Roma, 13 novembre 2025 – La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha confermato oggi, al termine dell’incontro con il primo ministro albanese Edi Rama, che il governo italiano non intende fermarsi sul Protocollo Italia-Albania sui migranti. Nonostante le critiche e le resistenze emerse nelle ultime settimane, l’esecutivo vuole andare avanti. Il vertice si è tenuto a Palazzo Chigi, chiudendo una giornata di confronto tra i due Paesi sulla gestione dei flussi migratori.
Governo deciso: avanti con il Protocollo Italia-Albania sui migranti
“Non tutti hanno capito il valore di questo modello”, ha detto Meloni ai giornalisti, riferendosi alle polemiche che hanno accompagnato l’accordo. “Molti hanno cercato di fermarlo o rallentarlo, ma noi siamo determinati a proseguire. Crediamo che questo sistema possa davvero cambiare il modo di gestire l’immigrazione”, ha aggiunto la premier, con decisione. Accanto a lei, Rama ha garantito la piena collaborazione di Tirana: “L’Albania farà la sua parte, rispettando gli accordi e i diritti delle persone”, ha sottolineato.
Il Protocollo, firmato lo scorso anno, prevede la creazione di due centri in Albania per l’accoglienza temporanea di migranti soccorsi in mare dalle autorità italiane. I centri dovrebbero essere pronti entro fine 2025 e ospitare fino a 3.000 persone alla volta. Il governo presenta questo progetto come una risposta nuova alla pressione sulle coste italiane.
Le critiche dall’opposizione e dalla società civile
Non sono mancate le reazioni contrarie. Da settimane, esponenti dell’opposizione, soprattutto dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle, hanno sollevato dubbi sulla legittimità e sull’efficacia dell’intesa. “Si rischia di creare una zona d’ombra fuori dal controllo giuridico italiano”, ha detto Elly Schlein, segretaria del PD, in una nota diffusa ieri sera. Anche alcune ong, come Medici Senza Frontiere e Amnesty International, hanno espresso preoccupazioni sulle condizioni di accoglienza nei centri previsti.
Fonti vicine al Viminale, però, assicurano che il governo intende andare avanti senza cambiamenti sostanziali. “Il modello Albania è una svolta”, confida un funzionario del Ministero dell’Interno. “Ci vorrà tempo per capirlo a fondo, ma i risultati arriveranno”.
Bruxelles osserva, ma con prudenza
La questione migratoria resta centrale anche per l’Europa. Bruxelles segue da vicino gli sviluppi. La Commissione UE ha chiesto chiarimenti sull’accordo, in particolare per assicurarsi che siano rispettate le norme europee sui diritti dei richiedenti asilo. Nei prossimi giorni sono previsti nuovi incontri tecnici tra rappresentanti italiani e funzionari europei, fanno sapere fonti diplomatiche.
Nel frattempo, alcuni Paesi membri, come Grecia e Spagna, hanno mostrato interesse per il modello adottato da Roma e Tirana. “Potrebbe essere un’opzione da valutare anche altrove”, ha detto un diplomatico greco a margine di una riunione informale a Bruxelles. Resta però alta la diffidenza in altre capitali, soprattutto per i rischi legati alla tutela dei diritti umani.
Prossimi passi: cantieri aperti e verifiche in Albania
L’obiettivo del governo è mettere in funzione i primi centri entro sei mesi. I lavori di adeguamento delle strutture in Albania sono già partiti nelle località di Shëngjin e Gjader, scelte per la loro posizione strategica e sicurezza. Una delegazione tecnica italiana tornerà in Albania la prossima settimana per controllare l’avanzamento dei lavori, riferiscono fonti governative.
Rispondendo ai cronisti, Meloni ha ribadito che “l’obiettivo è garantire procedure rapide e trasparenti per chi arriva via mare senza permesso”. Rama ha aggiunto: “La collaborazione tra Italia e Albania si basa sulla fiducia e sul rispetto delle regole”.
Resta da vedere se questo modello riuscirà davvero a cambiare il modo di gestire i flussi migratori nel Mediterraneo. Per ora, la volontà del governo italiano non sembra vacillare. Ma le incognite — politiche, legali e pratiche — sono ancora tutte sul tavolo.