Caracas, 3 novembre 2025 – Ieri sera, in un’intervista a Fox News, la leader dell’opposizione venezuelana e neo Premio Nobel per la Pace 2025, María Corina Machado, ha detto che la maggior parte degli abitanti del Venezuela appoggia le mosse recenti del presidente americano, Donald Trump, contro i cartelli della droga e la pressione sul governo di Nicolás Maduro. Collegata in diretta dagli studi di Caracas, Machado ha risposto alle domande di Laura Trump, nuora di Donald Trump, sottolineando come “il popolo venezuelano sostiene in pieno il presidente Trump e la sua strategia, perché da 26 anni combattiamo per liberare il nostro Paese”.
María Corina Machado: “Il Venezuela vuole la libertà”
L’intervista, andata in onda in prima serata, si è svolta tra tensione e determinazione. Machado, visibilmente provata ma ferma, ha spiegato che “ora abbiamo l’occasione per fermare questa guerra”, parlando sia del conflitto interno sia delle tensioni con i gruppi criminali che dominano parte del territorio. Secondo lei, la gente “non vuole più vivere sotto il ricatto dei cartelli della droga né sotto la minaccia costante delle milizie fedeli a Maduro”.
Durante la chiacchierata, Machado ha ricordato i numeri della crisi: “Sono più di sette milioni i venezuelani che hanno lasciato il Paese negli ultimi anni”, ha detto citando dati delle Nazioni Unite. “Chi resta – ha aggiunto – sopporta condizioni durissime: blackout continui, scarsità di medicine e una repressione che non si è mai fermata”.
Il sostegno a Trump e la pressione su Maduro
Machado non ha dubbi sulla politica americana. “Il presidente Trump – ha detto – ha avuto il coraggio di chiamare le cose col loro nome e di agire contro i cartelli che finanziano il regime”. Secondo lei, le sanzioni e le operazioni congiunte tra Stati Uniti e Colombia hanno “indebolito le reti criminali che sostengono Maduro”.
Ha poi ribadito che “la comunità internazionale deve continuare a fare pressione”, citando come esempi le risoluzioni del Parlamento europeo e le parole del segretario generale dell’OSA, Luis Almagro. “Non chiediamo interventi militari – ha chiarito – ma sostegno politico e strumenti per difendere i diritti umani”.
La reazione del governo Maduro
A poche ore dalla trasmissione, il ministro degli Esteri venezuelano, Yván Gil, ha risposto con una nota ufficiale diffusa dai canali governativi. “Le parole di Machado rappresentano solo una minoranza rumorosa, non il sentimento del popolo venezuelano”, si legge nel comunicato. Il governo di Caracas da tempo accusa Washington di “ingerenza” e rifiuta ogni possibilità di dialogo con l’opposizione guidata da Machado.
Fonti diplomatiche vicine alla stampa locale riferiscono che Maduro potrebbe convocare a breve una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza nazionale per valutare possibili contromisure. Nel frattempo, a Caracas e Maracaibo si sono tenuti piccoli cortei spontanei, sia a favore che contro le parole della leader dell’opposizione.
Un Nobel che fa discutere
Il Premio Nobel per la Pace 2025 a María Corina Machado ha acceso il dibattito anche fuori dal Venezuela. A Oslo, durante la cerimonia dello scorso ottobre, la leader aveva dedicato il premio “a tutti i venezuelani che non hanno mai smesso di credere nella libertà”. Ma tra gli osservatori internazionali non mancano le critiche: diversi analisti sottolineano come il sostegno aperto a Trump possa complicare i rapporti con altri Paesi della regione, in particolare Brasile e Messico.
Machado, però, non sembra intenzionata a cambiare rotta. “Non possiamo più aspettare”, ha chiuso nell’intervista a Fox News. “Il tempo della paura è finito. Ora sta a noi scegliere da che parte stare”.
La situazione in Venezuela resta dunque incerta. Le prossime settimane saranno decisive per capire se la pressione internazionale riuscirà davvero a scalfire il potere costruito da Maduro negli anni, o se prevarranno ancora una volta scontri e isolamento.