacche di marginalità sociale”.
Anziani, coabitazione e permute: una nuova strada
Nel Piano casa c’è un capitolo dedicato agli anziani. Per loro sono previsti programmi di affitto agevolato abbinati anche a contratti di permuta immobiliare. In pratica, chi ha una casa troppo grande o non più adatta potrà scambiarla con una più piccola e funzionale. Spesso in contesti di coabitazione pensati per favorire la socialità e l’aiuto reciproco.
“Stiamo lavorando a modelli innovativi – spiega un tecnico della Lega – che permettano agli anziani di restare indipendenti più a lungo, senza dover lasciare il proprio quartiere o la propria rete di relazioni”. L’idea della coabitazione, già vista in alcune città del Nord Europa, entra così nella strategia italiana.
Disagio abitativo, le reazioni non mancano
L’emendamento ha acceso un dibattito tra le associazioni che si occupano di diritto alla casa. Il Sunia (Sindacato nazionale inquilini) parla di un “primo passo”, ma chiede “controlli severi sull’assegnazione reale degli alloggi”. La Cgil è più cauta: “Le risorse ci sono, ma serve vigilanza per evitare nuove forme di precarietà abitativa”.
Dalla maggioranza arriva un certo ottimismo. Un deputato della Lega commenta: “È un segnale importante, soprattutto per i giovani che faticano a costruirsi un futuro”. L’opposizione invece chiede più trasparenza nei criteri di assegnazione.
La strada da fare: cosa succede adesso
Ora l’emendamento deve passare l’esame delle commissioni parlamentari prima di entrare definitivamente nella manovra. Solo dopo si potranno definire i dettagli sui bandi e le procedure per accedere ai nuovi alloggi sociali.
Nel frattempo il governo punta a coinvolgere anche enti locali e associazioni del terzo settore nella gestione dei programmi. “La collaborazione con i Comuni sarà fondamentale”, ammette un dirigente del Ministero. La partita del Piano casa è appena iniziata, ma le aspettative – soprattutto tra chi cerca una casa dignitosa – sono già alte.