Roma, 7 giugno 2024 – Mentre si avvicina l’anno nuovo con i previsti aumenti sulle sigarette decisi dalla manovra di bilancio italiana, la Commissione europea ha appena chiuso la consultazione pubblica su una nuova direttiva. L’obiettivo? Mettere ordine alle accise sui tabacchi e, più in generale, sui prodotti contenenti nicotina in tutta l’Unione. Una mossa che potrebbe far lievitare il prezzo di circa 3 euro a pacchetto in Italia. La proposta ha già scatenato un acceso dibattito tra chi lavora nel settore e le istituzioni, mentre i consumatori osservano con preoccupazione quello che potrebbe succedere.
Nuove regole europee in arrivo sulle accise
La consultazione appena conclusa è il primo passo verso una revisione delle tasse sul tabacco. Bruxelles vuole mettere tutti i Paesi membri sullo stesso piano, uniformando le tasse sui tabacchi, comprese le sigarette elettroniche, per evitare squilibri e rafforzare la lotta contro il fumo. In Italia, dove un pacchetto costa in media tra i 5 e i 6 euro, questo potrebbe tradursi in un aumento importante. Tuttavia, il prezzo rimarrebbe comunque più basso rispetto a Paesi come Irlanda o Norvegia, dove si superano i 13 euro a pacchetto.
Fonti della Commissione spiegano che si punta a “garantire condizioni di concorrenza eque e tutelare la salute pubblica”. Ma i tempi per l’approvazione della direttiva non sono chiari: serviranno mesi di trattative tra Parlamento europeo e Consiglio.
Tabaccai italiani in allarme
La Federazione Italiana Tabaccai (Fit) non ha tardato a far sentire la propria voce. Sul sito ufficiale, la Fit attacca la proposta europea, sostenendo che “la Commissione Ue non tiene conto del legame stretto tra aumento delle tasse e crescita del mercato illegale”. Qui si parla di un rischio concreto: più tasse, più contrabbando e sigarette prodotte illegalmente, come già successo in altri Paesi dopo rincari simili.
Nei giorni scorsi, la Fit ha invitato i clienti delle oltre 50mila tabaccherie italiane a partecipare alla consultazione europea. “Si ignorano gli effetti negativi sulle microimprese familiari, che sono il cuore della rete sociale del Paese”, si legge in una nota. Il timore è che l’aumento delle accise possa mettere in difficoltà migliaia di piccoli negozi, già alle prese con margini stretti e concorrenza sleale.
Il problema del mercato nero
Per la Fit, l’esperienza di Paesi come Francia, Irlanda e Paesi Bassi è chiara: “Prezzi troppo alti spingono subito a un aumento incontrollato di contrabbando e prodotti contraffatti”. In Francia, dove il costo medio di un pacchetto supera i 10 euro, il mercato nero vale ormai il 30% delle vendite, secondo dati del Ministero dell’Economia francese.
“Il rischio – spiega un portavoce della Fit – è un danno grave per tutti: per chi lavora nel settore, per l’erario e per i consumatori, che finiscono per comprare prodotti fuori standard, pericolosi per la salute”. Il riferimento è alle sigarette contraffatte o di dubbia origine.
Salute pubblica e sostenibilità economica
La Commissione europea ribadisce che l’aumento delle accise serve a ridurre il consumo di tabacco, che è la principale causa di malattie cardiovascolari e tumori. Ogni anno, ricorda l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il fumo provoca più di 700mila morti in Europa. Però, secondo la Fit, “prima di andare avanti, bisogna mantenere l’idea di adeguare le tasse al potere d’acquisto di ciascun Paese”.
La federazione chiede quindi di proteggere la competitività del settore produttivo e distributivo italiano. Una sfida delicata: da una parte la salute pubblica e regole uniformi, dall’altra il sostegno alle piccole imprese e la battaglia contro il mercato nero.
Cosa succederà adesso
Non si conoscono ancora i dettagli finali della direttiva sulle accise. I negoziati tra le istituzioni europee andranno avanti nei prossimi mesi. Intanto, in Italia, è confermato l’aumento graduale delle imposte sulle sigarette previsto dalla legge di bilancio: 60 centesimi in più in tre anni a partire dal 2025.
Il dibattito resta aperto. Tabaccai e consumatori aspettano risposte chiare da Bruxelles e Roma. Nel frattempo, nelle tabaccherie di via Nazionale come in quelle dei piccoli paesi, si respira un clima di incertezza. “Non sappiamo cosa succederà – racconta Marco, titolare da vent’anni a Trastevere – ma temiamo che a pagare siano sempre gli stessi”.