Venezia, 18 novembre 2025 – Un uomo di 69 anni, residente a Venezia, è stato condannato a 5 anni e 11 mesi di carcere per essersi amputato volontariamente un braccio con l’intento di ingannare l’assicurazione. L’arresto, eseguito venerdì 14 novembre dai carabinieri di Marghera, ha portato il pensionato direttamente nel carcere di Santa Maria Maggiore, dove dovrà scontare la pena. Le indagini hanno fatto emergere un passato giudiziario già segnato da precedenti penali.
La truffa e l’arresto: come è andata
Secondo gli investigatori, il 69enne – la cui identità resta riservata – avrebbe organizzato con cura la sua mutilazione fraudolenta. Si sarebbe procurato un taglio netto al braccio, con l’obiettivo di incassare un risarcimento dall’assicurazione con cui aveva una polizza attiva. La vicenda, definita “particolarmente preoccupante” dagli inquirenti, è venuta alla luce grazie a controlli incrociati tra referti medici e documenti assicurativi.
“Abbiamo trovato diverse discrepanze tra la versione dell’uomo e quanto emerso dalle indagini”, ha spiegato uno dei carabinieri. Solo quando sono arrivate prove “irrefutabili”, è scattato l’arresto. L’uomo è stato quindi portato in carcere a Venezia.
Un passato già segnato da frodi
Non è la prima volta che il 69enne si trova nei guai con la giustizia. I documenti mostrano che in passato era stato condannato per simulazione di reato e per danneggiamenti fraudolenti ai danni dell’assicurazione. Questi episodi risalgono all’estate del 2013 e si sono svolti tra Jesolo e Udine. Allora aveva provato a ottenere risarcimenti denunciando incidenti mai avvenuti o danni inventati.
Ma non è tutto. L’uomo aveva anche condanne definitive per appropriazione indebita in concorso e per violazioni della legge fallimentare, reati commessi a Udine fino al dicembre 2015. Un passato complicato che ha pesato molto davanti al giudice.
La sentenza: cosa ha deciso il tribunale
Il giudice di Venezia ha basato la sentenza sull’articolo 642 del codice penale, che punisce la “mutilazione fraudolenta della propria persona”. Un reato raro nei tribunali italiani, ma che qui è stato riconosciuto senza dubbi. “L’imputato ha agito con piena consapevolezza e premeditazione”, si legge nelle motivazioni depositate. Secondo il giudice, il tentativo di truffa è stato portato avanti “in modo tale da non lasciare alcun dubbio sulla volontà di ottenere un profitto ingiusto”.
Durante l’udienza, il difensore ha provato a far valere uno stato di necessità o un disagio psicologico, ma la corte non ha accolto queste tesi. “Non ci sono elementi che possano giustificare o attenuare la responsabilità penale”, ha chiarito il giudice.
La reazione del quartiere e la compagnia assicurativa
La notizia ha lasciato sorpresi i vicini di casa, in un quartiere tranquillo non lontano dal centro storico di Venezia. Qualcuno ha raccontato di aver visto l’uomo “abbastanza provato” negli ultimi mesi, ma nessuno si aspettava un gesto simile. “Sembrava una persona pacata”, ha detto una signora che abita nello stesso palazzo.
Intanto, la compagnia assicurativa coinvolta ha avviato controlli su tutte le polizze stipulate dall’uomo negli ultimi anni. Al momento non emergono altri casi sospetti, ma le verifiche continueranno nelle prossime settimane.
Un caso raro che fa riflettere sulle frodi assicurative
I casi di mutilazione fraudolenta sono pochi in Italia. Secondo i dati del Ministero della Giustizia, negli ultimi dieci anni meno di dieci persone sono state condannate per questo tipo di reato. La vicenda veneziana riporta l’attenzione sulle frodi alle assicurazioni e sulle strategie, a volte estreme, usate da chi cerca risarcimenti indebiti.
Ora il 69enne dovrà affrontare la detenzione a Santa Maria Maggiore. Una storia lunga e complicata, che aggiunge un capitolo pesante al suo passato giudiziario.