Roma, 13 novembre 2025 – In Italia il benessere economico resta sotto la media europea. È quanto emerge dal Rapporto Bes 2024 pubblicato oggi dall’Istat: il rischio di povertà nel nostro Paese tocca il 18,9%, mentre nei 27 Stati dell’Unione europea la media si ferma al 16,2%. A questo si aggiunge una disuguaglianza del reddito netto più marcata, 5,5% in Italia contro il 4,7% europeo. Un quadro che racconta difficoltà che non accennano a diminuire. Eppure, in altri settori, l’Italia mostra segnali di tenuta e, in qualche caso, fa anche meglio rispetto ai partner europei.
Povertà e disuguaglianze: l’Italia fatica più della media europea
Il rapporto dell’Istat – uscito questa mattina e subito al centro delle polemiche politiche – evidenzia come la quota di persone a rischio povertà sia salita negli ultimi anni, arrivando a coinvolgere quasi uno su cinque italiani. “La situazione è più critica nelle famiglie numerose e nelle regioni del Mezzogiorno”, spiega Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale dell’Istat. La disuguaglianza nella distribuzione dei redditi è più ampia rispetto alla media Ue27, segno che resta una sfida difficile ridurre il divario tra chi ha di più e chi ha meno.
Casa e spese: qualche respiro per le famiglie italiane
Nonostante i problemi economici, il peso del costo della casa – ossia la percentuale di famiglie che spende più del 40% del reddito per l’abitazione – è più basso in Italia rispetto al resto d’Europa: 5,1% contro l’8,2% della media Ue27. Secondo l’Istat, questo dipende sia da una maggiore diffusione della proprietà sia da un aumento dei prezzi più contenuto rispetto ad altri Paesi. Anche gli indicatori sulla deprivazione materiale e sociale e le difficoltà a far quadrare i conti sono meno pesanti rispetto alla media europea. “Molte famiglie possono ancora contare su reti di sostegno informale”, aggiunge Sabbadini.
Salute e sicurezza: l’Italia fa meglio della media europea
Sul fronte della salute pubblica, l’Italia si distingue positivamente. La mortalità evitabile – cioè i decessi che si potrebbero evitare con cure tempestive o stili di vita sani – è di 17,6 ogni 10mila abitanti, ben sotto la media europea di 25,8. La speranza di vita alla nascita arriva a 84,1 anni, contro gli 81,7 della media Ue27, confermando il primato italiano tra i Paesi occidentali. Anche il tasso di omicidi è tra i più bassi in Europa: 0,6 ogni 100mila abitanti contro lo 0,9 europeo. “La qualità del sistema sanitario e la coesione sociale giocano un ruolo fondamentale”, sottolinea l’Istat.
Lavoro e formazione: il tallone d’Achille dell’Italia
Il vero punto debole resta il mercato del lavoro. Il tasso di occupazione in Italia è al 67,1%, quasi nove punti sotto la media europea del 75,8%. Il divario è ancora più netto tra le donne: solo il 57,4% delle italiane tra i 20 e i 64 anni ha un lavoro, contro il 70,8% in Europa. Preoccupa anche la quota di lavoratori in part-time involontario: l’8,5% degli occupati italiani vorrebbe un impiego a tempo pieno, una percentuale più del doppio rispetto al 3,2% della media europea, con picchi del 13,7% tra le donne. “Serve un cambio di passo nelle politiche attive”, ammette un funzionario del Ministero del Lavoro.
Istruzione e innovazione: l’Italia resta indietro
Sul fronte dell’istruzione, la situazione è ancora più difficile. Solo il 31,6% dei giovani tra 25 e 34 anni ha una laurea, contro il 44,1% della media europea. Anche il diploma di scuola superiore è meno diffuso: lo ha il 66,7% degli adulti italiani, mentre in Europa la media è dell’80,5%. L’Italia investe meno anche in ricerca e sviluppo, appena l’1,37% del Pil contro il 2,22% della media Ue27. La percentuale di lavoratori con formazione universitaria nelle professioni scientifico-tecnologiche è più bassa di oltre sette punti rispetto all’Europa (26,7% contro 34,1%).
Un’Italia a due velocità
Il quadro disegnato dal Rapporto Bes 2024 mostra un Paese diviso tra fragilità economiche e punti di forza sociali. Da un lato, lavoro e istruzione restano nodi irrisolti; dall’altro, la tenuta sulla salute e la sicurezza offre qualche motivo per guardare avanti con speranza. “Le sfide sono tante – conclude Sabbadini – ma ci sono margini per migliorare”.