Roma, 12 novembre 2025 – Il governo italiano sta pensando di introdurre una tassa sui pacchi postali provenienti da fuori Ue. Potrebbe finire nella prossima manovra economica. L’idea, dicono fonti parlamentari, è di colpire le spedizioni di valore inferiore ai 150 euro provenienti da Paesi extra Unione Europea. Scopo? Fermare la concorrenza spietata dei giganti del fast fashion, soprattutto le piattaforme cinesi come Shein e Temu, che negli ultimi mesi hanno visto un boom di ordini diretti verso l’Italia.
Pacchi sotto i 150 euro, arriva la tassa
La questione è tornata in primo piano dopo che, per questioni di calendario parlamentare, la misura non è stata inserita nel ddl concorrenza. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), guidato da Adolfo Urso, aveva già fatto capire di voler intervenire contro il fenomeno del fast fashion, ma la finestra utile si è chiusa. Ora la maggioranza sta provando a rimettere la proposta dentro la legge di bilancio. “Stiamo valutando un contributo per ogni pacco extra Ue sotto i 150 euro”, ha detto una fonte vicina al dossier, ricordando che la misura è parte di un discorso più ampio a livello europeo.
Bruxelles al lavoro, la Francia fa da apripista
Il tema della tassazione dei pacchi extra Ue è caldo anche a Bruxelles. Domani, all’Ecofin, i ministri delle Finanze discuteranno se togliere la soglia di esenzione dai dazi per le spedizioni di valore inferiore ai 150 euro. Questa soglia, secondo diversi governi europei, favorisce le piattaforme asiatiche a scapito dei negozi locali. La Francia ha già fatto la sua mossa: da settembre applica una tassa fissa su ogni pacco che arriva da Paesi terzi. Una scelta che ha diviso gli operatori logistici e i consumatori.
Chi paga il conto? Consumatori e imprese nel mirino
Le prime stime indicano che la nuova tassa sui pacchi extra Ue potrebbe pesare sia sui consumatori sia sulle imprese di logistica. In Italia ogni giorno arrivano migliaia di spedizioni di piccolo valore, spesso abbigliamento o accessori comprati online a prezzi bassissimi. “Il rischio – spiega un operatore del settore – è che il costo ricada tutto sugli acquirenti, frenando gli acquisti e rallentando l’e-commerce”. Dall’altra parte, le associazioni dei commercianti chiedono da tempo una mano per riequilibrare la concorrenza: “Non possiamo competere con chi non paga tasse o dazi”, ha detto Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio.
Il gigante cinese sotto la lente
Al centro del dibattito ci sono i colossi cinesi come Shein e Temu, che negli ultimi anni hanno conquistato sempre più spazio nel mercato europeo con prezzi bassi e spedizioni veloci. Secondo l’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano, nel 2024 gli acquisti online dalla Cina sono cresciuti del 30% rispetto all’anno prima. “Serve una risposta europea coordinata”, ha ripetuto più volte il ministro Urso, sottolineando che la questione riguarda non solo l’Italia ma tutto il mercato unico.
Quando e come: le prossime mosse
La data per l’entrata in vigore della tassa resta incerta. Potrebbe finire nella legge di bilancio in arrivo, ma molto dipenderà da quello che decideranno a Bruxelles e dagli altri Paesi europei. Intanto il governo italiano continua a tenere d’occhio la situazione e a parlare con chi è coinvolto. “Non vogliamo mettere in difficoltà i consumatori – ha assicurato una fonte di Palazzo Chigi – ma serve garantire condizioni più giuste per tutti”. Solo nelle prossime settimane si capirà se la tassa sui pacchi extra Ue diventerà realtà anche da noi.