Roma, 17 novembre 2025 – È stata completata quest’anno la prima mappatura completa dei cunicoli sotterranei della città etrusca di Veio. Un risultato importante, frutto della collaborazione tra diverse istituzioni e gruppi di ricerca, che ha portato alla luce un intricato sistema di gallerie, strutture per l’acqua, cisterne, pozzi e la grande piscina sacra vicino al tempio di Apollo. A dare la notizia è il Ministero della Cultura, guidato da Alessandro Giuli, che ha sostenuto il progetto tramite la Direzione Generale Musei, affiancando il lavoro degli studiosi impegnati nel recupero e nella valorizzazione del Santuario del Portonaccio.
Veio sotto la lente: la tecnologia che scava il passato
Il progetto, partito all’inizio del 2025, ha visto insieme il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e la cattedra di Etruscologia della Sapienza Università di Roma. Gli scavi e le ricerche si sono concentrate nel Parco archeologico di Veio, soprattutto nel Santuario del Portonaccio, uno dei complessi sacri più importanti dell’antica Etruria. La direzione scientifica è stata affidata a Luana Toniolo (Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia) e Laura Maria Michetti (Sapienza), mentre la campagna di prospezioni geofisiche è stata guidata dal Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione della stessa università.
Per la prima volta, un gruppo di ricercatori ha esplorato in modo sistematico le gallerie sotterranee dell’antica città e dell’area sacra, usando rover dotati di tecnologia avanzata. Questi robot, usati in campo aerospaziale per esplorazioni difficili, sono stati adattati per l’archeologia grazie a sistemi di navigazione e raccolta dati a distanza. Il rover Magellano, in particolare, si muove autonomamente nei cunicoli grazie a sospensioni ispirate ai veicoli delle missioni marziane della Nasa.
Un tesoro nascosto tra storia e tecnologia
“Da un anno il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia si occupa della gestione dell’area sacra di Portonaccio a Veio”, spiega la direttrice Luana Toniolo. “Abbiamo subito avviato progetti per far conoscere e valorizzare il Parco. Ma soprattutto, insieme all’Università La Sapienza e con il supporto della Direzione Generale Musei, abbiamo ripreso gli scavi e le ricerche, usando metodi e strumenti nuovi. La mappatura dei cunicoli è uno di questi: un lavoro mai fatto prima e di grande importanza”.
Le indagini hanno permesso anche di tracciare una mappa dettagliata delle strutture idrauliche sotto il santuario: un complesso sistema di canali, cisterne e pozzi collega il pianoro dei Campetti con la terrazza del Santuario del Portonaccio e la valle di Cannetaccio. Tra gli elementi più straordinari c’è la grande piscina sacra accanto al tempio di Apollo, testimonianza delle pratiche rituali etrusche, poi riutilizzata in epoca romana dopo la conquista di Veio nel 396 a.C.
Un lavoro di squadra per salvare la memoria
Durante le esplorazioni, il rover Magellano ha trasmesso in diretta immagini e dati grazie a un ponte radio, permettendo di seguire ogni movimento e ogni scoperta dall’esterno dei cunicoli. “Il progetto di Veio”, ha detto Massimo Osanna, direttore generale Musei, “è un esempio concreto dell’impegno della Direzione generale Musei nel sostenere la ricerca nei nostri siti archeologici. Tornare a scavare nel santuario del Portonaccio con metodi rigorosi e tecnologia d’avanguardia significa conoscere meglio uno dei luoghi simbolo dell’Etruria”.
Questa mappatura dei cunicoli, realizzata con tecniche non invasive e strumenti di ultima generazione, segna un passo avanti per il sito. È anche la prova di quanto possa fare la collaborazione tra musei, università e centri di ricerca. Solo quando i dati sono arrivati dagli strumenti, i ricercatori hanno potuto scoprire dettagli nascosti sotto terra da secoli.
Veio guarda al futuro: nuove scoperte e valorizzazione
Gli archeologi coinvolti dicono che i risultati aprono nuove strade sia per la ricerca sia per far conoscere meglio il sito al pubblico. Le informazioni raccolte serviranno a programmare interventi mirati per proteggere le strutture sotterranee e per offrire ai visitatori un’esperienza più consapevole. “Siamo solo all’inizio”, racconta uno dei tecnici poco dopo una delle ultime esplorazioni. “Ogni galleria ha una storia da raccontare. Finalmente possiamo ascoltarla”.