Parigi, 13 novembre 2025 – Oggi arriva nei cinema italiani “I colori del tempo” (“La Venue de l’avenir”), il nuovo film di Cédric Klapisch distribuito da Teodora Film. Il lungometraggio, presentato fuori concorso al Festival di Cannes 2025, ha già conquistato il pubblico francese con il suo mix di commedia, malinconia e memoria. Klapisch torna a raccontare il legame sottile tra passato e presente, mettendo a confronto la Parigi della Belle Époque con quella di oggi. Il regista, noto per film come “Ce que nous lie” e “En corps”, affida la storia a un cast corale guidato da Suzanne Lindon.
Una misteriosa eredità tra Normandia e Parigi
La vicenda si apre in una vecchia casa della Normandia, dove quattro persone – interpretate da Abraham Wapler, Julia Piaton, Vincent Macaigne e altri volti noti del cinema francese – vengono chiamate da un notaio. Il motivo? Una eredità misteriosa che li lega tutti: sono discendenti di Adèle Meunier, una donna vissuta tra fine Ottocento e inizio Novecento, partita dalla sua terra per cercare la madre a Parigi. Tra fotografie sbiadite, lettere ingiallite e dipinti dimenticati, i quattro cercano di ricostruire la storia di Adèle, immersi nell’epoca dell’Impressionismo e della Belle Époque.
Klapisch ha detto: “La Parigi di fine Ottocento mi ha sempre affascinato. Il mio primo cortometraggio era ambientato proprio in quegli anni. Fu un’epoca di grandi invenzioni: il treno, l’elettricità, il cinema. E poi amo i costumi, le scenografie, l’estetica di quel periodo”. Nato a Neuilly-sur-Seine nel 1961, il regista racconta il confronto tra passato e presente attraverso la storia di una famiglia che eredita una casa piena di ricordi, materiali e non.
Il tempo che parla senza parole
Nel film, il tempo non è solo uno sfondo, ma un vero protagonista silenzioso. I personaggi si spostano tra due epoche, scoprendo che “tutto è più collegato di quanto si pensi”, come spiega Klapisch. I colori svaniscono col passare degli anni, ma le emozioni restano vive. “Pittori impressionisti e fotografi si sono chiesti come lasciare una traccia nel tempo”, ha raccontato il regista a Cannes. “Così abbiamo unito, attraversando le epoche, fotografia e pittura al destino della famiglia protagonista”.
Il racconto si muove su due piani: da un lato la giovane Adèle (interpretata da Suzanne Lindon) che nel 1895 cerca le sue radici a Parigi; dall’altro i suoi discendenti, nel presente, che provano a capire chi sono attraverso i pezzi lasciati dagli antenati. “Entrambe le storie parlano di persone che scavano nel passato: Adèle cerca i suoi genitori, i cugini vogliono scoprire chi erano i loro avi”, spiega Klapisch.
Suzanne Lindon, il volto del viaggio nel tempo
La scelta di Suzanne Lindon per Adèle è stata naturale. “Ho visto molte giovani attrici – racconta il regista – ma Suzanne era impossibile da non scegliere. Solo dopo il montaggio ho capito quanto abbia sostenuto il film con la sua energia”. Lindon accompagna lo spettatore in un viaggio che attraversa non solo la Francia, ma anche le stagioni della vita: dalla Normandia rurale alla Parigi vivace, tra sogni e delusioni.
Nel cast ci sono anche Zinedine Soualem, Paul Kircher, Vassili Schneider, Sara Giraudeau e Cécile De France, a testimoniare l’attenzione di Klapisch per i dettagli e le sfumature dei personaggi. La fotografia è fondamentale: ogni scena sembra un quadro impressionista, con luci soffuse e colori che cambiano insieme agli stati d’animo dei protagonisti.
A Roma il debutto italiano, cresce l’attesa
“I colori del tempo” sarà presentato ufficialmente a Roma il 5 novembre, all’Ambasciata di Francia, in occasione del Prix Palatine 2026. L’attesa tra gli amanti del cinema d’autore è alta: molti ricordano il successo dei film precedenti di Klapisch, capaci di raccontare la vita di tutti i giorni con leggerezza e profondità insieme.
Il film invita a guardare indietro senza nostalgia, ma con curiosità. Lo riassume Seb, il più giovane degli eredi: “Guardavo sempre avanti, e ora… mi ha fatto bene guardare indietro”. Una frase che racchiude il cuore del film: solo conoscendo il passato si può capire chi siamo davvero.
 
                                                                                                                                                 
                                     
				             
				             
				             
				             
				             
				             
				             
				             
				            