Bari, 8 novembre 2025 – Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha fatto chiarezza oggi, durante l’inaugurazione della Casa del Made in Italy a Bari: la nazionalizzazione degli impianti siderurgici di Taranto non è prevista dalla Costituzione italiana. Urso ha spiegato che la Carta fondamentale permette l’esproprio solo in tre casi precisi: imprese energetiche, monopoli e servizi pubblici essenziali. “I padri costituenti – ha detto il ministro – hanno voluto che l’esproprio, con indennizzo, sia ammesso solo in queste situazioni. Gli impianti di Taranto non rientrano in nessuna di queste categorie”.
Nazionalizzazione: cosa dice davvero la Costituzione
Durante l’evento a Bari, Urso ha risposto alle domande sulla crisi dell’ex Ilva, ora sotto amministrazione straordinaria. “La nostra Costituzione – ha ribadito – non consente la nazionalizzazione di uno stabilimento siderurgico. È prevista solo per le aziende energetiche, i monopoli o i servizi pubblici essenziali”. Il ministro ha ricordato come la nazionalizzazione dell’energia sia avvenuta negli anni successivi all’entrata in vigore della Carta, ma per l’acciaio la storia è diversa. “Non si tratta di un monopolio, né di un servizio pubblico essenziale”, ha sottolineato.
Lo Stato può fare la sua mossa, ma senza nazionalizzare
Urso ha poi spiegato che lo Stato può comunque entrare in gioco, ma attraverso altri strumenti. “C’è una differenza – ha chiarito – tra nazionalizzare e partecipare a una gara con un’offerta più competitiva rispetto ai privati”. Il riferimento va alla gara precedente per gli impianti di Taranto: due cordate si erano sfidate, con un ruolo importante di Cassa depositi e prestiti, ma alla fine la gestione è andata al gruppo guidato da Mittal. “Questa resta l’unica strada – ha aggiunto Urso – per prendere eventualmente in mano un impianto siderurgico in amministrazione straordinaria”.
Prossimi passi: il governo pronto a fare il punto
Il ministro ha annunciato che martedì 11 novembre il governo illustrerà un quadro completo sulla situazione dei negoziati con chi ha mostrato interesse per gli impianti, oltre a fornire aggiornamenti sul progetto Dri (Direct Reduced Iron) proprio a Taranto. “Spiegheremo a che punto siamo con le trattative e come procede il progetto Dri, compreso il tema dell’approvvigionamento del gas per il Dri e i forni elettrici”, ha detto Urso.
Taranto al centro della scena industriale
Gli impianti siderurgici di Taranto restano il nodo cruciale nel dibattito politico ed economico. Dopo anni difficili e passaggi societari, l’ex Ilva è ancora sotto amministrazione straordinaria. Il governo valuta le offerte arrivate da più soggetti industriali, mentre i sindacati chiedono garanzie sul lavoro e sull’ambiente. Sullo sfondo, il tema della transizione verso una produzione più verde: il progetto Dri è un passo importante, ma restano da risolvere le questioni legate agli investimenti e alle forniture energetiche.
Reazioni e attesa per l’11 novembre
Le parole di Urso hanno catturato l’attenzione degli operatori del settore e delle istituzioni locali. A Taranto, la preoccupazione per il futuro degli impianti è forte: “Serve chiarezza su tempi e prospettive”, ha detto un sindacalista presente all’evento. Intanto, l’appuntamento dell’11 novembre è visto come un momento decisivo per capire cosa accadrà alla più grande acciaieria d’Europa.
Nel frattempo, il confronto tra governo, potenziali acquirenti e parti sociali continua. La strada della nazionalizzazione sembra al momento chiusa. Il governo punta invece su una partecipazione statale attraverso la gara, rispettando i limiti della Costituzione. Solo allora – forse – si potrà parlare di un nuovo corso per l’acciaio italiano.