Belém, 7 novembre 2025 – Il vicepremier Antonio Tajani ha ribadito oggi, davanti ai delegati del Climate Summit di Belém, in Brasile, la posizione dell’Italia sulla lotta al cambiamento climatico: “La persona è al centro di ogni nostra azione a tutela della natura”, ha dichiarato, sottolineando come la difesa dell’ambiente debba partire da un principio fondamentale. Un messaggio che arriva in un momento cruciale per la diplomazia ambientale internazionale, con i governi chiamati a trovare un equilibrio tra sviluppo economico e sostenibilità.
La persona prima di tutto nelle politiche ambientali
Nel suo intervento, Tajani ha rimarcato che “salute e prosperità sono la miglior difesa contro il cambiamento climatico perché rendono le nostre comunità meno vulnerabili”. Un messaggio chiaro, secondo il vicepremier, che deve guidare le scelte di chi governa: “La risposta al cambiamento climatico passa da politiche per la crescita, lo sviluppo e la creazione di posti di lavoro”. Non solo limiti, dunque, ma anche opportunità concrete per chi vive il territorio. “Le politiche ambientali non devono essere un freno, ma un’occasione da cogliere”, ha spiegato Tajani, rivolgendosi a ministri, esperti e rappresentanti della società civile.
Obiettivi europei: la sfida delle rinnovabili
L’Italia, ha ricordato il vicepremier, punta a “limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 °C, come previsto dagli accordi europei”. Un traguardo difficile, specie alla luce dei dati più recenti. Tajani ha sottolineato come “le fonti rinnovabili coprano ormai il 50% della produzione elettrica italiana, raggiungendo per la prima volta il livello dei combustibili fossili”. Un segnale importante nella transizione energetica del Paese. Ma, ha ammesso, “non basta”. La strada verso la decarbonizzazione richiede ancora investimenti e scelte tecnologiche diverse.
Nucleare, idrogeno e biocarburanti: le carte sul tavolo
Per affrontare la sfida del clima, secondo il governo italiano, serve puntare su “tutte le tecnologie a disposizione”. Tajani ha citato il “nucleare di ultima generazione”, l’“idrogeno verde” e i “biocarburanti” come strumenti chiave per tagliare le emissioni e garantire sicurezza energetica. Una posizione che riaccende il dibattito in Italia, dove il nucleare resta tema delicato. “Dobbiamo usare ogni tecnologia disponibile”, ha ribadito dal palco di Belém, lasciando intendere che la transizione non potrà appoggiarsi a una sola soluzione.
Una sfida globale in un momento critico
Il summit di Belém si apre in una fase complicata: i dati dell’IPCC confermano che il riscaldamento globale va oltre le previsioni più ottimistiche. L’Italia arriva al tavolo con una produzione elettrica sempre più verde – secondo Terna, nel 2024 le rinnovabili hanno coperto il 49,8% del fabbisogno nazionale – ma deve fare i conti con una domanda di energia in crescita e una dipendenza ancora forte dal gas. Sullo sfondo, restano le tensioni tra paesi industrializzati e in via di sviluppo: chi deve fare di più? E con quali risorse?
Reazioni e futuro: tensioni e aperture
Le parole di Tajani hanno suscitato reazioni diverse tra i delegati. Alcuni paesi sudamericani hanno apprezzato l’apertura italiana alle nuove tecnologie; altri hanno chiesto più soldi dall’Europa. Nel pomeriggio, fuori dal centro congressi di Belém, alcuni attivisti hanno protestato contro il nucleare, chiedendo più investimenti nelle energie pulite. Interpellato dai cronisti italiani, Tajani ha ribadito: “L’Italia farà la sua parte senza lasciare indietro nessuno”.
Il confronto andrà avanti nei prossimi giorni. Sul tavolo restano i nodi delle risorse economiche e dei tempi per la transizione. Ma la linea del governo è netta: mettere al centro la persona e puntare su innovazione e crescita per affrontare la crisi climatica.