Il Cairo, 7 novembre 2025 – Dopo anni di ritardi, lavori e interminabili attese, il Grande Museo Egizio ha finalmente aperto i battenti ai piedi delle piramidi di Giza. Un evento che segna una svolta non solo per l’archeologia mondiale, ma anche per l’Egitto. Con più di 100 mila reperti dell’Antico Egitto distribuiti in dodici gallerie, questo museo – il più grande al mondo dedicato a una sola civiltà – punta a diventare il cuore pulsante della memoria faraonica e un faro per il turismo nel Paese.
Il tesoro di Tutankhamon torna a casa
Al centro dell’attenzione c’è, inevitabilmente, il tesoro di Tutankhamon. La collezione completa, con i suoi 5.398 pezzi, è stata finalmente riunita dopo decenni di dispersione tra Il Cairo e Luxor. La celebre maschera funeraria d’oro e lapislazzuli, simbolo riconosciuto ovunque, occupa un posto d’onore. “Vederla qui, in un luogo che parla di eternità, è un’emozione unica”, racconta Ahmed Saleh, uno dei curatori storici. Eppure, dietro quella bellezza ideale, c’è un ragazzo fragile: Tutankhamon morì a soli 19 anni, segnato da problemi di salute, come confermano gli studi più recenti.
Il museo nuovo sorge a pochi passi dalle piramidi di Giza, tanto vicino da meritarsi il soprannome di “quarta piramide”. Un passaggio pedonale lungo due chilometri collega direttamente il museo ai monumenti di Cheope, Chefren e Micerino. Proprio lungo questo percorso è stata trasportata la monumentale “barca solare” di Cheope: scoperta nel 1954 e rimasta sigillata per 4.600 anni, la nave è stata spostata dal piccolo museo progettato dall’italiano Franco Minissi alla nuova sede, su un camion speciale.
Un’opera da oltre un miliardo di dollari
Il Grand Egyptian Museum (Gem) rappresenta una sfida enorme per l’Egitto, sia dal punto di vista architettonico che finanziario. Con i suoi 500 mila metri quadrati, supera persino il Louvre in termini di dimensioni. Il costo complessivo ha raggiunto i 1,2 miliardi di dollari, coperti in gran parte da fondi esteri: il Giappone ha messo sul piatto 760 milioni di dollari (in due tranche, nel 2006 e nel 2011), mentre altri 150 milioni sono arrivati da investitori privati. Il governo egiziano ha sostenuto il resto, spingendo per chiudere i lavori in tempo per la ripresa del turismo.
“Questo museo è un simbolo della nostra identità e un motore per l’economia”, ha detto il ministro delle Antichità, Khaled El-Enany, durante l’inaugurazione. Nei prossimi due mesi, si aspettano almeno 18 mila visitatori, secondo le previsioni degli organizzatori.
Tesori mai visti e nuove storie da raccontare
Oltre ai grandi classici, il Gem espone per la prima volta almeno 20 mila reperti mai mostrati al pubblico. Tra questi, spiccano la seconda nave solare di Cheope, la collezione della regina Hetepheres (madre di Cheope) e una selezione di oggetti appartenuti a Yuya e Thuyu, genitori della regina Tiye. Alcuni pezzi sono attualmente in prestito alla mostra “I Tesori dei Faraoni” alle Scuderie del Quirinale a Roma.
Il percorso espositivo copre tutta la storia dell’Egitto, dal periodo predinastico fino all’epoca copta. “Abbiamo voluto raccontare non solo i faraoni, ma anche la vita di ogni giorno, le credenze e le invenzioni”, spiega la direttrice scientifica Maysoon El-Masry.
Un museo che guarda al futuro
Il Gem non vuole essere solo un museo. Vuole diventare un vero e proprio polo turistico, con hotel, servizi e infrastrutture per accogliere un numero crescente di visitatori. A misura d’ambiente, l’edificio è dotato di un impianto fotovoltaico che produce 2,24 gigawattora all’anno, tagliando le emissioni di CO2 del Cairo di circa 100.600 tonnellate.
“Vogliamo che questo posto sia un ponte tra passato e futuro”, ha concluso El-Enany. E tra le luci dorate delle gallerie e il profilo delle piramidi all’orizzonte, il nuovo Grande Museo Egizio sembra già aver trovato la sua strada: quella di una memoria che guarda avanti.