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Arrestati i responsabili del brutale pestaggio in corso Como: la vittima in fin di vita e destinata a rimanere invalida

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Arrestati i responsabili del brutale pestaggio in corso Como: la vittima in fin di vita e destinata a rimanere invalida
Arrestati i responsabili del brutale pestaggio in corso Como: la vittima in fin di vita e destinata a rimanere invalida
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Milano, 19 novembre 2025 – Sono stati arrestati martedì mattina tutti i membri del gruppo che, nella notte tra il 12 e il 13 ottobre, ha aggredito un ragazzo sotto i portici di corso Como, a Milano. Cinque giovani – due maggiorenni e tre minorenni, tutti tra Monza e la Brianza – sono accusati di tentato omicidio e rapina pluriaggravata. La vittima, uno studente ventiduenne della Bocconi, rimarrà con danni permanenti: i medici parlano di “altissime probabilità” che non riesca più a muoversi.

La notte dell’aggressione: le immagini che non lasciano dubbi

Le telecamere di sorveglianza sotto i portici dell’Hotel Una, tra via Montegrappa e via Rosales, hanno filmato tutto. Sono le 2.50 di notte. Il ragazzo, visibilmente ubriaco dopo una serata in centro, cammina da solo. Il gruppo lo avvicina: prima chiedono una sigaretta, poi lanciano frecciatine sul suo stato (“guarda come sei ridotto”), fino a quando arriva la domanda che cambia tutto: “Hai da cambiare i soldi?”. Il ventiduenne tira fuori qualche banconota, ma una da 50 euro gli viene strappata e uno dei cinque si allontana. La vittima reagisce e li insegue. È il momento in cui il branco si compatta, si gira e lo travolge con calci e pugni.

Secondo gli investigatori della squadra mobile, a infliggere le due coltellate decisive è stato A.C., diciottenne di Monza, mentre il ragazzo era già a terra. Un colpo al gluteo, l’altro al fianco sinistro: ferite che hanno perforato un polmone e lesionato il midollo spinale. “Ho solo alcuni flash”, ha raccontato la vittima agli agenti, spiegando di aver saputo dell’accaduto solo dai medici e dai familiari.

Indagini serrate: intercettazioni e testimoni al lavoro

A inchiodare i cinque sono state le immagini delle telecamere, le testimonianze raccolte nei locali della zona – in particolare due ragazze presenti quella sera al Play Club – e una serie di intercettazioni ambientali. A casa di A.C. gli agenti del commissariato Garibaldi-Venezia hanno trovato una giacca bianca con cinque bottoni e due tasche, identica a quella dell’aggressore nei video, oltre a scarpe nere Dior con lacci grigio-neri e pantaloni particolari.

Ma sono soprattutto le conversazioni registrate a raccontare il clima tra i ragazzi dopo l’aggressione. “Io sono quello fottuto”, ammette A.C. in una telefonata intercettata. Un altro degli indagati sembra invece quasi indifferente: “È in fin di vita, così almeno non parla”, dice agli amici. Frasi che la gip Chiara Valori definisce “di compiacimento” nell’ordinanza di custodia cautelare.

Vanteria sui social e atteggiamenti sprezzanti in commissariato

Nei giorni dopo l’aggressione, mentre il ventiduenne lotta per la vita in terapia intensiva al Niguarda, uno degli aggressori si vanta su TikTok. Commenta un video in cui l’europarlamentare leghista Silvia Sardone denuncia la recente ondata di violenze tra il 25 e 26 ottobre: “Il 7 non l’hanno scoperto ancora”, scrive, riferendosi proprio alla vittima di corso Como.

In commissariato, durante l’attesa degli interrogatori, i cinque alternano risate a tentativi di accordarsi su una versione comune dei fatti. Temono che i minorenni possano cedere: “Secondo me sta facendo il pentito”, si dicono a bassa voce. Discutono anche se andare a trovare la vittima in ospedale: “Magari quel co…e è ancora in coma”.

La situazione della vittima e le conseguenze legali

Il giovane è stato sottoposto a diversi interventi chirurgici e ha ricevuto numerose trasfusioni. I danni – polmone perforato e lesione al midollo – sono definiti irreversibili dai medici del Niguarda. Lo aspettano almeno sei mesi di cure intensive ma, dicono i sanitari, “con altissima probabilità non riuscirà più a muoversi”.

I due maggiorenni sono finiti nel carcere di San Vittore, mentre i minorenni sono stati portati all’istituto Beccaria. Le accuse sono pesantissime: tentato omicidio e rapina pluriaggravata. Gli inquirenti sottolineano la brutalità con cui è stata esercitata la violenza e l’assenza di segni di pentimento nei giorni successivi.

L’indagine va avanti per capire se ci sono altre responsabilità tra chi quella notte era in corso Como. Nel frattempo, la città è scossa da un episodio che riapre il dibattito sulla sicurezza nelle zone della movida milanese.

Written by
Luca Carlini

Sono un appassionato di economia e del mondo del lavoro, con un occhio attento alle dinamiche sociali e politiche che influenzano la nostra vita quotidiana. La mia carriera giornalistica mi ha portato a esplorare vari aspetti dell'attualità, dalla cronaca alle notizie politiche, sempre con l'intento di fornire un'analisi critica e ben informata. Collaboro con smetteredilavorare.it per offrire approfondimenti utili e stimolanti su come l'economia influisce sulle nostre scelte professionali e sul nostro benessere. Credo fermamente nel potere dell'informazione e nella sua capacità di generare cambiamento, e mi impegno a raccontare storie che possano ispirare e informare i lettori. Quando non scrivo, mi piace esplorare nuovi luoghi e immergermi in culture diverse, sempre in cerca di nuove prospettive.

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