Milano, 8 giugno 2024 – Sette donne aggredite a Milano, tra corso Buenos Aires e Porta Venezia, tra agosto e ottobre. È finito così in manette Aboubacar Seke, 23 anni, originario del Senegal. Dopo settimane di indagini, la polizia lo ha preso. L’uomo, noto alle forze dell’ordine con ben undici alias e quarantatré foto segnaletiche, è stato portato al carcere di San Vittore. Viveva in Italia dal 2017, quando, ancora minorenne, era sbarcato a Lampedusa come rifugiato.
Milano sotto choc: un volto che sfugge tra le strade
Per quasi tre mesi, Seke ha vissuto per strada, spostandosi tra Stazione Centrale, corso Buenos Aires e Porta Venezia. Non aveva un posto dove stare, dormiva alla meglio su qualche coperta tra le auto parcheggiate. I suoi dread con le punte bionde erano un segno distintivo. La polizia di Milano ha ricostruito i suoi spostamenti grazie alle denunce delle vittime e alle immagini delle telecamere di sorveglianza. “Non seguiva uno schema preciso”, spiegano gli investigatori. Agiva all’improvviso, sempre contro donne incontrate per strada.
Aggressioni senza motivo: calci che hanno lasciato il segno
Il primo episodio risale al 13 agosto, poco dopo le 13.30. Una ragazza di 28 anni stava camminando in corso Buenos Aires quando è stata colpita alle caviglie con un calcio improvviso. Prognosi: otto giorni. Due settimane dopo, il 28 agosto all’alba, una donna di 61 anni si è trovata davanti Seke mentre andava al lavoro. Le aveva chiesto di spostarsi, ma lui l’ha colpita più volte alle gambe, facendola cadere. Per lei, sessanta giorni di prognosi a causa di un ematoma esteso.
Una notte di terrore: quattro aggressioni in mezz’ora
Nonostante le denunce, Seke ha continuato a colpire. Il 29 agosto è stata una donna di 59 anni la vittima: ventisei giorni di prognosi. Poi un mese di silenzio apparente. Fino alla notte del 5 ottobre. Tra le 23 e le 23.30, ha ferito quattro donne in meno di mezz’ora: una quarantenne con una distorsione al piede, due ragazze di 24 e 15 anni con ferite alla testa e una trentaduenne colpita con un calcio in faccia. Quest’ultima ha subito la frattura del naso.
Dalla fuga a Lampedusa ai guai con la legge a Roma
Seke era arrivato in Italia nel 2017, sbarcando a Lampedusa da minorenne e chiedendo protezione internazionale. Prima di trasferirsi a Milano, aveva vissuto a Roma, dove era stato denunciato per percosse, minacce e porto abusivo di oggetti atti a offendere. Era finito al Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria, ma un giudice aveva annullato la misura, ritenendolo non pericoloso. Solo allora Seke aveva chiesto e ottenuto lo status di rifugiato per cinque anni, dichiarando la propria bisessualità.
Nel luglio 2025, secondo gli atti, era stato arrestato davanti alla stazione Termini per aver aggredito un negoziante bengalese, poi il trasferimento a Milano.
Arresto e custodia cautelare
Il gip di Milano ha disposto la custodia cautelare in carcere per Seke, accusato di lesioni aggravate e continuate. Il giudice ha evidenziato il rischio concreto che possa ripetere i reati. Gli agenti lo hanno riconosciuto anche grazie ai dread con punte bionde e alle tante foto segnaletiche raccolte nel tempo.
Quando lo hanno fermato, Seke non ha opposto resistenza. Aveva con sé solo qualche moneta e un biglietto della metro stropicciato. “Non ricordo nulla”, avrebbe detto agli agenti, abbassando lo sguardo mentre veniva portato via.
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