Washington, 12 novembre 2025 – La Casa Bianca ha puntato il dito contro i Democratici della Camera per la diffusione di alcune email legate a Jeffrey Epstein, accusandoli di voler danneggiare l’immagine del presidente Donald Trump. La polemica è esplosa lunedì sera, quando la portavoce dell’amministrazione, Karoline Leavitt, ha parlato davanti ai giornalisti nella sala stampa della West Wing.
Email esplosive, accuse incrociate e tensioni alle stelle
Secondo la Casa Bianca, i Democratici avrebbero “fatto filtrare selettivamente email ai media progressisti per creare una falsa narrazione e attaccare il presidente Trump”. Leavitt, visibilmente irritata, ha definito la vicenda “un attacco organizzato”, sottolineando che la pubblicazione è arrivata in un momento politicamente delicato. Non è la prima volta che il nome di Jeffrey Epstein, il finanziere morto in carcere nel 2019 mentre aspettava il processo per traffico di minori, torna a scuotere la politica americana. Ma stavolta la questione si intreccia con le tensioni pre-elettorali e le indagini in corso al Congresso.
Cosa dicono le email e la replica della Casa Bianca
Le email in questione, secondo fonti vicine al Congresso, mostrerebbero scambi tra Epstein e vari interlocutori, tra cui – secondo alcune ricostruzioni – anche persone vicine all’attuale amministrazione. Tuttavia, non è ancora chiaro se tra mittenti o destinatari ci sia direttamente Donald Trump. La Casa Bianca ha respinto ogni collegamento diretto, parlando di “uso politico” e chiedendo “chiarezza su come queste informazioni siano state ottenute e diffuse”.
Durante la giornata, Leavitt ha ribadito: “Non lasceremo che si costruiscano menzogne su documenti parziali e fuori contesto”. Una posizione che trova sostegno tra molti repubblicani in Congresso, dove diversi hanno chiesto un’indagine interna sulle fughe di notizie.
Media nel mirino, la risposta dei Democratici
La pubblicazione delle email da parte di testate vicine all’area progressista – tra cui Politico e il New York Times – ha acceso il dibattito sulla gestione delle informazioni riservate. Alcuni giornalisti sostengono che le email siano arrivate da membri della commissione Giustizia della Camera, che da mesi sta indagando sui legami tra Epstein e figure pubbliche americane.
I Democratici hanno respinto le accuse di manipolazione. In una nota diffusa nella notte, il capogruppo Hakeem Jeffries ha detto: “Il nostro compito è garantire trasparenza e chiarezza su questioni che riguardano la sicurezza nazionale e l’integrità delle istituzioni”. Jeffries ha aggiunto che “ogni documento pubblicato risponde all’interesse pubblico, non a logiche di parte”.
Tensioni e possibili sviluppi a un anno dal voto
La vicenda arriva in un clima già teso, a meno di un anno dalle prossime elezioni presidenziali. Il nome di Jeffrey Epstein resta una mina vagante per molti politici americani, sia democratici che repubblicani. Negli ultimi mesi, varie commissioni parlamentari hanno chiesto di accedere ai documenti sequestrati durante le indagini su Epstein, per chiarire eventuali legami con membri dell’establishment.
Secondo alcuni osservatori, la vicenda potrebbe avere conseguenze anche sul fronte giudiziario. “Se dalle email emergessero nuovi elementi, sarà inevitabile un approfondimento da parte delle autorità competenti”, ha detto un funzionario del Dipartimento di Giustizia alla CNN.
Capitol Hill nel caos, si cercano risposte
A Capitol Hill la giornata è stata segnata da dichiarazioni incrociate e riunioni a porte chiuse. Alcuni deputati repubblicani hanno chiesto al presidente della Camera, Mike Johnson, di convocare una seduta straordinaria per discutere di come sono state gestite le informazioni riservate. Intanto, fonti interne parlano di una possibile apertura di un fascicolo da parte della commissione Etica sulle presunte fughe di notizie.
Dal lato democratico, invece, si insiste sulla necessità di “fare piena luce” sui rapporti tra Epstein e i vertici politici degli ultimi vent’anni. Un tema che, come sottolineano diversi analisti, rischia di rimanere al centro del dibattito pubblico nei prossimi mesi.
Una tempesta che non accenna a calmarsi
In attesa di nuovi sviluppi, la Casa Bianca si prepara a gestire l’ennesima bufera mediatica. La portavoce Leavitt ha concluso: “Il presidente Trump non ha nulla da nascondere. Ma non accetteremo campagne diffamatorie costruite ad arte”. Un messaggio chiaro, anche se non sembra destinato a spegnere le polemiche. E mentre le email continuano a circolare tra redazioni e uffici parlamentari, il caso Epstein torna a pesare come un’ombra lunga sulla politica americana.