Mosca, 9 novembre 2025 – Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov si è detto pronto a incontrare il segretario di Stato americano Marco Rubio, nonostante le tensioni degli ultimi giorni tra Mosca e Washington. La dichiarazione, arrivata durante un’intervista all’agenzia russa Ria Novosti, segue le voci che davano proprio Lavrov come responsabile dell’annullamento del vertice tra Donald Trump e Vladimir Putin. Secondo fonti diplomatiche, sarebbe stata una telefonata particolarmente tesa tra Lavrov e Rubio a far saltare l’incontro previsto per la prossima settimana a Ginevra.
Dialogo ancora possibile, nonostante lo scontro
Lavrov ha cercato di smorzare i toni, spiegando che “Rubio e io sappiamo quanto sia importante mantenere un canale di comunicazione aperto”. Il ministro ha sottolineato che il confronto tra le due potenze resta fondamentale, soprattutto per affrontare la crisi in Ucraina e rilanciare l’agenda bilaterale. “Per questo ci sentiamo al telefono e siamo pronti a incontrarci di persona quando serve”, ha detto, lasciando intendere che, malgrado le differenze, la diplomazia non si è chiusa del tutto.
Fonti vicine al Cremlino raccontano che la telefonata tra i due è avvenuta giovedì sera, poco dopo le 20, ora di Mosca. Un colloquio definito “schietto”, durante il quale Lavrov ha espresso forte irritazione per alcune dichiarazioni recenti di Rubio sulla crisi ucraina. Dall’altro lato, il segretario di Stato ha ribadito la posizione americana sul rispetto dell’integrità territoriale dell’Ucraina, senza però chiudere completamente la porta a un confronto diretto.
Vertice saltato, reazioni in Europa
L’annullamento del vertice tra Trump e Putin, previsto per il 14 novembre a Ginevra, ha scatenato reazioni contrastanti nelle capitali europee. A Bruxelles, fonti della Commissione europea hanno espresso “preoccupazione” per la sospensione del dialogo tra Washington e Mosca, sottolineando che la stabilità globale dipende anche dai rapporti tra Stati Uniti e Russia. A Berlino, il portavoce del governo Steffen Hebestreit ha invitato le due parti a “riprendere al più presto i contatti diretti”, mentre a Parigi il Quai d’Orsay ha definito la situazione un “momento delicato” per la diplomazia internazionale.
A Mosca, invece, l’annuncio è stato accolto con una certa freddezza. Nei corridoi del Ministero degli Esteri si respira un clima di attesa: “Non è la prima volta che un vertice salta per divergenze tattiche”, ha confidato un funzionario russo vicino al dossier. “La vera partita si gioca sul terreno ucraino e sulle sanzioni economiche”, ha aggiunto.
Ucraina, il nodo al centro dello scontro
La questione ucraina resta il punto più delicato nei rapporti tra Russia e Stati Uniti. Nelle ultime settimane, fonti occidentali riferiscono nuovi movimenti di truppe russe lungo il confine orientale dell’Ucraina. Washington ha chiesto più volte spiegazioni a Mosca, mentre il governo di Volodymyr Zelensky ha sollecitato un intervento più deciso da parte della comunità internazionale.
Lavrov, nell’intervista a Ria Novosti, ha ribadito che “la Russia non vuole minacciare nessuno”, ma ha accusato gli Stati Uniti di alimentare la tensione con le forniture militari a Kiev. Rubio, invece, nei giorni scorsi ha detto alla stampa americana che “la sicurezza dell’Ucraina è una priorità per l’amministrazione Trump”, lasciando intendere che Washington non intende allentare le sanzioni contro Mosca.
Un nuovo incontro è ancora possibile
Nonostante la tensione, sia Lavrov che Rubio sembrano voler lasciare aperta la porta a un nuovo incontro nelle prossime settimane. Secondo fonti diplomatiche statunitensi, non è escluso che un faccia a faccia possa tenersi già entro fine novembre in una capitale europea ancora da definire. “Il dialogo resta fondamentale – ha spiegato una fonte del Dipartimento di Stato – ma servono gesti concreti dalla Russia”.
Intanto, gli osservatori internazionali seguono con attenzione le prossime mosse dei due governi. Solo allora si potrà capire se questa crisi è solo una battuta d’arresto o l’inizio di una fase più difficile nei rapporti tra Mosca e Washington.