Mosca, 28 ottobre – Lukoil, uno dei principali gruppi petroliferi russi, ha annunciato oggi la decisione di vendere i suoi asset all’estero. La mossa arriva dopo che gli Stati Uniti hanno imposto nuove sanzioni a Lukoil e Rosneft, con l’obiettivo di ridurre i profitti energetici della Russia e spingere Mosca verso un negoziato per il cessate il fuoco in Ucraina. La notizia è stata diffusa in mattinata dalla sede centrale dell’azienda a Mosca.
Lukoil lascia le attività internazionali sul mercato
Nel comunicato, la società ha spiegato che “a causa delle restrizioni imposte a Lukoil e alle sue controllate da alcuni Paesi, si è deciso di mettere in vendita gli asset esteri”. La procedura per la vendita è già partita, anche se per ora non si conoscono tempi o possibili acquirenti. Fonti interne, contattate nel primo pomeriggio, hanno confermato che saranno coinvolte tutte le filiali fuori dalla Russia, compresi impianti di raffinazione e reti di distribuzione in Europa e Medio Oriente.
Le sanzioni USA colpiscono duro Rosneft e Lukoil
Le misure di Washington prendono di mira direttamente Rosneft e Lukoil, che insieme producono circa il 55% del petrolio russo. Il Dipartimento del Tesoro americano ha spiegato che l’obiettivo è “limitare i guadagni che la Russia ricava dal settore energetico”. Il colpo arriva in un momento delicato, visto che le esportazioni di petrolio restano una fonte chiave di denaro per il governo di Mosca, impegnato ormai da oltre due anni nel conflitto in Ucraina.
Mercati in agitazione, reazioni da entrambe le parti
La notizia ha subito scosso i mercati: nel primo pomeriggio il titolo Lukoil ha perso più del 3% alla Borsa di Mosca. Gli operatori temono che la vendita degli asset possa far perdere terreno all’azienda, almeno nel breve periodo. “È una decisione obbligata, non una scelta strategica”, ha commentato un esperto del settore, che ha preferito restare anonimo. In Europa, intanto, alcuni governi hanno applaudito la stretta americana. “Le sanzioni sono uno strumento necessario per fermare l’aggressione russa”, ha detto un portavoce del ministero degli Esteri tedesco.
Incertezza tra i lavoratori delle controllate estere
Lukoil controlla attività in diversi Paesi, tra cui Italia, Bulgaria, Romania e Turchia. In Italia, la raffineria ISAB di Priolo Gargallo, vicino Siracusa, è uno degli impianti più importanti fuori dalla Russia. La notizia della possibile vendita ha creato preoccupazione tra i dipendenti. “Non sappiamo cosa succederà, siamo preoccupati per i posti di lavoro”, ha raccontato un rappresentante della Fiom Cgil davanti ai cancelli dello stabilimento poco dopo le 13. Secondo alcune indiscrezioni, le trattative per la cessione degli asset italiani sono già in corso da settimane.
Mosca: “Una risposta inevitabile alle pressioni occidentali”
Interpellato nel pomeriggio, il Cremlino ha definito la scelta di Lukoil come una “risposta inevitabile alle pressioni dell’Occidente”. Il portavoce Dmitrij Peskov ha ribadito che “la Russia continuerà a difendere i propri interessi economici”, senza però entrare nei dettagli su possibili contromisure. Intanto, fonti vicine al governo russo lasciano intendere che altre compagnie potrebbero fare lo stesso se le restrizioni dovessero aumentare.
Un futuro incerto per il petrolio russo
La decisione di Lukoil segna un nuovo capitolo nella tensione tra Russia e Occidente. Gli effetti reali si vedranno nei prossimi mesi, ma già oggi, tra i corridoi della sede di Lukoil a Sretensky Boulevard, si respira un’atmosfera tesa. Un impiegato, uscendo poco dopo le 17 con la giacca sulle spalle e lo sguardo abbassato, ha sussurrato: “Qui nessuno sa davvero cosa succederà domani”.