Belem, 14 novembre 2025 – A dieci anni dall’Accordo di Parigi, l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi sembra sempre più lontano. A confermarlo è il nuovo rapporto del Global Carbon Project, presentato alla Cop30 di Belem, che prevede per il 2025 un nuovo record nelle emissioni di CO2 da combustibili fossili. Un dato pesante che grava sui negoziati e aumenta la tensione tra i delegati riuniti in Brasile.
Emissioni alle stelle e negoziati in stallo
Il report parla chiaro: le emissioni globali dovrebbero arrivare a 38,1 miliardi di tonnellate entro fine anno, segnando un aumento di oltre l’1% rispetto al 2024. Petrolio, gas e carbone continuano a fare la parte del leone. “La situazione è preoccupante, anche se qualche passo avanti c’è stato”, ha ammesso Mauricio Lyrio, segretario per il Clima della Cop30. Il diplomatico brasiliano ha espresso una certa delusione per il numero di Paesi che hanno presentato i loro Ndc (gli impegni nazionali sul clima): appena 113 su quasi 200. “Non è abbastanza”, ha detto chiaramente.
Tensioni tra Sud globale e Paesi occidentali
I corridoi della conferenza sono carichi di tensione. Mercoledì, dopo lunghe ore di trattative, non c’era ancora un accordo sull’agenda. “Dobbiamo procedere con equilibrio”, ha spiegato Liliam Chagas, capo dei negoziatori brasiliani. La diplomatica ha sottolineato come le diverse richieste – soprattutto tra il Sud globale e i Paesi occidentali – rendano complicato trovare un’intesa. Solo forse sabato si tornerà a discutere dei temi più spinosi: la riduzione dei gas serra e i finanziamenti.
Finanziamenti, il nodo irrisolto dell’Accordo di Parigi
Uno dei punti più caldi riguarda l’obbligo, sancito dall’Accordo di Parigi, per i Paesi ricchi di aiutare quelli più poveri nella transizione verde. Al momento, però, questo tema è sparito dall’agenda ufficiale della Cop30. Molti osservatori sostengono che sarà proprio qui che si deciderà il destino della conferenza. Gli sherpa brasiliani hanno cercato di evitare la cosiddetta “guerra dell’agenda”, ma le resistenze emerse nei primi giorni fanno pensare a trattative ancora lunghe e difficili.
L’Europa spinge, ma i segnali restano preoccupanti
Nel frattempo, a Bruxelles, il Parlamento europeo ha approvato con 379 voti favorevoli e 248 contrari un nuovo obiettivo: tagliare del 90% le emissioni di gas serra entro il 2040. Una svolta importante nelle politiche ambientali dell’Unione, che però rischia di restare isolata senza un impegno globale più forte. Il Global Carbon Project avverte: senza un cambio netto nelle politiche energetiche mondiali, gli sforzi europei potrebbero essere vanificati dall’aumento delle emissioni altrove.
Tra delegati e attivisti, cresce la tensione
A Belem si sente una certa frustrazione tra i delegati. “Ci vuole più coraggio”, ha detto un rappresentante africano durante una pausa. Altri chiedono più flessibilità nei finanziamenti e una revisione degli impegni nazionali. Fuori dal centro congressi, piccoli gruppi di attivisti mostrano cartelli con slogan come “giustizia climatica” e “azioni concrete”, tenendo alta l’attenzione sulla posta in gioco.
L’Accordo di Parigi a un bivio
A dieci anni dall’adozione, l’Accordo di Parigi sembra sospeso tra promesse e realtà. I dati sulle emissioni raccontano una corsa che non rallenta. La Cop30 è un test decisivo: solo un’intesa sui finanziamenti e sugli obiettivi potrà evitare che la soglia degli 1,5 gradi resti un miraggio. Per ora, la strada è tutta in salita.