Roma, 16 novembre 2025 – Domani alla Camera dei deputati si apre un nuovo capitolo sulla questione dell’ora legale permanente in Italia. Una indagine conoscitiva, promossa dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), da Consumerismo No profit e dal deputato Andrea Barabotti (Lega), punta a far partire l’iter parlamentare. L’obiettivo è chiaro: entro il 30 giugno 2026 potrebbe arrivare una proposta di legge per dire addio all’ora solare. Sul tavolo ci sono oltre 350 mila firme raccolte tra i cittadini, tutti a favore di mantenere l’orario estivo tutto l’anno.
Ora legale permanente: la spinta dal basso e il percorso in Parlamento
Il tema dell’abolizione del cambio d’ora non è certo una novità. Già nel 2018 la Commissione Europea aveva fatto una consultazione pubblica, cui avevano partecipato 4,6 milioni di cittadini: l’84% voleva mettere fine al doppio orario. Nel 2019 il Parlamento Europeo aveva approvato una direttiva, ma lasciando la decisione finale ai singoli Stati. Da allora, la questione è rimasta in sospeso tra Bruxelles e le capitali nazionali.
In Italia, la raccolta firme partita qualche mese fa ha trovato sostegno tra associazioni ambientaliste, consumatori e una parte del mondo politico. “L’obiettivo è semplice: evitare il ritorno all’ora solare e mantenere l’orario estivo tutto l’anno”, spiega Andrea Barabotti, promotore della proposta. Per Sima e Consumerismo, questa richiesta nasce da una maggiore attenzione al risparmio energetico e alla salute pubblica.
Risparmi in bolletta e vantaggi per l’ambiente: i numeri di Terna
Dal 2004 al 2025, secondo i dati di Terna, l’ora legale ha fatto risparmiare circa 2,3 miliardi di euro sulle bollette, grazie a un minor consumo di energia di oltre 12 miliardi di kWh. Sul fronte ambientale, le emissioni di CO2 si sono ridotte ogni anno tra le 160.000 e le 200.000 tonnellate. A quanto dicono le associazioni promotrici, questa quantità è pari a quella che si ottiene piantando da 2 a 6 milioni di alberi nuovi.
Se la proposta passerà, si stima un risparmio annuo di circa 720 milioni di kWh, con un impatto diretto sulle bollette di famiglie e imprese: circa 180 milioni di euro in meno ogni anno. “Sono numeri che parlano chiaro”, sottolinea Alessandro Miani, presidente di Sima. “Mostrano come una decisione apparentemente tecnica possa avere effetti concreti nella vita di tutti i giorni”.
Commercio, turismo e salute: cosa cambia davvero
Oltre agli aspetti economici e ambientali, chi sostiene l’ora legale permanente punta anche su altri vantaggi. L’allungamento delle ore di luce nel pomeriggio, dicono Sima e Consumerismo, favorirebbe un aumento dei consumi nel commercio e nella ristorazione, oltre a prolungare la stagione turistica. “Più luce significa più gente in strada, più sicurezza e più occasioni per le attività economiche”, spiega Luigi Gabriele di Consumerismo No profit.
Non mancano poi i possibili benefici per la salute. Il passaggio dall’ora legale a quella solare, ricordano gli esperti, può disturbare il ritmo naturale del corpo, con ripercussioni sul sonno e sul benessere generale. “Evitare questo cambio aiuterebbe molte persone a mantenere una routine più stabile”, aggiunge Miani.
Il prossimo passo: la partita in Parlamento
L’appuntamento di domani alla Camera è solo l’inizio di un percorso che si preannuncia lungo e complesso. La proposta dovrà passare l’esame delle commissioni competenti e confrontarsi con le posizioni degli altri Paesi europei. Se tutto va bene, entro il 30 giugno 2026 potrebbe arrivare una legge definitiva.
Nel frattempo, il dibattito è aperto. Da una parte chi vede nell’ora legale permanente una scelta di buon senso, capace di coniugare risparmio energetico, tutela dell’ambiente e qualità della vita. Dall’altra, chi invita a fare attenzione, ricordando possibili problemi legati alle abitudini sociali e alle differenze geografiche del nostro Paese. Nei prossimi mesi capiremo se l’Italia sarà pronta a cambiare davvero il suo rapporto con il tempo.