Liloan, 6 novembre 2025 – Sale il bilancio della tragedia causata dal tifone Kalmaegi nelle Filippine centrali: almeno 140 morti e 127 dispersi. Le autorità locali parlano di un’emergenza senza precedenti. Nelle ultime ore, le piogge torrenziali hanno devastato soprattutto la provincia di Cebu, sommergendo quartieri interi e lasciando dietro di sé una scia di distruzione. Intanto, la tempesta si dirige verso il Vietnam, dove è già scattata l’allerta.
Kalmaegi devasta le Filippine centrali: immagini di una tragedia
Il Consiglio nazionale per la gestione e la riduzione del rischio di disastri di Manila racconta di acque alluvionali mai viste negli ultimi decenni. “Quello che abbiamo visto è stato un livello d’acqua che ha superato ogni previsione”, ha detto questa mattina il portavoce Mark Timbal. Da Liloan, uno dei centri più colpiti, arrivano immagini che parlano da sole: auto trascinate via dalla corrente, baracche distrutte lungo il fiume, container industriali rovesciati come se fossero giocattoli.
Il tifone ha colpito duramente anche le infrastrutture: ponti danneggiati, strade impraticabili. In alcune zone, i soccorritori sono stati costretti a usare gommoni per raggiungere le famiglie rimaste intrappolate sui tetti delle case. “Non abbiamo mai visto niente di simile”, racconta un volontario della Croce Rossa filippina a Mandaue City, mentre lavora nelle operazioni di salvataggio.
Bilancio delle vittime e soccorsi in difficoltà
Nella notte tra martedì e mercoledì, il conteggio ufficiale delle vittime ha incluso anche sei militari dell’equipaggio di un elicottero militare precipitato durante una missione di soccorso a Cebu. Secondo l’Aeronautica filippina, il velivolo stava trasportando aiuti alimentari e medicinali quando ha perso il contatto radio con la base. I corpi sono stati recuperati all’alba, vicino a una zona boschiva.
Le ricerche dei dispersi continuano senza sosta, ma le condizioni meteo rendono tutto più difficile. “L’acqua è ancora alta in molte aree e il rischio di frane è concreto”, ammette il sindaco di Liloan, Alfredo Quisumbing. Oltre 50mila persone hanno dovuto lasciare le loro case e si sono rifugiate in scuole e palestre allestite come centri di accoglienza.
Danni ingenti e la reazione della gente
Le prime stime parlano chiaro: centinaia di case distrutte, raccolti agricoli compromessi, blackout che durano da giorni. Nelle zone rurali, molti sono rimasti senza acqua potabile per più di 48 ore. “Siamo vivi per miracolo”, racconta Maria Santos, madre di tre figli, ora ospite di una scuola elementare trasformata in dormitorio d’emergenza.
La popolazione si è subito messa in moto: gruppi di volontari distribuiscono cibo e coperte, mentre le chiese aprono le porte ai senza tetto. Ma la paura resta forte. “Non sappiamo quando potremo tornare a casa”, confida un uomo in fila per una razione di riso a Consolacion, a pochi chilometri da Cebu City.
Kalmaegi si sposta verso il Vietnam: allerta massima
Mentre le Filippine cercano di riprendersi, il tifone Kalmaegi continua la sua marcia verso ovest. Il servizio meteorologico nazionale vietnamita avverte che la tempesta dovrebbe raggiungere la costa centrale del Paese entro domani. Le autorità hanno già ordinato evacuazioni preventive in alcune zone costiere e la chiusura dei porti.
“Seguiamo costantemente la traiettoria del tifone”, dice il direttore del centro meteorologico, Nguyen Van Huong. L’allerta resta alta anche per possibili mareggiate e nuove inondazioni.
Un Paese in ginocchio lancia un appello
Il governo filippino ha chiesto aiuto alla comunità internazionale per ricevere aiuti umanitari e materiali di prima necessità. “Ci serve tutto: cibo, acqua, medicinali”, ha detto il presidente Ferdinand Marcos Jr. in un messaggio trasmesso ieri sera. Nel frattempo, la macchina dei soccorsi non si ferma. Tra paura e speranza, le Filippine cercano di rialzarsi dopo l’ennesima calamità naturale che ha colpito il Paese nel cuore della stagione dei tifoni.