Città del Messico, 15 novembre 2025 – Nel cuore del Messico centrale, a più di duemila metri di altezza, Guanajuato si presenta come un caleidoscopio di colori e storie. Tra montagne e canyon, questa città – dichiarata Patrimonio Unesco – si anima ogni giorno con profumi, suoni e tradizioni che raccontano molto più di quanto si possa vedere a un primo sguardo. Dietro le facciate pastello e i vicoli stretti, però, batte forte una comunità che ha lasciato un segno profondo nella storia e nell’identità del Paese.
Guanajuato: tra miniere d’argento e spirito libero
Nata quasi per caso, Guanajuato deve la sua fama all’argento. Nel XVIII secolo, dicono gli storici locali, quasi tutte le monete del mondo erano fatte con il metallo estratto dalle sue miniere. “Qui è nato un centro culturale e politico con una forte identità, culla del pensiero sulla libertà nazionale”, spiega Eduardo Vidaurri, professore all’Università di Guanajuato. La ricchezza di quel periodo – ancora visibile nei palazzi come il Teatro Juárez – ha dato vita a una società aperta all’arte e al pensiero critico.
Camminando tra i 3.000 callejones, i vicoli con le scalinate che si arrampicano sulle colline, si sente ancora quell’energia. L’odore del mais tostato si mescola alle grida dei venditori ambulanti: “Torta, chicharrón, enchiladas…” invitano a provare lo street-food locale. È solo allora che si capisce: qui la vita scorre lenta, ma non si ferma mai.
Il Cervantino: la cultura che unisce
Ogni ottobre, Guanajuato si trasforma nella capitale culturale del Messico grazie al Festival Internazionale Cervantino. Nato negli anni Settanta, richiama artisti e spettatori da tutto il mondo. “Abbiamo voluto creare un evento che celebrasse l’universalità della lingua e del pensiero di Cervantes”, ricorda José Oswaldo Chávez Rodríguez, direttore universitario per la divulgazione culturale. Il risultato? Una città cosmopolita, dove le note di un quartetto si mescolano al vociare dei passanti e al ritmo dei tacchi sul selciato lucido.
“Il Festival ha reso la città cosmopolita”, sottolinea Hugo Gamba, direttore del teatro universitario. Gabriela Morales, responsabile della programmazione, aggiunge: “La cultura può cambiare l’immagine di un posto e unire le persone”. Tra le tradizioni più amate ci sono le callejoneadas, serenate itineranti di studenti in costume che animano le sere tra piazze ombreggiate da ficus e bar a conduzione familiare.
Sicurezza e qualità della vita: una rarità messicana
“In altre zone del Messico la sicurezza è un problema, ma qui ci si sente al sicuro ed è un posto dove si vive bene”, confida Gabriel Alcaraz, guida turistica locale. Un dettaglio da non sottovalutare in un Paese dove spesso la cronaca racconta altro. A Guanajuato la vita di tutti i giorni sembra ancora scandita da ritmi antichi: famiglie che si incontrano nelle piazze, studenti che affollano le strade dopo la scuola, turisti che si perdono tra i tunnel sotterranei (14 chilometri in tutto) che attraversano la città.
San Miguel de Allende: arte e cosmopolitismo
A poco più di un’ora da Guanajuato, San Miguel de Allende offre una versione più raffinata della stessa storia. Anche qui il centro storico è Patrimonio Unesco, ma l’aria è diversa: gallerie d’arte, atelier e spazi creativi come Fábrica La Aurora – un ex complesso industriale oggi trasformato – attirano artisti da ogni parte del mondo. “Se a Guanajuato gli artisti si formano, qui vengono a vivere e creare”, spiega la pittrice Giselle Macías Vázquez.
Negli anni Quaranta, il governo degli Stati Uniti mandò qui i veterani di guerra per studiare arte. Oggi i residenti stranieri sono circa 20 mila su 110 mila abitanti totali, dice Dalí Amaro, guida locale. Un numero che ha cambiato volto alla città: prezzi degli immobili in salita e un costo della vita più alto rispetto al resto del Paese. Molti lavoratori sono stati spinti verso la periferia, mentre il centro resta un rifugio per creativi e visitatori.
Due città, una sola anima messicana
Guanajuato e San Miguel de Allende sono due facce della stessa identità: un Messico capace di trasformare le sue radici indigene e la fatica quotidiana in uno spettacolo di bellezza condivisa. Qui la storia non è solo un ricordo: è viva nelle strade, nei festival e nelle scelte di chi ha deciso di restare o di arrivare da lontano. E nonostante i cambiamenti e le sfide, queste città sembrano ancora resistere all’omologazione del turismo globale.